[28/03/2012] News

Le idee dell’ambientalismo: i 50 anni di Primavera silenziosa, i 40 dei Limiti dello sviluppo

…e le fortune italiane di questi ultimi

Il 2012 è un'annata di ricorrenze di gran peso per l'ambientalismo mondiale. Rispettivamente nel 1962 e nel 1972 due eventi editoriali di straordinario successo contribuirono infatti a rinnovare profondamente le idee ecologiche e soprattutto a renderle popolari quanto mai era avvenuto in precedenza.

Nel 1962, anzitutto,  venne pubblicato a Boston Silent Spring della già celebre biologa marina Rachel Carson. L'opera denunciava in modo assai rigoroso le conseguenze ambientali planetarie dell'uso delle sostanze chimiche di sintesi, dimostrando come esse avessero da tempo intaccato le catene alimentari non solo della fauna terrestre ma anche di quella oceanica e dell'avifauna. Uscendo in una fase di lenta crescita della consapevolezza ambientale innescata già negli anni '30 e '40 dalla grande siccità e poi dai timori del fall out nucleare, Silent Spring fece l'effetto di una bomba: l'enorme successo di vendite costrinse tra l'altro la grande industria chimica a un furioso contrattacco mediatico e il presidente statunitense Kennedy a inserire nella propria agenda di governo i primi provvedimenti ambientali. Rachel Carson - studiosa per il resto molto seria e schiva - divenne un personaggio estremamente popolare, guadagnandosi spazi televisivi e audizioni davanti al Congresso.

Il clamore suscitato dall'opera, estremamente documentata ma di lettura agevole e accattivante, favorì la sua traduzione in molte lingue straniere: la Feltrinelli la pubblicò in Italia col titolo Primavera Silenziosa già nel 1963, nonostante il mercato per opere a carattere ambientale nel nostro paese fosse tutt'altro che maturo. A Rachel Carson, resa ancor più popolare dalla morte relativamente precoce nel 1964, e alla sua opera sono stati dedicati nel corso del tempo decine di studi e di convegni, che si stanno moltiplicando quest'anno in occasione della ricorrenza dei 50 anni dalla pubblicazione di Silent Spring. La storiografia concorda soprattutto nel considerare il successo del libro - in realtà molto più statunitense che straniero - come l'innesco principale di quella "primavera dell'ecologia" che prese le mosse nella prima metà degli anni '60 in America per diffondersi poco dopo in tutto il mondo.

Il 2012 costituisce tuttavia anche il quarantesimo anniversario di una seconda opera di grande successo che pur non essendo certamente dimenticata non ha conservato nel tempo la stessa popolarità della prima: il primo rapporto al Club di Roma da parte del System Dynamics Group del MIT intitolato The Limits to Growth, famoso in Italia col titolo (mal tradotto) de I limiti dello sviluppo. I Limiti sono per l'essenziale il frutto delle intuizioni e dell'iniziativa di un personaggio che non ha avuto, soprattutto in patria, i riconoscimenti che sicuramente meritava: Aurelio Peccei. Manager privato tra i più brillanti e audaci della sua generazione, dirigente politico di primo piano del movimento resistenziale, in età ormai matura Peccei aveva iniziato a riflettere sulle implicazioni della mondializzazione dell'economia e della rapidità dell'innovazione tecnologica.

La sua idea, condivisa peraltro da diversi manager progressisti, studiosi e politici, era che le straordinarie novità derivanti da questi due fenomeni non fossero solo positive ma implicassero dei gravi squilibri a livello planetario destinati ad aggravarsi col passare del tempo fino ad arrivare a veri e propri punti di rottura. Peccei riteneva tuttavia che queste tendenze potessero essere governate, a condizione però di averne piena consapevolezza e di riuscire a realizzare una vera e propria rivoluzione nel modo di considerare il governo della cosa pubblica. Quel che era necessario, secondo Peccei, era un approccio sistemico, globale, previsionale e fortemente cooperativo. Il tutto, però, animato da un profondo senso del bene pubblico, inteso ora come bene collettivo dell'intera umanità.

Per far modo che queste intuizioni  divenissero patrimonio comune sia delle opinioni pubbliche che dei tecnici e dei governanti, Peccei costituì quel che noi oggi chiameremmo un think tank fatto di personalità di tutto il mondo, il Club di Roma, creato nel 1967-68, e si sforzò di capire come si potessero comunicare con successo le conoscenze e la visione complessiva maturate all'interno del gruppo. Il risultato, nel marzo del 1972, fu la pubblicazione, contemporanea in vari paesi del mondo, dell'innovativo rapporto The Limits to Growth, un agile libretto che illustrava i possibili scenari planetari per i successivi 75 anni a seconda delle scelte politiche e tecnologiche adottate nel frattempo. Il successo dell'opera, se possibile ancor più accattivante di Silent Spring nonostante l'ampio uso di grafici e tabelle, fu più stavolta più mondiale che statunitense, favorì un aumento interesse da parte delle forze politiche e dei governi verso le politiche ambientali e scatenò un vivacissimo dibattito mondiale protrattosi per tutti gli anni '70 e subito noto come "the Limits to Growth Debate".

Se volessimo indicare cos'hanno in comune, al di là del grande successo di pubblico, due opere capitali come Silent Spring e The Limits to Growth io credo che dovremmo concentrare la nostra attenzione su cinque elementi: esse hanno fortemente favorito l'internazionalizzazione del dibattito ambientalista, fino a quel momento piuttosto ripiegato su ambiti continentali o persino nazionali; hanno segnato la comparsa di quello che si sarebbe poi chiamato l'ambientalismo scientifico, cioè un approccio ambientalista fondato molto più su solide basi conoscitive che non su petizioni di principio magari dalle fragili basi argomentative; hanno dato un contributo cruciale all'istituzionalizzazione delle politiche ambientali, sia nazionali che sovranazionali; hanno imposto con maggior autorevolezza che in passato un approccio sistemico e globale all'analisi dei fenomeni ambientali e soprattutto all'analisi del danno ambientale; sono stati importanti catalizzatori di una straordinaria crescita della consapevolezza ambientale e dei relativi movimenti a livello mondiale.

Se in questo 2012, come ho già accennato, il libro di Rachel Carson viene ampiamente celebrato con incontri, servizi giornalistici, studi, una fortuna un po' minore sta toccando ai Limits to Growth che pure sono stati riattualizzati da un bel libro di bilancio scritto da Ugo Bardi e pubblicato lo scorso anno da Springer (The Limits to Growth Revisited) e da un convegno celebrativo tenuto all'inizio di marzo a Washington nella stessa sede dello Smithsonian Institute dove il libro fu presentato la prima volta, i cui interventi sono scaricabili su YouTube.

Un piccolo - ma speriamo utile - contributo conoscitivo l'hanno realizzato il sottoscritto e Giorgio Nebbia, grande protagonista dell'ambientalismo sia di oggi che di quegli anni, ricostruendo il modo in cui nel nostro paese il mondo accademico, il grande capitale, la politica istituzionale, la Chiesa, i marxisti e il nascente ambientalismo accolsero, tra il 1971 e il 1974, le idee del Club di Roma e in particolare il rapporto elaborato dal System Dynamics Group. E' un saggio relativamente lungo ma che per la lettrice e il lettore può riservare molte sorprese: per i più giovani rimandando a una fase ormai molto lontana della vita culturale e politica dell'Italia, per i più anziani aiutando a rileggere eventi e visioni che, magari vissuti attivamente e intensamente, non si ebbe spesso la capacità di leggere col necessario distacco e con la necessaria lucidità.

Il saggio si intitola "I limiti dello sviluppo in Italia. Cronache di un dibattito 1971-74", costituisce al tempo stesso il "Quaderno n. 1" di "altronovecento" - rivista telematica di storia dell'ambiente e della tecnologia promossa dalla Fondazione Micheletti di Brescia - e il numero 18 della rivista medesima.

Esso è liberamente scaricabile dalla rete con licenza Creative Commons all'indirizzo web http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/allegati/6677_2012.3.20_Altro900_Quaderno_1.pdf

Per dare un'idea del suo contenuto se ne anticipa qui l'indice:

1. Il successo planetario di un'opera inusuale

2. Alle origini dei Limiti

3. I giudizi positivi e gli sforzi di rilancio

4. La disciplina economica, tra spaesamento e rifiuto

5. La Chiesa cattolica, dall'interesse iniziale allo scontro sulle politiche demografiche

6. Un raffinato complotto capitalista: la lettura delle sinistre

7. Le oscillazioni del giovane ambientalismo italiano

8. L'indifferenza delle istituzioni dopo la breve attenzione fanfaniana

9. I Limiti quaranta anni dopo: un bilancio chiaroscurato

 

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