[21/03/2012] News

L'uomo nero è della Jihad? Le due facce del razzismo integralista globalizzato

A quanto pare l'uomo nero che ha ucciso i bambini ebrei a Tolosa e i parà maghrebini a Montauban è un verde mujaheddin di Al Qaeda (che però non opera solitamente con queste modalità), un 24enne che avrebbe trucidato i suoi correligionari in divisa "traditori" e un rabbino e tre bambini per vendicare altri bambini innocenti uccisi e feriti a Gaza. Già ieri, mentre la polizia francese, forse per depistare, dava per certa la pista neo-nazista, scrivevamo quanto siano simili i vaneggiamenti della purezza dell'Europa cristiana e del califfato islamico, ad ulteriore conferma è arrivata la nuova lista di proscrizione degli intellettuali complici del governo israeliano pubblicata sul sito di un delirante gruppo integralista cristiano che accusa addirittura nazismo e sionismo di essere parte dello stesso complotto mondiale anti-cristiano.

E pensare che ieri era la giornata mondiale della lotta contro la discriminazione razziale che la Francia ha celebrato in lacrime, ostaggio di un razzista che, basandosi sull'occhio per occhio dente per dente dei libri sacri, ha distrutto giovani vite, islamiche ed ebraiche, come fossero marionette, capri espiatori da immolare sul'altare di una impossibile purezza religioso-razziale globalizzata che non ammette "complicità" e pacificazione. Che non ammette l'amore e la comprensione tra umani, spingendoci in fortezze munite di armi e colme di lacrime e dolore.

Ieri su Liberation Dominique Baudis, un noto difensore dei diritti umani, scriveva: «L'attualità ci rende testimoni di un odio mortale ed insensato nel quale il rifiuto dell'altro può essere dissepolto. Gli avvenimenti di Tolose e di Montauban suscitano un'emozione ma anche una solidarietà assoluta e necessaria. Dagli stereotipi ai pregiudizi e dai pregiudizi alle discriminazioni: bisogna rassegnarsi ad un cammino tracciato sull'esclusione e sul rifiuto? Bisogna cedere alla rinuncia davanti alle sfide che la crisi pone alla nostra società ed accettare di designare "l'altro", "l'immigrato" o lo "straniero" come fonte dei nostri mali sociali, delle nostre difficoltà economiche... E non importa nemmeno se, spesso, siano cresciuti in Francia, o anche nati qui, che siano francesi...». 

Un razzismo speculare, sfruttato dall'integralismo islamico nei Paesi arabi, che fa risalire alla "contaminazione" occidentale ogni male di società che sarebbero state perfette se si fossero rinchiuse nel recinto della teocrazia musulmana. Lo sa bene il rettore della Grande Moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, che chiede disperatamente di non fare nessun collegamento tra la religione musulmana ed il sospetto di aver trucidato sette francesi ebrei e musulmani: «Siamo storditi, scioccati, atterriti sotto il colpi di un doppio choc di questi fatti e delle loro rivelazioni imprevedibili. Il risultato non è detto in anticipo. La scoperta che, dodici anni dopo il World Trade Center,  ci sono ancora dei giovani della nostra che vengono indottrinati ci ha storditi. Noi chiediamo a tutti che in nessun modo lascino che questa ideologia si diffonda. Chiediamo alla nostra comunità di essere vigile perché si abbia un islam della tolleranza e si allontani una violenza di altri tempi». 

Una violenza che invece si avvicina, scende nelle strade occidentali, nei suk mediorientali, nei deserti africani e uccide, con le stesse motivazioni delle falangi nere e cristiane dei nemici, secchio della stessa ideologia dell'esclusione e dell'auto-esclusione, dello stesso razzismo, della stessa disumanizzazione dell'uomo, trasformato in assassino e kamikaze, nel nome della purezza e della vendetta.

Il presidente della comunità ebraica francese, Joël Mergui, che ha accompagnato le spoglie delle vittime e le loro famiglie a bordo del volo El Al verso Israele, si è detto «sollevato ma preoccupato», quando ha appreso dell'operazione contro l'emulo omicida di Al Qaeda a Tolosa. Chi in vece ha approfittato subito della situazione è la candidata del Front National alle presidenziali, Marine Le Pen, che atteggiandosi a nuova Giovanna D'Arco, ha tuonato: «Il rischio fondamentalista è stato sottostimato nel nostro Paese. Dei gruppi politico-religiosi si sviluppano di fronte ad un certo lassismo. Bisogna  subito condurre questa guerra contro dei gruppi politico-religiosi fondamentalisti che uccidono i nostri bambini cristiani, i nostri giovani uomini cristiani, i nostri giovani  uomini musulmani e i bambini ebrei».

Niente di più lontano da quel che scrive Baudis: «Contro la cecità volontaria che costituisce il razzismo, è importante ricordare che l'identità francese è storicamente costruita su una molteplicità di popolazioni. Pensiamo alle culture regionali che compongono il nostro Paese ancora unitario. Pensate all'integrazione ormai vissuta come "naturale" delle popolazioni arrivate sul territorio francese nella prima metà del XX secolo. Tali prese di coscienza rendono fragile l'illusione di una società francese uniforme nella sua cultura, nella sua storia e n ella sua popolazione e che una popolazione "straniera" snaturerebbe». 

I proiettili del sedicente mujaheddin di Al Qaeda di Tolosa e del neonazista che ha seminato la morte tra i senegalesi a Firenze prendono di mira questo inevitabile cambiamento del mondo, l'inarrestabile scambio di corpi ed idee che ha costruito e rimescolato l'umanità. Sono disperati tentativi di fermare il mondo parlando con/e attraverso la globalizzazione del terrore atomizzata che si incarna nelle stragi degli sciiti in Iraq o in quelle dei poveri bambini trucidati in un villaggio afghano da un "normale" soldato americano.

Sono il risultato di ideologie razziste che si autoescludono e si cibano della reciproca accusa di ingiustizia verso gli invasori (islamici in Europa, "crociati" nei Paesi islamici) e che si toccano nel continente meticcio che l'Europa è destinata a diventare. «Paradossalmente - dice Baudis - si vedranno così giustificati i pregiudizi secondo i quali loro sarebbero "inassimilabili" e che è l'intera società ad essere precipitata nel circolo vizioso dell'esclusione».

Da questa oscena pista di sangue, da questo odio che si accumula e pesa sui nostri cuori e tracima dalle televisioni, se ne esce solo riaffermando la dignità e l'integrità dell'uomo, libero di credere ma non libero di imporre la sua fede, libero in una società democratica, solidale e "laica" che i bambini li protegge e non li uccide, a Tolosa come a Gaza. Una società giusta ed aperto, che non ha bisogno di giustizieri vendicatori, neri o verdi che siano.

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