[02/04/2012] News

Turchia: l'ossessione sviluppista mette a rischio una delle più ricche biodiversità del pianeta

La Turchia è in pieno sviluppo e viene considerata un po' la "Cina islamica" ma il rapido arricchimento di una parte della popolazione rischia di far scomparire una ricchezza molto meno nota di questo grande Paese a cavallo tra l'Europa e l'Asia.

Dei 34 hot spot della biodiversità planetaria ben 3 si estendono su qasi tutto il territorio turco: Caucaso, irano-anatolico e Mediterraneo, ma nonostante questo la salvaguardia della natura non è una priorità in Turchia e due recenti ricerche, "Turkey's Rich Natural Heritage Under Assault", pubblicata su Science, e "Turkey's globally important biodiversity in crisis" apparsa su Biological Conservation, avvertono che i piani di sviluppo in corso nel Paese, che raramente prendono in considerazione l'ambiente, stanno mettendo a rischio la specie ed ecosistemi.

L'attuale "ossesione sviluppista ossessione, in particolare per quanto riguarda l'uso dell'acqua, minaccia di eliminare gran parte di ciò che resta, costringendo a migrazioni su vasta scala dalle aree rurali verso le città. Il governo moderato islamico turco entro il 2023 vuole costruire su fiumi e torrenti qualcosa come 4.000 dighe per alimentare centrali idroelettriche, e canali per l'irrigazione e per l'acqua potabile, E secondo gli autori dei due studi «Altre minacce includono l'urbanizzazione, il drenaggio delle zone umide e il bracconaggio».

In Turchia fino ad oggi sono state catalogate tre 9000 specie di piante, un terzo delle quali autoctone, e 15 specie di rettili ed anfibi e con circa 500 specie di uccelli, è un Paese di enorme importanza per l'avifauna, ma il paese ospita anche grandi carnivori come la iena striata (Hyaena iena), l'orso bruno (Ursus arctos ), il lupo (Canis lupus), il caracal ( Caracal caracal ) e la lince (Lynx lynx).

Cagan Sekercioglu, un ornitologo ed ambientalista turco, che ha lavorato ad entrambi gli studi spiega su Momgbay che «La Turchia si trova all'incrocio uccelli di rotte migratorie degli uccelli di importanza globale, ha il più alto numero di specie di uccelli nidificanti in Europa, ma anche il maggior numero di specie di uccelli minacciate in Europa Pochi sanno che la famosa migrazione degli uccelli della Rift Valley, da Israele in Africa, e nella stessa Rift Valley, comincia in Turchia.

Le specie di uccelli legate alle aziende agricole tradizionali sono in declino più veloce in tutta Europa, ma si possono ancora trovare in gran numero nella diversificata comunità bio-culturale rurale della Turchia, in particolare nella parte orientale. Tra le altre, la Turchia ospita popolazioni nidificanti importanti a livello globale delle minacciate anatre dalla testa bianca, di avvoltoi egiziani, falconi sacri e aquile imperiali ed è un sito chiave per sosta di specie di uccelli migratori in declino».

Ma sono praticamente tutte le specie selvatiche turche che si trovano ad affrontare le minacce poste da un rapido sviluppo: nel 2012 il Yale Environmental Performance Index E(Epi) metteva la Turchia in fondo alla classifica, al 109esimo posto su 139 Paesi, con solo l'8% di protezione della biodiversità e di conservazione di habitat, nella stessa categoria di Paesi poverissimi e/o instabili come Haiti, Libia, Eritrea e Iraq. Il Paese è sceso di 32 punti dal 2010, ma gli scienziati avvertono che la politica sviluppista della Turchia potrebbe spingerla ancora più in basso: una nuova potenza economica con un disastro ambientale diffusi.

Su Science si legge che «Le leggi ambientali leggi ambientali della Turchia e gli sforzi di conservazione si stanno erodendo, non migliorando. Questo ha provocato una crisi della i conservazione che ha accelerato negli ultimi dieci anni. Questa crisi è stata aggravata da sviluppi legislativi che possano lasciare la Turchia con un quadro giuridico della conservazione della natura che si indebolisce gravemente, fuori linea dai principi universalmente accettati».

Le deregolamentazione liberista del governo islamico turco tende a superare ogni ostacolo ambientale ed addirittura le leggi esistenti per la realizzazione di dighe, miniere, fabbriche, strade, ponti, case, infrastrutture per il turismo e centrali nucleari e questo avviene sempre di più anche all'interno delle "aree protette" e a scapito delle comunità locali. Teoricamente la Turchia ha ben 1.261 siti naturali protetti, ma molti sono piccolissimi e in tutto arriva ad appena il 5,1% di territorio protetto da parchi e riserve (contro il 13% della media mondiale( e solo l'1,2% (i cosiddetti Sit) gode di una protezione rigorosa, ma ora anche queste aree sono a rischio e la realizzazione di miniere e dighe è già stata consentita in un certo numero di parchi e la Turchia sta rivedendo le leggi sui Sit per costruire ancora di più.

Lo studio su Science parla apertamente «Un arbitrio crescente nella politica ambientale, dove lo sviluppo economico ha prevalso su tutte le altre preoccupazioni» e gli ambientalisti turchi denunciano su Biological Conservation: «"Tre agenzie separate [...] e il ministero della cultura e del Turismo sono responsabili per 18 diversi tipi di aree protette, con conseguente confusione, mancanza di coordinamento, sovrapposizioni di giurisdizioni e dei rifiuti».

Molte aree protette turche sono poco più di "parchi di carta" istituite con un decreto governativo privo di qualsiasi applicazione. Un altro problema e che l'opinione pubblica turca non percepisce l'ambiente come una preoccupazione. I ricercatori non usano mezzi termini: «I cittadini apprezzano la natura, come dimostra la popolarità del picnic e della caccia, ma la generale mancanza di consapevolezza sulle questioni ambientali e l'assenza di una forte etica della salvaguardia impedisce un grande sostegno alla protezione della natura».

Sekercioglu sottolinea che «Secondo un recente sondaggio, solo il 1,3% dei cittadini della Turchia a vedere le questioni ambientali come una delle principali preoccupazioni, le associazioni ambientaliste in Turchia ricevono poco sostegno e per i cittadini più ricchi contribuire alla conservazione dell'ambiente non è una priorità. Nessuna università in Turchia ha un dipartimento di ecologia e biologia della conservazione, l'educazione ambientale è limitata nel paese e perpetua la mancanza di consapevolezza ambientale. La maggior parte dell'opinione pubblica non è consapevole del valore di un ambiente sano e ben funzionante per il benessere umano e la prosperità. Tuttavia, la preoccupazione crescente per il cambiamento climatico sta lentamente portando ad una conoscenza più ampia degli altri aspetti ambientali».

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