[13/03/2012] News

Referendum caccia in Piemonte: ambientalisti ed animalisti chiedono l'accorpamento con le amministrative

I promotori del referendum sulla caccia in Piemonte, le associazioni ambientaliste e animaliste (Enpa, Fai, Italia Nostra, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Wwf) hanno inviato una lettera aperta al presidente della Giunta regionale del Piemonte Roberto Cota, al presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo al Prefetto di Torino, ai ministri dell'Interno e della Coesione territoriale e alle Commissioni parlamentari competenti in cui chiedono che si proceda all'accorpamento delle amministrative, previste per il 6-7 maggio con il referendum, fissato dalla Giunta regionale il 3 giugno 2012, con un notevole risparmio di denaro pubblico.

Per le associazioni, qualora la proposta venisse accolta, si tratterebbe di un primo segnale di risarcimento del continuo ostacolo alla espressione della democrazia diretta, creato dalle varie maggioranze che si sono succedute al governo della Regione Piemonte dal 1987 in poi. Infatti dopo il deposito di circa 60mila firme avvenuto 25 anni fa per indire un referendum abrogativo di alcune norme della legge regionale sulla caccia, è iniziata una battaglia legale con continui rinvii ed elusioni dei doveri istituzionali, a cui è stata messa la parola fine solo dopo una sentenza definitiva della Corte d'Appello di Torino del 29 gennaio 2010 ed una sentenza del Tar Piemonte del 25 gennaio 2012, che ha intimato alla Regione di fissare la data del referendum.

Secondo le associazioni ambientaliste e animaliste il «comportamento delle istituzioni ha avuto l'unico scopo di impedire che venisse avviata la procedura referendaria, piuttosto che garantire la partecipazione democratica consentendo lo svolgersi della consultazione popolare in conformità al dato costituzionale, nonché alla legge statale e regionale che ravvisa nell'istituto referendario un primario strumento di partecipazione democratica dei cittadini al processo di formazione delle leggi (Sentenza della Corte d'Appello di Torino del 29/1/2010)».

Ora la parola è alla Commissione di garanzia del Consiglio regionale, che entro il 13 aprile formulerà il quesito e potrà dare indicazioni sulla data del 3 giugno. Nel merito sono in discussione aspetti importanti della normativa regionale vigente: il divieto di caccia per 25 specie selvatiche (17 specie di uccelli e 8 specie di mammiferi), che oggi sono cacciabili; il divieto di caccia generalizzato su terreno innevato; l'abolizione delle deroghe per le aziende faunistiche private ai limiti degli abbattimenti; il divieto di caccia la domenica. Gli ambientalisti e gli animalisti ritengono che «sinora la III Commissione consigliare della Regione Piemonte sta procedendo ad una riforma peggiorativa della normativa vigente sulla caccia, ampliando le specie cacciabili e deregolamentando ulteriormente la caccia, invece che orientarsi ad una revisione che risponda alle richieste di modifica dei promotori del referendum. E' per questo che in assenza di modifiche migliorative, che vadano nella direzione indicata dai circa 60 mila cittadini promotori del referendum, si chiede un tangibile ed improcrastinabile impegno affinché sia garantita pienamente l'informazione e facilitata la partecipazione dei cittadini alla prima consultazione popolare della storia della regione Piemonte» hanno concluso le associazioni.

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