[11/05/2012] News toscana

Rischio idraulico: fatta la norma si cerca il modo di aggirarla

Nella giornata di ieri in commissione Ambiente e territorio presieduta da Vincenzo Ceccarelli (Pd), è stato dato il via libera a maggioranza (il Pdl si è astenuto) alla proposta di legge che intende riformulare gli articoli 141 e 142 della legge regionale 66/2011 (Legge Finanziaria per l'anno 2012) in materia di governo del territorio e difesa del rischio idraulico.

Questa legge varata in tutta fretta dopo l'alluvione in Lunigiana e voluta in modo particolare dal presidente Rossi pare che abbia causato problemi interpretativi emersi in fase di prima applicazione. In realtà la legge, ed in particolare l'art. 142, "Interventi nelle aree a pericolosità idraulica molto elevata", avrebbe bloccato impianti e costruzioni già in iter di approvazione causando le proteste di alcune amministrazioni locali. Caso emblematico e più noto è quello del termovalorizzatore di Selvapiana nel comune di Rufina (FI). Riccardo Baracco della Direzione generale politiche territoriali, ambientali e per la mobilità della Regione ha spiegato che le modifiche alla legge 66/2011, «vietano le nuove costruzioni fatta eccezione per interventi su impianti per servizi pubblici già previsti».

La legge pone infatti limitazioni alla possibilità di edificazione nelle aree a pericolosità idraulica molto elevata, pur non bloccando l'intera attività edilizia "laddove non trovi applicazione per una serie di fattispecie indicate". In particolare il divieto "non si applica agli interventi in aree già classificate in pericolosità idraulica molto elevata nel caso in cui, a seguito di ulteriori indagini o di interventi di messa in sicurezza, risultino classificate dai Pai (il Piano per l'assetto idrogeologico), al momento della presentazione della pratica edilizia per il permesso a costruire, in pericolosità idraulica inferiore", guarda caso questa situazione riguarda proprio Selvapiana.

Il presidente Ceccarelli, condivide lo spirito della proposta «le modifiche sono calibrate rispetto alle esigenze emerse», ma poi afferma: «credo che dovremo intervenire di nuovo sul tema, intanto rispondiamo a problematiche di zone rurali e alla necessità di edifici e impianti pubblici o di interesse pubblico». Insomma, si è cercato di mettere una toppa (per poi intervenire nuovamente) cercando di aggirare i "blocchi" imposti dalla precedente legge, emanata certamente sotto un impulso emotivo, ma a nostro avviso la risposta fornita nell'emergenza è stata molto lucida ed ha centrato quelle che sono le maggiori criticità sul territorio.

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