[11/05/2012] News

Il Carbon capture and storage non decolla: finanziamenti (pubblici) in stallo nel 2011

I finanziamenti alla tecnologia Carbon capture and storage (Ccs) della CO2, presentata come una delle soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra, nel 2011 sono rimasti invariati rispetto al 2010: cioè 23,5 miliardi di dollari. A dirlo è un rapporto del Worldwatch Institute che rivela: «Anche se attualmente ci sono 75 progetti su larga scala, dei progetti di cattura e stoccaggio del carbonio completamente integrati in 17 Paesi, a diversi stadi di sviluppo, solo 8 sono operativi, una cifra che non è cambiata dal 2009».

La Ccs è una tecnologia molto discussa che tenta di catturare la CO2 prodotta dalle industrie e dalle centrali elettriche e di stoccarla in serbatoi geologici, in modo che non entri nell'atmosfera . Gli Usa sono il principale finanziatore di progetti Ccs su larga scala delle tecnologie, seguiti dall'Unione europea e dal Canada. Il rapporto del Worldwatch Intitute, che fa parte di "Vital Sign", la serie di documenti che analizza le principali tendenze globali, ai occupa dei nuovi progetti e degli impianti Ccs in tutto il mondo, compreso il "Century Plant", operativo negli Stati Uniti dal 2010. Circa il 76% dei finanziamenti pubblici globali su larga scala per le tecnologie Ccs sono stati assegnati a progetti di produzione di energia.

Attualmente nel mondo sono in costruzione 7 grandi impianti Ccs "pilota" che dovrebbero portare la capacità di stoccaggio totale annua degli impianti, sia operativi che in costruzione, a quasi 35 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Secondo l'International energy agency, tra il 2010 e il 2050 bisognerebbe investire almeno altri 2,5- 3 trilioni di dollari nel Ccs per dimezzare le emissioni globali di gas serra entro la metà del secolo. In media dovrebbero essere investiti 5 - 6,5 miliardi di dollari all'anno fino al 2020 solo per sviluppare questa tecnologia.

La ricerca sottolinea: «Anche se la tecnologia Ccs ha le potenzialità per ridurre significativamente le emissioni di biossido di carbonio, soprattutto quando viene utilizzata per i gas serra degli impianti ad alta intensità di carbonio, lo sviluppo del settore Ccss fino al punto che possa dare un serio contributo alla riduzione delle emissioni richiederà investimenti su larga scala. La capacità dovrà essere aumentata di molte volte prima che il Ccs può cominciare ad intaccare le emissioni globali. Attualmente, la capacità di stoccaggio di tutti i grandi progetti Ccs attivi e previsti è equivalente circa a solo lo 0,5% delle emissioni derivanti dalla produzione di energia nel 2010».

Inoltre le prospettive future per lo sviluppo e l'applicazione delle tecnologie Ccs saranno influenzati da una serie di fattori. A marzo l'Environmental protection agency Usa ha proposto una normativa sulle emissioni di CO2 dalle centrali elettriche che costringerà i produttori di energia statunitensi a costruire centrali a carbone che tengano sotto controllo le loro emissioni di carbonio (impianti Ccs compresi). Quindi secondo il rapporto Worldwatch «La tecnologia probabilmente diventerà sempre più importante, dato che i produttori di energia dovranno adeguarsi alle nuove normative».

A livello mondiale si sta sviluppando molto lentamente un quadro normativo internazionale per questa discussa tecnologia che è stata preso in considerazione anche nei negoziati internazionali sul clima. L'introduzione del Ccs nel Clean Development Mechanism dell' United Nations framework convention on climate change (Unfccc), che consente ai Paesi industrializzati di acquisire quote di riduzione delle emissioni ottenute attraverso il finanziamento di progetti nei paesi in via di sviluppo, ha sollevato molte obiezioni durante la Cop17 Unfccc di Durban, soprattutto da parte delle associazioni ambientaliste e dai Paesi meno industrializzati, che sostengono che questa tecnologia punta solo a prolungare ed ampliare l'utilizzo del carbone e a garantire le industrie ad alta intensità di carbonio.

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