[14/03/2012] News

Riqualificazioni energetiche degli edifici: ora č un coro a chiederle per far ripartire l'economia

E se si capissero le potenzialitą del recupero di materia...

Sarà contento Innocenzo Cipolletta del decalogo per lo sviluppo presentato da Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, che mira - si legge su Italia Oggi - a un piano di riconversione dell'edilizia che finanzierà il risparmio energetico degli immobili. Proprio l'economista ed ex presidente delle Ferrovie dello Stato scriveva sull'Espresso di venerdì scorso circa la necessità di rilanciare la "depressa" economia italiana utilizzando al meglio «il nostro patrimonio per avviare una manutenzione straordinaria del Paese».

«Le nostre abitazione - spiegava - conservano male l'energia, con sprechi d'inverno e d'estate» e se il nostro Paese «avviasse un programma di manutenzione periodica per il rifacimento delle facciate e per il contenimento dei consumi di energia su un arco di 10-20 anni, sfasato zona per zona per evitare concentrazione della domanda, avremmo molti effetti positivi». A qualcuno potrebbe sembrare la logica della buca di Keynes - da far aprire quando arriva la crisi e da far coprire per superarla - ma non è così. I risultati sarebbero non solo quelli di riattivare "meccanicamente" l'economia e creare così lavoro bensì di trarne poi grande profitto anche ambientale. «Secondo il piano comunitario - si legge su Italia Oggi - entro il 2020 tutti gli edifici privati dovranno essere a basso impatto, cioè dovranno essere meno energivori, nel senso di consumare meno energia e anche dovranno avere un minore inquinamento ambientale. Per gli edifici pubblici lo stesso obiettivo dovrà essere raggiunto un anno prima, verosimilmente. Ma ora, secondo quanto ha dichiarato ieri Tajani, l'Europa ha deciso di accelerare il raggiungimento di questo obiettivo comunitario. La questione è di primaria importanza anche perché investire nel risparmio energetico significa minore spesa per gli approvvigionamenti di energia. E, al tempo stesso, puntando sulle fonti alternative e le rinnovabili, si creerebbero nuovi posti di lavoro».

«In sostanza - viene detto dopo - come ha spiegato Tajani, per rimettere in moto la crescita con il piano di riqualificazione edilizia si vuole creare nuova domanda senza indebitarsi. La riqualificazione del patrimonio immobiliare delle città d'Europa avverrebbe con finanziamenti garantiti soltanto a chi vorrà investire con l'obiettivo del risparmio energetico». Tra l'altro, va aggiunto, è in dirittura di arrivo una direttiva che renderà legalmente vincolanti anche gli obiettivi del 20% di efficienza energetica, sino ad ora lasciati su base volontaria.

Ovviamente tutto questo non fa piacere solo a Cipolletta, fa piacere pure agli ambientalisti e anche a noi, che sulla manutenzione del patrimonio edilizio e naturale fondiamo parte della nostra linea editoriale, ma dovrebbe far contenti pure i confindustriali, che avrebbero solo da guadagnarci, e anche i professionisti del settore, dai geometri - che infatti come abbiamo scritto lo hanno già in testa come orizzonte del loro lavoro - agli architetti, ai designer.

Da par nostro non possiamo però esimerci da osservare e aggiungere una cosa: se abbiamo ben chiaro il concetto dei flussi di energia e della necessità di ridurli per ragioni economiche ed ecologiche, sarà sempre troppo tardi (ma meglio che mai...) quando altrettanta attenzione si avrà per i flussi di materia. Non è un'ossessione ed è pure pertinente perché nel piano di manutenzione del nostro territorio ci stanno pure le strade, per fare un esempio, e il riutilizzo degli inerti sarebbe una pratica assai vantaggiosa sia economicamente sia ambientalmente. E non servirebbe nemmeno un piano Marshall, perché di piani e leggi e quant'altro ce ne sono fin troppe, semmai il problema è opposto, ovvero rispettare quanto stabilito da anni e abbattere quel coacervo legislativo che crea un'impasse clamorosa e insostenibile. Ma in Italia, purtroppo, si assiste a uno strano fenomeno per il quale si devono raccogliere tutti i rifiuti urbani nel modo miglior modo possibile e ci se ne infischia del loro effettivo riciclo; e per gli speciali si pensa addirittura che il mercato debba fare da sé e quando si attiene alle leggi e riutilizza i materiali si pensa subito all'affare losco, piuttosto che a una buona pratica. Un riflesso condizionato che mina alle fondamenta le sostenibilità che, bisogna farsene una ragione, non è solo una corretta e sostenibile e democratica e rinnovabile gestione dei flussi di energia.

 

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