[19/04/2012] News

In Italia necessari un Piano energetico nazionale e una contabilità ambientale efficace

‹‹Nell'area euro l'attività economica, dopo una modesta ripresa nel 2010, resta ben al di sotto dei livelli pre-crisi, con un tasso di crescita pari all'1,8% nel corso del 2011. Le tensioni sul debito sovrano si sono accentuate ed estese, assumendo rilevanza sistemica in molti paesi dell'eurozona. Le politiche di contenimento o di rientro del debito freneranno ulteriormente la crescita complessiva nel 2012, traducendosi per alcuni paesi in vera e propria recessione››.

Si apre con un'analisi del quadro economico internazionale il Rapporto Energia e Ambiente 2009-2010 stilato dall'Enea, e presentato alla presenza del ministro dell'Ambiente Corrado Clini, presso la nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati.

Nonostante tale deficit di crescita dei paesi sviluppati, già nel 2010 la domanda globale di energia primaria (trainata in primis dai consumi di carbone) ha registrato un incremento del 5% rispetto all'anno precedente, sotto la spinta dall'attività delle economie emergenti e non solo: anche nell'Europa a 27 la domanda energetica primaria è cresciuta del 3,2% rispetto al 2009.

I freddi ma copiosi dati del rapporto si mescolano così alle lugubri prospettive per un paradigma economico ormai agonizzante, di cui ci parla l'andamento dell'economia reale, e l'incertezza verso il futuro combinata con le politiche d'austerity portate avanti - in particolare all'interno dell'area euro - come "medicina amara" per scacciare i fantasmi della crisi non fanno invece altro che aumentare la paura del buio e del domani. Nonostante il contesto affatto roseo, dallo stesso Rapporto Enea si possono scorgere positivi e possibili orizzonti per uscire dalla crisi.

‹‹Il concetto di "sviluppo sostenibile" è ritenuto il paradigma di riferimento per la definizione delle politiche dei singoli stati e per la stipula degli accordi internazionali sempre più rivolti al contenimento delle crisi globali (economica, finanziaria, climatica) in atto [...] In tale quadro la green economy è vista come un'opportunità per uscire dalla crisi economica internazionale superando i limiti dell'attuale modello di sviluppo. In tal senso essa rappresenta il quadro coeso nell'ambito del quale predisporre interventi integrati per soddisfare l'obiettivo dello sviluppo sostenibile nella sua riconosciuta declinazione ambientale, economica e sociale››.

Il Rapporto continua precisando che ‹‹la crescita verde (ma sarebbe più opportuno sottolineare ancora una volta come le parole sviluppo e crescita non siano affatto equiparabili alla leggera, ndr) è un processo già in atto da qualche anno e osservabile in quasi tutte le economie mondiali. Ma la sfida attuale della sostenibilità e della green economy sta anche nella comprensione e misurazione di tale processo, perché sia possibile offrire ai decisori politici elementi di valutazione utili alla governance del processo stesso››.

Questo si traduce nella necessità di dotarsi di un sistema di contabilità ambientale che sia efficiente, efficace e pervasivo, sul quale potersi basare per portare avanti politiche ragionate e mediate dall'utilizzo di indicatori - declinati dall'Enea in indicatori di intensità carbonica, energetica e materiale - che misurino ‹‹il rapporto tra il valore prodotto da un insieme di attività economiche e le quantità di risorse ambientali richiesta alla natura da tali attività››. Un tasto dolente per l'Italia, dove l'Istat ha aperto la strada verso una contabilità di tale natura, ma ancora non sono stati purtroppo raggiunti livelli adeguati di elaborazione e diffusione.
Sempre svolgendo lo sguardo alle dinamiche interne del nostro Paese, in apertura della presentazione del Rapporto Enea, il commissario della stessa Giovanni Lelli ha avuto modo di evidenziare come sia ‹‹necessario puntare sulla diversificazione delle fonti, su una maggiore diffusione delle rinnovabili, sul potenziamento delle infrastrutture e di un sistema di smart grids, sull'incentivazione dell'efficienza energetica e sul risparmio di energia nel settore residenziale e industriale. Efficienza energetica, fonti rinnovabili e sviluppo delle reti rappresentano pertanto gli strumenti chiave per ridurre le emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi europei per l'attuazione di un processo di decarbonizzione del sistema energetico ed economico.››
Al contempo, come viene precisato all'interno del paper dell'Enea, ‹‹tra i paesi che hanno maggiormente fatto ricorso a politiche di incentivi per lo sviluppo delle rinnovabili l'Italia è quello che presenta le maggiori contraddizioni. La straordinaria crescita della domanda energetica nel settore fotovoltaico ha causato un drammatico peggioramento del deficit commerciale nelle tecnologie per le rinnovabili. Nel 2010 il peggior risultato, nonostante la crisi economica: più di 11 miliardi di dollari correnti di deficit nel fotovoltaico di cui circa un quarto spettanti all'interscambio con la Germania››.

Viene così implicitamente posto in luce un altro grande deficit nella politica energetica italiana: la mancanza di un Piano energetico nazionale che inglobi tutti gli aspetti della filiera della produzione e distribuzione energetica afferibili al controllo della governance nazionale. Quando l'influenza effettiva di tale governance si rivela spesso poco più che una chimera, erosa com'è dalle forze della finanza internazionale e della globalizzazione, rinunciare anche a quel poco che di tale governance rimarrebbe, risulta essere ancora un'incomprensibile operazione di sadico masochismo...

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