[09/03/2012] News toscana

A Cispel non piace la bozza di decreto sulla gestione del ciclo integrato delle acque preparata dal governo

A Confservizi Cispel Toscana che rappresenta anche le aziende del servizio idrico della nostra regione, non piace la bozza di DPCM sulla gestione del ciclo integrato delle acque che il ministro dell'Ambiente Clini ha trasmesso a regioni, comuni e Autorità Energia e Gas, e per questo ha rivolto un appello ai vertici della Regione Toscana e all'Anci. Secondo Alfredo De Girolamo presidente di Confservizi Cispel Toscana e Giuseppe Sardu, coordinatore delle aziende del servizio idrico «la bozza rappresenta un pericoloso passo indietro: invece di aprire la strada dopo 15 anni e un referendum a un chiarimento definitivo sulla regolazione del servizio idrico, si definisce un quadro di competenze confuso, contradditorio, inefficace. E' fondamentale che all'Autorità sia garantita completa autonomia e indipendenza, come stabilito dalla legge ed è assolutamente indispensabile che le regioni ed i comuni facciano sentire la loro voce presso il Governo- hanno continuato De Girolamo e Sardu- per una radicale correzione dell'impostazione del DPCM perché essa tende a limitare l'indipendenza e l'autonomia che deve avere l'Autorità, impedendone un funzionamento efficace».

La forte preoccupazione delle aziende del servizio idrico deriva dal fatto che la bozza di DPCM assegna qualche competenza di regolazione all'Autorità per l'Energia e qualche competenza viene trattenuta al ministero dell'Ambiente, con sovrapposizioni, a loro avviso, e ponendosi in aperto e totale contrasto con la legge 214/2011 che trasferiva tutte le funzioni all'Autorità. Confservizi Cispel Toscana spiega che al contrario, la scelta di affidare per legge la regolazione a un'unica Autorità autonoma e indipendente come quella per l'Energia e il Gas corrispondeva alla necessità urgente e improrogabile di mettere definitivamente ordine in un settore che ha bisogno di certezze e non di ulteriore confusione.

«Non si comprende a quale titolo il ministero dell'Ambiente dovrebbe definire i livelli minimi di servizio e dovrebbe verificare i Piani di Ambito- hanno continuato De Girolamo e Sardu, oppure stabilire i criteri per la definizione dei costi, competenze che in un quadro di regolazione "normale" devono spettare esclusivamente all'Autorità di regolazione nazionale. E neppure si capisce il motivo di includere in questo Decreto norme relative alla gestione della risorsa e ai Distretti idrografici, aspetti della gestione dell'acqua che non riguardano la regolazione economica del servizio idrico integrato. In questa fase delicata di costruzione di un assetto di regolazione maturo per il servizio idrico in Italia, non servono pasticci e formulazioni ibride- hanno concluso de Girolamo e Sardu- ma un disegno chiaro, che attribuisca all'Autorità per l'Energia e il Gas tutte le competenze di regolazione, in modo da trasferire sul servizio idrico la stessa qualità della regolazione dimostrata in questi anni dall'Autorità nel settore energetico».

Che ci debba essere un rapporto diretto e limpido tra soggetto regolatore indipendente e gestore, senza troppe sovrapposizioni e passaggi farraginosi è condivisibile, però in merito alla pianificazione strategica (la pianificazione operativa è inclusa), in base alla quale si verifica se tutto il comparto delle acque opera in maniera sincrona per il raggiungimento degli obbiettivi di qualità definiti dalla normativa, è opportuno e improcrastinabile che un ente sovraordinato come l'Autorità di distretto idrografico (che cura l'interesse generale e tutela la risorsa idrica secondo criteri di sostenibilità), "tiri le fila". Tuttavia è necessario che il ministero dell'Ambiente nomini subito le Autorità di distretto idrografico fornendole il "potere" di intervento necessario e colmando un ritardo ingiustificabile.

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