[06/04/2012] News

La povertà dei bambini Greci. Le cifre dell'Unicef che smentiscono il mito della Grecia assistita

Il Comitato nazionale greco dell'Unicef ha presentato il suo primo rapporto "La situazione dei bambini in Grecia 2012" prodotto in collaborazione con l'Università di Atene, evidenzia un grave peggioramento della situazione in seguito alla devastante crisi economica che ha travolto il Paese.

La popolazione dei bambini in Grecia è calata dal 32% della popolazione totale del 1961 al 19% nel 2001 e al 17,4% nel 2011. I nuclei familiari sono scesi dai 3,78 membri del 1961 ai 2,65 componenti per famiglia nel 2009. Tra il 1991 e il 2001 la percentuale di famiglie senza figli sotto i 15 anni è aumentata del 27,5%.

«Oggi i bambini in Grecia sono una minoranza - dice l'Unicef - in un'epoca in cui la popolazione in vecchia sempre di più. I divorzi in Grecia sono passati dallo 0,7 per mille del 1981 all' 1,2 nel 2008 ed almeno il 61,4% dei divorzi coinvolge bambini».

Il lavoro minorile è difficile da quantificare ma, incrociando i dati del ministero del lavoro con quelli dell'abbandono scolastico il difensore civico dei bambini stima che i minori lavoratori in Grecia siano più di 100.000. La Grecia ha invece una mortalità infantile e dei bambini più bassa della media europea e in linea con quella degli altri Paesi dell'eurozona, ma la nascita di neonati sottopeso è in rialzo rispetto alla media Ue.

Va bene per quanto riguarda l'istruzione: il 94% dei bambini greci frequenta scuole pubbliche e il Paese ha il migliore rapporto insegnante-allievo, 8,6 bambini ogni insegnante, rispetto agli altri Paesi Ue e il numero più basso di studenti per classe: 17. La dispersione scolastica è diminuita e nel 2010 era del 13,7%, rispetto al 14,1% della media Ue. Anche l'abbandono dell'istruzione secondaria inferiore mostra una tendenza al ribasso negli ultimi 20 anni.

Ma analizzando i dati viene fuori il disagio: tra i bambini dai 4 anni fino all'inizio della scuola dell'obbligo la Grecia ha un tasso di frequenza scolastica del 70,3%, ben lontano dal 91,2% della media Ue. La percentuale di bambini iscritti nelle scuole secondarie è alta e mostra una tendenza al rialzo negli ultimi anni, convergenti verso il tasso medio dei paesi dell'area euro. Però, in termini di rendimento scolastico, la Grecia per quanto riguarda lettura, matematica e scienze ha risultati al di sotto della performance media dei Paesi Ocse.

La povertà dei bambini è in rapidissimo aumento, trend fra l'altro condiviso con tutta l'Europa e che assume aspetti preoccupanti nei due paesi leader: Germania e Francia. Anche in Grecia sono le famiglie monoparentali ad essere le più colpite dalla povertà. L'unicef sottolinea che «Nello stesso gruppo delle famiglie povere con bambini, ci sono differenze a seconda dell'età del bambino» Le famiglie con adolescenti sembrano essere quelle più esposte alla crisi.

Secondo i dati Erostat del 2010, il tasso di povertà infantile in Grecia è del 23% contro il 20,5% dell'Europa. Fa peggio la Bulgaria con il 26,8% di bambini poveri, mentre il migliore risultato quello della ricca Danimarca, con il 10,9%. Ma la situazione in Grecia potrebbe essersi acuita con il precipitare della crisi, comunque nel 2010 i minori al di sotto della soglia di povertà erano circa 439.000 e le famiglie povere raggiungevano il 20,1%, ma ben il 33,4% tra le famiglie con un solo genitore. In tutto, nel 2010 il 28,7% delle famiglie greche con bambini erano in condizioni di povertà o di esclusione sociale e tra le famiglie con ragazzi tra i 12 e i 17 anni il tasso di povertà era schizzato al 34,7%.

I bambini poveri hanno anche maggiori problemi di salute e di sviluppo cognitivo e socio-emotivo, il che potrebbe creare una "classe" di poveri ancora più separata dalla classe media, soprattutto se la povertà sarà prolungata, come purtroppo sembrano annunciare la crisi e la feroce austerità che stanno soffocando la Grecia quanto la povertà.

Tra le famiglie povere con figli, il 21,6% ha una dieta povera di pollo, carne rossa, pesce o verdure, il 37,1% non dispone di un adeguato riscaldamento, il 27,8% vive in case umide o con problemi strutturali, mentre il 23,2% ha problemi ambientali, come vicinanza ad industrie inquinanti. Il 46,7% dei bambini delle famiglie povere ha poco spazio vitale in casa, con un livello record del 51,6% per l'età dai 6 agli 11 anni.

I bassi tassi di occupazione colpiscono soprattutto le famiglie monoparentali e i gruppi di poveri più poveri, con un reddito inferiore dal 40 al 50% rispetto a quello medio. La Grecia ha la più alta percentuale di lavoratori poveri, il 13,8%, della zona euro (8,2%) e il secondo nell'Unione europea (media 8,5%), nonostante tutte le chiacchiere che si sono atte sui greci spreconi, l'evidenza dimostra che il reddito da lavoro non serve nemmeno ad uscire dalla povertà. Già nel 2010, l'81,5% delle famiglie povere con bambini non è in grado di pagare nemmeno una settimana di vacanza. Nelle famiglie con bambini fino a 16 anni il 16,8% del reddito va al cibo, il 13% nei trasporti, il 10,4% per la casa, l'approvvigionamento idrico ecc, il 6,1% per lo svago e solo il 5,9% per l'istruzione e la cultura».

In questo quadro che è diventato anche più fosco con i draconiani tagli alla spesa sociale, l'Unicef dice che «L'efficacia della spesa per la protezione sociale per affrontare la povertà e l'esclusione non è soddisfacente. Mentre i costi sono aumentati (15% negli ultimi 15 anni), la percentuale dei greci che vivono al di sotto della soglia di povertà è rimasto costante». I soli ad aver beneficiato delle spese sociali sembrano essere stati i pensionati, ma ora anche per loro, con i tagli delle pensioni, le cose si sono messe malissimo, come dimostra anche il suicidio dell'anziano farmacista di Atene che ha dato il via alle nuove proteste. La protezione sociale nel 2010 si concentrava per il 70% sulle pensioni e l'indennità di malattia.

«Mentre i trasferimenti sociali totali dal 2000 al 2009 sono aumentati di 4,6 punti percentuali del Pil, per i bambini delle famiglie povere sono rimasti stabili» dice l'Unicef. Ma anche le quote per pensioni e sussidi si sono ridotte al 29,1% al 23%, mentre nell'Ue sono calate in media dal 37,1% al 20,5%. In Grecia, mentre la spesa per la protezione sociale è aumentata dal 22,7% del Pil del 2000 al 27,3% nel 2009 , la spesa per le famiglie e i bambini è rimasta costante dal 1,7% al 1,8% del Pil . Il 70,5% della spesa sociale va nelle spese sanitarie destinate agli anziani, mentre ai bambini arriva solo al 6,7%.

Ma l'Unicef sfata un altro mito sui greci super-assistiti: nel 2010 la spesa per la protezione sociale in Grecia, compreso il costo amministrativo, era del 27,97% mentre nell'Ue arriva al 30,19%. Il record è della Francia con il 33,06%, seguita dall'Olanda con il 31,6%. Gli ultimi in classifica sono due Paesi ex-comunisti: Estonia (19,19%) e Slovacchia (18,81%). La spesa sociale per famiglie e bambini in Grecia è l'1,8%. Nell'Ue è il 2,3%, con il Lussemburgo che arriva al 4%, mentre le peggiori sono l'Italia (1,4%) e l'Olanda (1,3%). Nel 2009 la spesa pro-capite per a protezione sociale per le famiglie e i bambini in Grecia era (prezzi 2000) di 302 euro, la media Ue era di 477 euro e quella del Lussemburgo di 2.532 euro, ultima la Slovacchia con 137 euro.

La presenza di immigrati, iniziata dagli anni '90 ha aumentato la popolazione della Grecia di circa un milione di abitanti, con 200.000 bambini entro i 17 anni (10%) che provengono da famiglie di immigrati. E gli immigrati sono il gruppo che sembra essere più colpito dalla crisi economica. Dal 2008 tutti gli indicatori sono peggiorati. Anche in Grecia per i Rom la povertà è una caratteristica generale e ci sono forti conflitti tra "zingari" e d autorità locali, tanto che la Grecia negli ultimi anni è stata condannata 6 volte per violazioni dei diritti dei rom. Aumenta anche la tratta di esseri umani, secondo la polizia greca, tra il 2003 e il 2011 sono stati scoperti 1.000 casi, 33% rumeni, il 20,6% russi, il 16,3% bulgari e il 10,1% da altri paesi dell'ex Unione Sovietica, il 6% dall'Ucraina, il 4,4% dalla Nigeria. Per i bambini ci sono 21 casi documentati tra il 2005 e il 2007, la maggior parte sono romeni, mentre i bambini di strada vengono principalmente da Albania, Romania, Bulgaria, ma ci sono anche greci e rom.

L'impatto della crisi economica sui bambini è pesantissimo: «Comunemente i gruppi direttamente interessati dalle fluttuazioni economiche sono i più vulnerabili: poveri, emarginati, immigrati, famiglie monoparentali - spiega l'Unicef - La disoccupazione, i tagli dei salari e delle pensioni insieme all'aumento della pressione fiscale sulle famiglie, stanno spingendo verso il basso le possibilità economico-sociali, esponendo a questo declino anche le famiglie della classe media e quelle che hanno richiesto prestiti e altri crediti. Il problema più grande di fronte alla comunità greca nei prossimi anni sarà la coesione sociale. In Grecia, reti sociale e anche la famiglia, coprendo le carenze di un welfare state incompleto e formano il baluardo per proteggere i poveri e parzialmente le famiglie in condizioni di grave deprivazione e di esclusione sociale».

La riduzione delle nascite nel 2011 dipende soprattutto dalla crisi «Inoltre, i bambini vivono in Grecia in un ambiente più violento. Dal 2008 al 2010, la criminalità nel Paese è aumentata di oltre il 40%, mentre per il 2011 aumenterà ulteriormente. Il bullismo scolastico è aumentato del 74% dal 2002 al 2010. Allo stesso tempo, c'è stato un aumento della criminalità e della delinquenza.

I casi di studenti malnutriti hanno costretto alcune scuole a fornire snack gratuiti e sono un sintomo dell'estrema povertà vissuta da alcuni bambini. L'Unicef sottolinea che «I bambini sono il gruppo in assoluto più vulnerabile quando si verificano condizioni di estrema povertà. L'instabilità psicologica della famiglia influisce direttamente sulla psicologia e il comportamento dei bambini in tutti i gruppi sociali. La rottura dei legami sociali può mettere in evidenza la povertà estrema e un'esclusione che metterà alla prova l'intera società».

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