[06/04/2012] News

Il petrolio minaccia le Canarie. Trivellazioni nel "paradiso delle rinnovabili"

Il primo ministro spagnolo, il popolare Mariano Rajoy, il 16 marzo ha dato il via libera alle prospezioni di idrocarburi nelle isole canarie per «Alleviare la dipendenza dal petrolio straniero» e dicendo che questo porterà «Grandi benefici alla regione ad al resto del territorio nazionale». Ma Il governo delle Canarie e gli ambientalisti respingono la decisione di Rajoy di consentire prospezioni petrolifere nell'Oceano Atlantico intorno all'arcipelago, una delle più importanti destinazioni turistiche Europee e da anni area nella quale si realizzano impianti di energie rinnovabili.

Il ministro dell'industria, energia e turismo spagnolo, José Manuel Soria, il 28 marzo ha detto alla radio nazionale: «Se si confermeranno le aspettative, La Spagna potrà produrre 140.000 barili di petrolio al giorno, il che rappresenta il 10% del consumo totale. La Spagna dipende per il 99,8% dall'estero per la fattura degli idrocarburi, per questo un giacimento nella nostra giurisdizione del Paese sarebbe la migliore notizia energética per la nostra economia negli ultimi 50 anni».

Non la pensa così Fernando Ríos, comisionado del gobierno de Canarias para el Desarrollo del Autogobierno y las Reformas Institucionales, ha spiegato all'agenzia Ips che «L'esplorazione petrolifera, prevista a 60 km dalle coste delle isole di Fuerteventura e Lanzarote, mette in pericolo l'ambiente ed il modello economico di questa comunidad autónoma, basato sul turismo».

Le multinazionale Repsol Ypf, che ha chiesto di cercare il petrolio alle Canarie, ha risposto che « Se verranno confermati gli indizi, saremmo di fronte alla maggiore scoperta di idrocarburi della storia della Spagna L'industria del petrolio e del gas permetterà di diversificare l'attività economica delle isole Canarie e si creeranno nuovi posti di lavoro». Però non ha ancora avviato lo studio di impatto ambientale che richiederà come minimo due anni.

Secondo l'ultima Encuesta de Población Activa, la comunidad autónoma de Canarias, una delle 17 della Spagna, ha il secondo tasso di disoccupazione nel 2011, con il 30,93%, superata solo dall'Andalucía con il 31,23%, ma Ríos dice che l'estrazione di petrolio non porterà nuovi posti di lavoro «Perché richiede personale molto specializzato. Le Canarie si assumeranno tutti i costi e nessun beneficio sul breve e medio periodo». Inoltre la vita utili della piattaforma petrolifera prevista sarebbe solo di 20 anni».

Il presidente del governo delle Canarie, Paulino Rivero, eletto dall'eterogenea Coalición Canaria, ha definito «Ingiusta» la decisione di Madrid, «che andrà a beneficio solo di un'impresa privata. Ci trattano come una colonia sperduta nell'Atlantico».

Sara Pizzinato, responsabile della campagna cambiamento climatico ed energia di Greenpeace España, è convinta che «Le esplorazioni di fronte alle coste delle Canarie, vicine alla frontiera marittima con il Marocco sono un esperimento rischioso e soprattutto non necessario. Quanto più profonda è l'esplorazione, maggiore è il rischio della sperimentazione».

Se la valutazione di impatto ambientale fosse positiva prenderebbero il via le perforazioni del sondaggio esplorativo ad una profondità totale tra i 3.000 ed i 3.500 metri, compresi 1.000 metri di mare. Repsol e governo spagnolo difendono strenuamente la compatibilità dio queste rischiose attività petrolifere con il turismo della Canarie, e l'impresa petrolifera assicura di avere tutta l'esperienza e la tecnologia necessaria per gestire trivellazioni in acque profonde (esattamente quel che diceva la Bp prima del disastro della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico) ma Ríos ribadisce che «Le prospezioni sono incompatibili con il turismo di sole e spiaggia», mentre il ministro Soria, negando l'evidenza e ignorando che simili proteste contro le trivellazioni petrolifere nei mari intorno agli arcipelaghi esistono dappertutto (a cominciare dall'Italia) ha detto che «Possono essere rese perfettamente compatibili come si fa in altri luoghi del mondo».

L'esponente di Greenpeace replica: «L'industria petrolifera afferma questo perché non è non è lei che paga per uno sversamento, visto che tutta la responsabilità ricade sul ministero dello sviluppo, che è come dire su tutti i cittadini. Nel 2001 c'è stato uno sversamento dalla piattaforma petrolifera che Repsol YPF gestisce a 50 km dalla costa della città spagnola di Tarragona e lo sversamento del 2010 nel Golfo de Messico ha danneggiato più di 944 km di litorale statunitense. Il petrolio è incompatibile anche con il controllo del cambiamento climatico e l'estrazione di combustibili fossili dal fondo marino emette gas serra».

Ma difficilmente le Canarie consentiranno le trivellazioni petrolifere senza combattere, visto che iol turismo rappresenta più del 30% del loro Pil, soprattutto grazie al mare cristallino ed alle spiagge pulite, ma anche il settore immobiliario che ha drogato la crescita delle isole ed anche nel 2001 ha rappresentato il 2,1% di crescioa del Pil delle Canarie, non vede certo di buon occhio le trivelle al lavoro.

Il 24 marzo migliaia di persone sono scese in piazza in tutto l'arcipelago, soprattutto a Lanzarote e Fuerteventura, per manifestare contro Repsoli ed il governo ed a favore delle energie rinnovabili.
Ríos ha spiegato all'Ips che nelle isole, grazie al loro clima, c'è un grande potenziale per le energie rinnovabili: "Nelle Canarie è più economico produrre energia pulita che petrolio». E Pizzinato conferma: «Le Canarie potrebbero essere l'Arabia Saudita delle energie rinnovabili».

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