[02/04/2012] News

Mali: i tuareg dal Mnla conquistano Gao e Timbouctou. L'Azawad terremota l'Africa del post Gheddafi

I miliziani tuareg di Gheddafi, tornati in Mali carichi di armi, il 17 gennaio avevano lanciato un'offensiva a Ménaka, nella regione di Gao, per rispondere a quella che il Mouvement national pour la libération de l'Azawad (Mnla) definisce «L'invasione militare maliana nell'Azawad», l'area tuareg che ora si dichiara indipendente. Nessuno pensava che il Mnla in due mesi e mezzo avrebbe sbaragliato l'esercito del Mali e che il primo aprile il suo responsabile delle comunicazioni, Bakaye Ag Hamed Ahamed, avrebbe potuto dichiarare che i tuareg hanno «Messo fine all'occupazione maliana nella regione di Timbouctou, con la sua presa ed il controllo dell'intera regione. Il Mouvement national de libération de l'Azawad informa che la bandiera sventola dappertutto nella regione di Timbouctou da Ber a Léré, ed assicura il suo controllo e la sua ammnistrazione».

A quanto pare non è servito a nulla il golpe di stato militare in Mali che voleva evitare proprio il cedimento ai ribelli indipendentisti della metà nord-orientale del Paese e ora il Mnla si rivolge direttamente alla Communauté economique des Etats de l'Afrique de l'Ouest (Cedao) invitandola «A una maggiore calma di fronte al suo messaggio di ingerenza militare nell'Azawad e la invita a svolgere un ruolo per l'opzione politica al fine di ristabilire la pace».

Ma la vittoria del Mnla rischia di riattizzare l'irredentismo tuareg anche in Algeria, Niger, Libia e Burkina Faso e preoccupa molto i governi e le multinazionali minerarie e nucleari, perché è nel cuore del territorio uranifero del Sahel. L'insurrezione dell'Mnla e dei suoi alleati è considerata illegittima da tutti i Paesi africani e preoccupa molto l'Algeria, ma ancora di più è temuto un altro movimento rivale, chiamato "Ansar Dine" che vuole instaurare la legge islamica della sharia in tutto il Mali e negli altri territori tuareg e non l'indipendenza dell'Azawad.  I tuareg respingono ogni voce di collaborazione con Al Qaeda del Magrheb islamico (Aqmi): «Il Mnla riafferma una volta di più che non è legato ad alcuna organizzazione islamica, come vuole far credere una certa stampa, e che l'obiettivo resta l'Azawad, il suo popolo e la sua libertà».

In molti pensano che la liberazione dell'Azawad sia un fuoco di paglia e che finirà quando il Mnla finirà le munizioni rubate dai depositi di armi libici. El Hadji Baba Haidara, un deputato di Timbouctou e presidente della cellula di crisi del Nord dell'Assemblée nationale, ha detto nei giorni scorsi all'agenzia stampa Irin dell'Onu: «Che succederà quando non avranno più munizioni, quando prenderanno coscienza che non hanno aree di ripiegamento, che non hanno linee di approvvigionamento, che Gheddafi non esiste più? Come cureranno i loro feriti?»

Ma intanto i mercenari di Gheddafi trasformatisi in guerriglieri liberatori si godono la prima vera vittoria dei tuareg: il presidente dell'ufficio politico del Mnla, Mahmoud Ag Ghali, ha detto: «In questo giorno senza precedenti nella storia del popolo dell'l'Azawad, dove diventa effettivo il ritorno alla dignità, dopo la liberazione della città storica di Timbouctou, di Gao, di Kidal e di molte altre città dell'Azawad; l'ufficio politico si complimenta, a nome di tutte le Commissioni, con il popolo del l'Azawad, l'Armée de libération nationale e tutti coloro che da lontano o da vicino si sono sacrificati per il raggiungimento di questo obiettivo non negoziabile. Cari compatrioti, nonostante questa immensa soddisfazione, dovremo restare sereni, avere ancora maggior fiducia in noi e rilevare le sfide dell'avvenire riunendo tutte le nostre forze per preservare questa inestimabile conquista, al fine di fare dell'Azawad un Paese dove regni la libertà, la giustizia e la pace durevole, compresa quella con i Paesi vicini».

Detto da mercenari armati fino ai denti, che fino a poche settimane fa erano al servizio di un dittatore con una singolare concezione della libertà e della democrazia, la cosa suona abbastanza inquietante, ma Ag Ghali ormai parla come un Capo di governo: «Noi rassicuriamo gli Stati vicini, le popolazioni della sub-regione e Comunità internazionale che la liberazione dell'Azawad contribuirà a rafforzare la sicurezza, lo sviluppo e la pace per una migliore integrazione dei popoli, delle culture ed una migliore stabilità nella zona saharo-saheliana».

Timbouctou era l'ultima città del Mali in mano all'esercito regolare che sembra essere fuggito davanti all'offensiva dei miliziani tuareg (a quanto pare sostenuta dalla popolazione) che starebbero rastrellando la città per scovare i militari del Mali che si son o travestiti da civili. Si segnalano scontri anche con le milizia arabe, i bérabiches.

In un dispaccio letto alla televisione ed alla radio di Stato, il capo dei militari golpisti del Comité national pour le redressement de la démocratie et la restauration de l'État (Cnrdr) aveva detto che l'esercito del Mali aveva risposto all'attacco ma dopo è stato lo stesso capitano Haya Amadou Sanogo ad ordinare la ritirata da Timbouctou.

La presa di Gao, la città più importante della regione, era avvenuta solo poche ore dopo l'ultimatum della Cedao che ha dato ai golpisti tempo fino ad oggi per ristabilire l'ordine costituzionale, poi sarebbe scattato un embargo diplomatico e finanziario contro il Mali, già piegato dalla fame e dalla siccità.

A Sanogo non è restato altro che accettare il diktat della Cedao ed al ritorno da un incontro in Burkina Faso una delegazione dei golpisti ha detto «Non siamo lì per confiscare il potere, se domani mattina c'è una soluzione, il Cnrdre scomparirà». Sanogo ieri, dopo la disfatta nell'Azawad si è detto pronto a dimettersi, ma il Mali praticamente ormai non esiste più e la possibilità di un intervento armato dei Paesi Cedao contro i tuareg dell'Azawad è sempre più concreta.

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