[30/03/2012] News

Scoperto il killer delle api: la pistola fumante č dei pesticidi pių comuni

Ormai sembra non esserci più dubbi: l'utilizzo dei pesticidi più comuni possono essere una delle cause primarie della decimazione delle api. La "pistola fumante" viene identificata in due studi pubblicati su "Science" ("A Common Pesticide Decreases Foraging Success and Survival in Honey Bees" e "Pesticide Reduces Bumble Bee Colony Growth and Queen Production") uno incentrato sulla api e l'altro su bombi, che confermano la ricerca "Multiple Routes of Pesticide Exposure for Honey Bees Living Near Agricultural Fields" comparsa su Polos One.

I ricercatori hanno scoperto che anche piccole dosi di questi pesticidi danneggiano il sistema nervoso centrale di questi in setti impollinatori, modificandone il comportamento e, alla fine, compromettendone la sopravvivenza. Gli studi potrebbero avere forti ripercussioni sulla regolamentazione degli insetticidi neonicotinoidi, utilizzati a partire dagli anni '90.

Nel 2006 gli scienziati hanno iniziato a registrare cali preoccupanti delle popolazioni di api in Nord America, con perdite che per alcuni apicoltori sono arrivate anche al 90% dei loro alveari. Fenomeni simili si sono verificati in tutta Europa e sono stati registrati in Taiwan. Al fenomeno, che comporta la scomparsa di quasi tutte le api adulte dall'alveare, è stato dato il nome di Colony collapse disorder, Anche se estese morie di api si erano già registrate nel XIX secolo, la crisi attuale si è rivelata molto peggiore delle precedenti. Erano state avanzate diverse ipotesi: malattie, acari parassiti, perdita di habitat, interferenze elettromagnetiche e, naturalmente, i pesticidi. Alcuni ricercatori hanno suggerito una combinazione di questi fattori di stress. Ma i pesticidi sono stati per anni i maggiori sospettati di essere i veri killer delle api ed ora i ricercatori hanno avuto la prova che, anche se non sono immediatamente letali, possono danneggiare le colonie di api.

Il primo studio prevedeva di marcare le regine. I ricercatori studiando il Colony collapse disorder si sono spesso concentrati sulle api, ma ne soffrono anche i bombi. Dave Goulson, dell'università britannica di Stirling ed uno degli autori dello studio che ha indagato sugli effetti a lungo termine dei neonicotinoidi sui bombi, spiega che «Alcune specie di bombi sono diminuite enormemente. Ad esempio, in Nord America diverse specie di bombo che si riteneva fossero comuni sono praticamente scomparse dal continente. In Gran Bretagna tre specie si sono estinte».

Il team di ricercatori britannici ha esposto dei bombi (Bombus terrestris) a piccole dosi, analoghe a quelle esistenti allo stato selvatico, di imidacloprid, un pesticida neonicotinoide comunemente utilizzato, hanno messo gli insetti in un ambiente naturale chiuso dove potevano bottinare i fiori liberamente. Dopo 6 i settimane, il team ha pesato i nidi dei bombi e li hanno confrontati con le colonie di controllo che non erano stati esposte al pesticida.

Le colonie di bombi esposte erano almeno dell'8 - 12% inferiori rispetto alle colonie non esposte. Ma la cosa che più ha allarmato i ricercatori è che erano scomparse l'85% delle regine dalle colonie di bombi esposte ai pesticidi: ne rimanevano solo una o due alveare rispetto alle 14 di quelli non esposti. Le regine sono l'elemento più importante della colonia, dato che formano nuove colonie dopo che gli altri bombi muoiono in inverno. I ricercatori non sono ancora sicuri del perché le api esposte ai pesticidi producano un minor numero di regine, anche se questo potrebbe essere causato dal minor cibo raccolto dagli insetti malati, ma avvertono che «Questo può avere un notevole impatto a livello della popolazione.

Prevediamo che l'impatto dell'imidacloprid sulla riproduzione delle colonie di api e bombi selvatici sia in grado di essere diffuso e significativo, in particolare perché questa sostanza chimica è registrata per l'uso su oltre 140 colture in oltre 120 Paesi».

Il secondo studio si occupa degli alimenti raccolti dalle api. Infatti, se è vero quel che dice lo studio precedente, cioè che l'impatto di un pesticida neonicotinoide diminuisce la capacità di un alveare di raccogliere cibo a sufficienza, come succede questo? La ricerca pubblicata su Science fornisce una possibile risposta. Un team di scienziati francesi dell'Inra di Avignone ha incollato minuscoli microchip per su delle api (Apis mellifera) per tracciarne spostamenti e movimenti Poi ad una parte degli insetti sono state somministrate piccolissime dosi di un altro neonicotinoide, il tiametoxam. Hanno scoperto così che le api esposte hanno probabilità due o tre volte maggiori di non tornare all'alveare dalle loro escursioni alla ricerca di cibo. Questo implica che l'impatto dei pesticidi influisca sulla capacità di orientamento delle api, che così, invece di tornare all'alveare, si perdono e muoiono. Inoltre il team francese ha scoperto anche che più il territorio è sconosciuto e complesso, più è probabile che le api esposte non tornino alla loro colonia.

I ricercatori scrivono che «Una tale mortalità aggiuntiva potrebbe rappresentare un fardello pesante da portare per le colonie esposte a colture trattate nel loro ambiente», Utilizzando computer modeling, hanno scoperto che l'impatto dei pesticidi sulle api potrebbe essere abbastanza grande da decimare le popolazioni fino al punto di non ritorno: «Non è letale, ma è ancora mortale».
Anche se inquietanti, i risultati dei due studi non sono particolarmente sorprendenti: era già noto che i pesticidi neonicotinoidi hanno un impatto sul sistema nervoso centrale degli insetti e scienziati, apicoltori ed ambientalisti da tempo avevano lanciato l'allarme sul loro ruolo nel Colony collapse disorder. Dai due nuovi studi viene però chiaramente fuori un forte legame tra l'uso dei pesticidi e il declino delle api. Solo perché i pesticidi neonicotinoidi non uccidono le api e i bombi immediatamente, non significa che non abbiano un impatto disastroso.

Mikaël Henry, il principale autore dello studio dell'Inra, dice: «Quello che abbiamo scoperto è che in realtà se le colonie sono esposte ai pesticidi, la popolazione potrebbe ridursi ad un punto che la espone al rischio di crolli a causa di altri fattori di stress. Il nostro studio solleva questioni importanti per quanto riguarda le procedure di autorizzazione dei pesticidi. Finora, per la maggior parte di loro, i produttori devono garantire che le dosi trovate sul campo non uccidono le api, ma si tratta fondamentalmente di ignorare le conseguenze delle dosi che non le uccidono, ma che possono causare difficoltà comportamentali. Quando vengono utilizzati, i pesticidi neonicotinoidi diventano pervasivi nell'ambiente e possono persistere per mesi o anni. I pesticidi sistemici, in particolare, si diffondono in tutti i tessuti, mentre le piante crescono, ed eventualmente contaminano nettare e polline. Le api in foraggiamento sono quindi esposte direttamente, ma anche il resto della colonia, quando utilizza il bottino dei raccoglitori o si scambia materiale contaminato».

L'altro studio pubblicato all'inizio di quest'anno su PlosOne rivelava che le api morte nell'Indiana in alveari colpiti dal Colony collapse disorder, erano contaminate da diversi pesticidi neonicotinoidi. I pesticidi sono stati ritrovati anche nel polline nelle arnie delle api e sui terreni vicini.

Le api sono una specie essenziale per l'equilibrio della vita, svolgono un ruolo vitale in una vasta varietà di ecosistemi come impollinatori e forniscono enormi benefici economici per gli esseri umani, sia attraverso la produzione di miele ma soprattutto con l'impollinazione di una grande varietà di frutta e verdura e fiori coltivati, Il valore economico delle api nei soli Usa è stato stimato in 8-12 miliardi di dollari. «Ma anche i bombi impollinano molte delle nostre colture e i fiori di campo - sottolinea Goulson - L'uso di pesticidi neonicotinoidi sulle colture da fiore evidentemente costituisce una minaccia per la loro salute e deve essere urgentemente rivalutata».

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