[03/05/2012] News

Nemmeno l'Imo riesce a regolamentare le piattaforme offshore petrolifere e gasiere

Nemmeno la 99esima sessione del Comitato giuridico dell'International maritime organisation (Imo) è riuscita ad inserire le attività offshore di trivellazione di idrocarburi nella sua agenda, rinviando così l'approvazione di un regime globale sulla responsabilità e il risarcimento per gli incidenti sulle piattaforme petrolifere e gasiere.

Il recente meeting di Londra ha infatti respinto la proposta avanzata dall'Indonesia di rivedere la strategic direction dell'Imo, contro si sono schierati Paesi come Usa, Gran Bretagna, Canada e Norvegia, alla fine è stato deciso che della questione si sarebbe solo discusso in futuro all'interno di «Qualsiasi altro business». La proposta bocciata aveva ricevuto il sostegno preventivo della Commissione europea, che ha lo status di osservatore presso l'Imo.

La revisione della direttiva strategica dell'Imo, includendo le attività offshore del settore gasiero nel mandato Imo, avrebbe aperto la porta ad meccanismi internazionali che copre la responsabilità e il risarcimento dei danni derivanti da incidenti delle trivellazioni offshore.

Non è strano come sembra che la proposta venga dall'Indonesia (un Paese non certo all'avanguardia in campo ambientale), dato che il governo di Jakarta  fa ancora i conti con le conseguenze del gigantesco sversamento petrolifero del 2009 provocato dalla piattaforma Montara, in acque australiane, che ha causato significativi danni ambientali nel mare di Timor. A causa della mancanza di accordi transfrontalieri l'Indonesia non ha ricevuto nessuna compensazione per i danni subiti.

Prima del meeting Imo di Londra, la Clean Shipping Coalition, che riunisce diverse associazioni ambientaliste, aveva invitato l'Imo a sostenere la proposta indonesiana, «In quanto forum internazionale più appropriato internazionale per promuovere lo sviluppo di un regime globale». 

Svend Søyland, che rappresenta l'Ong norvegese-russa Bellona all'interno della Clean Shipping Coalition, ha sottolineato che «Una fuoriuscita di petrolio causata da una esplorazione off-shore o da un incidente durante lo sfruttamento non tiene conto dei  confini e potrebbe verificarsi in qualsiasi parte del mondo. Una regolamentazione internazionale è essenziale per garantire che paghi chi inquina, non i contribuenti dei Paesi vicini».

Gli Stati membri dell'Imo che si oppongono alla proposta sostengono che non è compresa nelle prerogative dell'Imo, che sono limitate alle questioni dello shipping. Ma gli ambientalisti ribattono che «Tuttavia ci sono  già oggi una serie di regole e regolamenti che vanno al di là dei soli impatti della navigazione, come l'obbligo per gli impianti off-shore di soddisfare le norme in materia di scarico di rifiuti».

Probabilmente non è un caso che, scorrendo la lista degli oppositori che hanno fatto saltare tutto al meeting Imo, si trovino i Paesi che si sono resi protagonisti o sono stati il teatro di grandi incidenti petroliferi che hanno coinvolto e minacciato anche altre Nazioni.

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