[04/04/2012] News

Rifiuti, nel 2009 diminuiscono gli speciali. Ma il sistema di raccolta dati è del tutto sballato

Quantificare i rifiuti speciali (e non) prodotti nel nostro paese, è cosa complicata. Lo è per varie ragioni. Da una parte ci sono delle criticità oggettive legate al censimento degli impianti che li trattano, alla ripartizione dei rifiuti per settori di attività etc ... ; dall'altra, le lacune del sistema di raccolta dati non sono ancora state colmate da un efficiente meccanismo di "contabilizzazione". E' lo stesso Ispra (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale) a spiegarlo nell'introduzione al Rapporto sugli speciali Edizione 2011, uno studio che nonostante i numerosi ostacoli nel fotografare l'attuale situazione, rappresenta il dato ufficiale cui fare riferimento.

Basandosi sul Mud (Modello unico ambientale), il sistema ad oggi vigente, il quadro che emerge può infatti essere verosimile ma non vero a tutti gli effetti. Basti pensare che "le unità locali con un numero di addetti inferiori a 10 nel settore dell'industria tessile, dell'abbigliamento e conciaria è coperta dal Mud solo al 10%". Ed è anche per questo che l'Ispra, in attesa dell'operatività del Sistri, è dovuto ricorrere anche a delle stime.

Proprio la "limitatezza" dei dati è purtroppo uno scandalo tutto italiano. E per misurarlo basta (basterebbe) incrociare la contabilità dei flussi di materia dell'Istat con i dati "stimati" dei rifiuti totali prodotti: una voragine che non può non alludere ad una fallacia isopportabile.

Il risultato di questo enorme, seppur non esaustivo lavoro (non certo per responsabilità dell'Ispra), è un ricco dossier di quasi 500 pagine che ci dice che la produzione nazionale dei rifiuti speciali si attesta, nell'anno 2009, a circa 128,5 milioni di tonnellate con un calo, rispetto al valore rilevato nel 2008, pari al 7,3% circa. Una riduzione che può essere solo in parte dovuta alla crisi, i cui effetti, almeno nel nostro paese, si sono sentiti in particolare dal 2010.

Le cifre complessive

La produzione dei rifiuti speciali non pericolosi desunta dalle elaborazioni Mud risulta pari, nel 2009, a circa 52,6 milioni di tonnellate. A questi vanno aggiunti circa 8,7 milioni di tonnellate relativi alle stime integrative effettuate per il settore manifatturiero e per quello sanitario e circa 56,7 milioni di tonnellate di rifiuti inerti, interamente stimati, legati al settore delle costruzioni e demolizioni, per una produzione totale di rifiuti speciali non pericolosi pari a circa 118,2 milioni di tonnellate. Il quantitativo di rifiuti speciali pericolosi prodotto nel 2009 si attesta invece a circa 10,3 milioni di tonnellate (di cui circa 1,6 milioni di tonnellate, pari al 15,6% del dato complessivo, relativi ai quantitativi stimati di veicoli fuori uso radiati per demolizione).

I settori di attività

L'analisi dei dati per attività economica evidenzia che il maggior contributo alla produzione complessiva dei rifiuti speciali è dato dal settore delle costruzioni e demolizioni, con una percentuale, nell'anno 2009, pari al 46,1% del totale. Le attività manifatturiere, prese nel loro complesso, contribuiscono per il 28% circa, mentre una percentuale pari al 16,9% è rappresentata dalle attività di trattamento dei rifiuti. Le altre attività economiche si attestano, complessivamente, ad una percentuale pari al 9% circa.

La gestione

Nel 2009, i rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia sono stati oltre 135 milioni di tonnellate, di cui 125,5 milioni (il 93% del totale) non pericolosi e 9,5 milioni di tonnellate (7%) pericolosi. Il 57,5% è stato avviato al recupero di materia, il 15,6% al trattamento chimico, fisico e biologico e ricondizionamento dei rifiuti prima dello smaltimento, mentre dritti in discarica sono finiti "solo" il 9,6% dei rifiuti.

Tra i non pericolosi, 69,6 milioni di tonnellate sono stati avviati a recupero di materia, lo spandimento sul suolo a beneficio dell'agricoltura e dell'ecologia ha interessato invece 6,5 milioni di tonnellate. L'operazione di messa in riserva dei rifiuti, prima dell'avvio ad operazioni di recupero, ha interessato circa 18 milioni di tonnellate, mentre allo smaltimento sono andate circa 29,4 milioni di tonnellate, di cui 12,4 milioni sono state smaltite in discarica.
Per i rifiuti pericolosi l'operazione più diffusa è il riciclo/recupero dei metalli, con circa 602 mila tonnellate (28,6% del totale) seguita da riciclo/recupero di sostanze organiche con 239 mila tonnellate (10,7% del totale) e dal "riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche" con 228mila tonnellate (10,8% del totale dei rifiuti pericolosi recuperati). Le operazioni di smaltimento hanno interessato, invece, 7,4 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, circa il 78% del totale gestito. La forma maggiormente utilizzata è rappresentata dal trattamento chimico fisico, con oltre 5,3 milioni di tonnellate, il 72% del totale pericoloso smaltito, mentre l'8,2% dei rifiuti è stato smaltito in discarica (circa 605 mila tonnellate).

Le quantità a recupero di materia

L'analisi dei dati rileva che circa 80 milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono avviati ad operazioni di recupero, comprensive, anche, del recupero di energia, circa 35 milioni di tonnellate a operazioni di smaltimento e oltre 20 milioni di tonnellate sono destinate ad impianti di stoccaggio e di messa in riserva che rappresentano forme intermedie di gestione, preliminari alla destinazione finale. I rifiuti stoccati, di frequente, rimangono in giacenza presso gli stessi impianti di trattamento, per essere effettivamente recuperati/smaltiti nell'anno successivo, ovvero, avviati sempre nello stesso anno alle successive operazioni di recupero/smaltimento. Anche i rifiuti sottoposti a trattamento biologico o chimico fisico o ricondizionamento e raggruppamento preliminare possono essere, nello stesso anno di riferimento, avviati ad operazioni di recupero/smaltimento finale. In altri casi, invece, i rifiuti non completano il proprio ciclo di gestione nel periodo di osservazione.

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