[19/04/2012] News

Inventario nazionale delle foreste: trattenuti 4 miliardi di tonnellate di CO2

Sono stati presentati oggi a Roma nella sede della Coldiretti, alla presenza di Mario Catania, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, di Corrado Clini, ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, e di Cesare Patrone, Capo del Corpo forestale, i dati relativi all'Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc) del Corpo forestale dello Stato, realizzato con la consulenza scientifica del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in agricoltura (Unità di ricerca per il monitoraggio e la pianificazione forestale Cra-Mpf di Trento).

In sintesi: il patrimonio forestale italiano è aumentato di circa 1,7 milioni di ettari negli ultimi 20 anni raggiungendo oltre 10 milioni e 400 mila ettari di superficie, con 12 miliardi di alberi che ricoprono un terzo dell'intero territorio nazionale. Altri dati importanti che emergono dall'inventario riguardano i risultati dell'indagine sulla quantità di carbonio contenuto nei suoli forestali italiani. E' stato messo in evidenza come il suolo forestale svolga un ruolo fondamentale nello "stoccaggio" di carbonio organico, addirittura superiore a quello della parte epigea del bosco. 

La quantità di carbonio trattenuta nei tessuti, nei residui vegetali e nei suoli delle foreste, infatti, è pari a circa 1,2 miliardi di tonnellate di carbonio, corrispondenti a 4 miliardi di tonnellate di CO2. Il 58 per cento di tutto il carbonio forestale è contenuto nel suolo, mentre quello accumulato nella vegetazione arborea e arbustiva è il 38 per cento. Il restante 4 per cento è presente nella lettiera, nei residui vegetali e nel legno morto. In particolare, il carbonio contenuto nel suolo è di oltre 700 milioni di tonnellate. Quindi i suoli forestali oltre alle funzioni di difesa idrogeologica, di tutela della biodiversità, economica (per la produzione di legname), hanno anche quella di mitigazione dei cambiamenti climatici. 

«Abbiamo una superficie forestale in incremento, un segnale positivo anche se avviene in parte a danno dei terreni agricoli abbandonati - ha dichiarato il ministro Catania-. Quello che non va è il quadro complessivo: noi stiamo consumando suolo destinato all'agricoltura con ritmi incompatibili per un paese che abbia cura di sé e delle generazioni future». Oltre alla regressione della superficie agricola, pari a circa 12 milioni di ettari, il ministro dell'Agricoltura ha ricordato che un altro terzo del territorio italiano è sottratto alla natura e all'agricoltura dall'urbanizzazione e dalle infrastrutture. «Un dato sul quale vale la pena di fermarsi perché è tema di una gravità enorme. Una problematica per la quale, ci sono le condizioni, prima di tutto culturali, per avviare nei prossimi mesi una grande offensiva culturale, ma anche propositiva, per la tutela del suolo e contro lo sfruttamento del suolo».

Sul ruolo svolto dalle foreste ai fini dello stoccaggio del carbonio, il ministro Clini, nutre qualche perplessità. «L'aumento della superficie forestale nel nostro paese è molto importante dal punto di vista della salvaguardia ambientale e della tutela del clima, ma i passi avanti che sono stati fatti per calcolare effettivamente la capacità di assorbimento del carbonio da parte dell'ambiente non sono sufficienti per permettere l'inserimento del pacchetto ambiente-agricoltura come uno dei pilastri delle politiche di lotta ai cambiamenti climatici. Da questo punto di vista il registro dei serbatoi di carbonio ci serve anche per consolidare a livello nazionale una contabilità del suolo, delle politiche forestali e agricole in questa partita che è ancora molto aperta sulle regole internazionali ed europee per la lotta ai cambiamenti climatici», ha concluso Clini.

Non ha dubbi invece Confagricoltura: «Aver completato il registro delle foreste e dei serbatoi di carbonio da parte del Corpo Forestale dello Stato è importante per la ridefinizione del Protocollo di Kyoto. Bisogna tenere in adeguato conto il contributo ambientale dato dalle attività agricole e forestali, prevedendo la possibilità per gli Stati aderenti di classificarle come "carbon sink" e "contabilizzando" tutte le aree boschive e le coltivazioni di piante produttive ai fini dell'assorbimento di CO2».

L'Organizzazione degli imprenditori agricoli ricorda che quasi i due terzi dei boschi italiani sono privati, soprattutto degli agricoltori. «Andrà soprattutto approfondito l'aspetto legato al riconoscimento del ruolo svolto dai gestori forestali. Si tratta di un servizio di grande valore ambientale reso alla collettività, da valorizzare ed incentivare adeguatamente nel nuovo Quadro strategico di sostegno allo sviluppo rurale».

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