[26/03/2012] News

E’ Macky Sall, ex maoista, geologo e petroliere, il nuovo presidente del Senegal

Finisce nella “continuità” il regime liberista di Wade?

Anche se i  risultati definitivi delle elezioni in  Senegal non saranno conosciuti prima di domani o dopodomani,  ieri notte il presidente uscente del Senegal, l'86enne Abdoulaye Wade, davanti all'evidenza dei primi risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali ha ammesso la sua sconfitta e si è complimentato con il suo avversario, Macky Sall (nella foto), che è diventato così il quarto presidente di uno dei Paesi più importanti dell'Africa. 

E' la fine, abbastanza ingloriosa ma pacifica, di 12 anni di potere di Wade che, dopo aver spodestato l'esausto e screditato potere socialista instauratosi dopo l'indipendenza, ha tradito ogni speranza trasformando il suo governo liberista in uno tra quelli più corrotti tra le giovani democrazie africane. La  Commission électorale nationale autonome (Cena) ha salutato le congratulazioni di Wade a Sall come «una prova della maturità del popolo senegalese e della classe politica del Paese». 

Ma, soprattutto a causa delle divisioni dei progressisti senegalesi, la sconfitta del vecchio Wade ha il sapore di della continuità. Come ha sottolineato perfidamente l'ormai ex presidente «una disfatta non è mai gradevole, anche se la disfatta è stata inflitta da qualcuno che si è allevato e a cui si sono affidate tutte le responsabilità. Se è qualcuno così che vi infligge una disfatta, questo vuol dire che i semi che avete seminato sono buoni e che i frutti maturino». Peccato che i frutti del governo Wade siano avvelenati dalla corruzione e dal nepotismo, dalla speculazione edilizia della sua cricca politica e familiare e dal land grabbing delle terre comunitarie.  

Il vincitore Sall  stanotte alle 2 ha fatto un discorso in lingua wolof davanti alla stampa ed a centinaia di attivisti della coalizione dell'opposizione Bennoo Bokk Yakaar ringraziando la sua famiglia e sua moglie, Marième Faye, e «l'apporto inestimabile» dei suoi alleati al primo ed al secondo turno, ma soprattutto dei  dei militanti del suo partito, l'Alliance pour la République/Yaakaar (Apr/espoir) «che mi hanno permesso questa vittoria con l'alloro del plebiscito». Il neo-presidente eletto ha ringraziato anche i progressisti delle Assises nationales, il Mouvement des forces vives de la nation du 23 juin (M23), il Mouvement de jeunes protestataires Y'en a marre e tutti gli altri movimenti civici».

Però, pur nel sollievo di essersi sbarazzati di Wade, la sensazione di continuità è fortissima: Sall, un ingegnere minerario di 51 anni, ex primo ministro di Wade ed ex presidente dell'Assemblée nationale, è stato per lungo tempo il più fedele tra i fedelissimi dell'ex presidente che ora succede al suo mentore politico grazie alle divisioni della sinistra senegalese. Sall era tra i quadri più giovani  del Parti démocratique sénégalais (Pds) che hanno accompagnato la marcia di Wade dall'opposizione, facendo una carriera folgorante una volta vinte le elezioni nel marzo del 2000. E pensare che questo neo-liberista  proveniva dalle fila dell'And-JÃ, una formazione maoista, per poi approdare al liberale Pds nel 1989.

Dopo aver ricoperto cariche locali, Sall diventò presidente della Cellule initiative et stratégie (Cis) del Pds  e poi accumulò le funzioni di segretario generale della Convention régionale du Pds a Fatick, prima di vedersi affidare la direzione generale della Société des pétroles du Sénégal (Petrosen) che non può certo essere definita un esempio di buona gestione, visto la situazione energetica del Paese. Ma questo non gli ha impedito di  essere nominato consigliere del presidente della Repubblica per le questioni delle miniere e dell'energia. Due anni dopo venne nominato da Wade ministro dell'energia ed eletto sindaco di Fatick. Nel 2001 era già ministro degli interni e delle collettività locali  e portavoce del governo del premier Idrissa Seck che sostituì poco dopo rimanendo in carica con me primo ministro per tre anni e tre mesi. Nel 2007 è stato addirittura il responsabile della campagna elettorale per la rielezione di Abdoulaye Wade  ed è stato premiato con la presidenza del Parlamento. Ma al culmine della sua carriera nel Psd cominciò a fare ombra alla cricca di Wade e cadde in disgrazia: «Ero diventato un ostacolo che bisognava scartare», ha detto in una recente intervista a Jeune Afrique, e infatti il potere che aveva tanto contribuito a  costruire avviò una procedura di destituzione costringendolo a lasciare il prestigioso incarico.

Quella oscura lotta di potere è stata forse la più grossa crepa nel regime senile di Wade: Sall si dimise dal Pds e fondò l'Apr/espoir  con il quale vinse nel 2009 le elezioni locali a Fatick  che sono state il trampolino di lancio per diventare presidente del Senegal.

Nella sua vittoria hanno contato molto anche le sue origini Fouta, nel nord del Senegal, dove Sall si è alleato con potenti uomini di affari che nel 2011 hanno finanziato l'espansione del suo partito in tutto il Senegal e poi favorito la sua candidatura con la coalizione "Macky 2012" che ha raccolto una dozzina di partiti e movimenti e molti politici esperti.

Ora, sbarazzatosi del regime di Wade, il Senegal aspetta di sapere cosa deve davvero attendersi da questo ex-maoista convertito al liberismo, notissimo ma con un nebuloso programma e che dovrà mettere insieme un governo molto eterogeneo.  

 

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