[09/03/2012] News toscana

Fusti tossici a Gorgona, tutte le difficoltà della ricerca e del recupero secondo Castalia

Tra 30 e 60 giorni il tempo necessario per l'intervento

L'operazione si presenta come una delle più difficili tra quelle mai eseguite in tutto il Mediterraneo: circa 5 milioni di euro di spesa, un periodo di tempo che va dai 30 ai 60 giorni (in base alle condizioni meteo), uso delle più avanzate strumentazioni nel campo del settore subacqueo. A 50 giorni dall'allarme dei fusti caduti dal cargo "Venezia" della compagnia armatoriale Grimaldi non lontano dall'isola di Gorgona, la "fase due", quella del recupero del carico di materiale pericoloso, sembra non poter essere più rinviata. Le analisi effettuate finora hanno infatti dato solo parziali garanzie sulla tutela dell'ambiente. Lo ha ricordato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini in audizione alla Camera.

«Una prima analisi del pescato, come risulta dal parere dell'Istituto Superiore di Sanità non ha rilevato una presenza significativa degli inquinanti dispersi. Ciò può, però, essere dovuto al limitato periodo di permanenza in acqua degli stessi», ha dichiarato Clini.

L'emergenza non è terminata dunque, tanto che, la Capitaneria di porto, mercoledì ha intimato alla Grimaldi di far «pervenire un ulteriore piano di ricerca per i fusti non ancora rinvenuti». Con il loro contenuto di  ossidi di nichel, vanadio e molibdeno esausto (ciascun fusto contiene circa 170/180 Kg di materiale racchiuso in sacchi di plastica) il pericolo è ancora  molto concreto e l'individuazione dei bidoni è solo la prima parte di una vicenda ancora lontana dall'essere conclusa. Lo spiegano a greenreport dalla Castalia, società che in convenzione con il ministero dell'Ambiente si occupa di disinquinamento marino. Lorenzo Barone, responsabile operativo della società, ha curato le ricerche dei fusti effettuate fino ad oggi nel mar Tirreno.

Un vero e proprio "rastrellamento" avvenuto in un'area di 12 miglia quadrate, circa 20 chilometri quadrati. «I tempi per il recupero, in funzione delle condizioni meteomarine, possono variare dai 30 ai 60 giorni. La miglior soluzione è l'utilizzo di un Rov, un piccolo robot sottomarino filoguidato che può operare senza ausilio di sommozzatori. Grazie a dei braccetti appositamente allestiti, il Rov può agganciare il fusto, depositarlo in un grande contenitore adagiato sul fondale che poi viene portato in superficie e infine messo in sicurezza. Ma questa è solo una delle ipotesi di lavoro, una tipologia di intervento che abbiamo adottato in passato per materiali pericolosi e addirittura radioattivi. A Gorgona, le principali criticità derivano dalla non banale profondità che è circa 450 metri. Per la definizione di un piano di azione servirà comunque uno studio specifico e ulteriori accertamenti che non abbiamo effettuato perché noi non abbiamo ricevuto ancora nessun incarico. In questi giorni stiamo ultimando i report delle ispezioni effettuate, le attività sono formalmente sospese e aspettiamo eventuali decisioni dal Ministero. Molto probabilmente saremo chiamati per una nuova fase di ricerca».

I 96 bidoni ritrovati, sono solo una parte del carico disperso. All'appello mancano altri 102 fusti (in totale, secondo il ministro dell'Ambiente 224, dei quali solo 26 sono arrivati nel porto di Genova). Sarà possibile ritrovarli? Barone è convinto che le difficoltà non mancano, ma l'obiettivo non è impossibile da raggiungere.

«Non è da escludere un ulteriore ritrovamento. Siamo fiduciosi». Intanto, però, dopo 50 giorni dal giorno dell'incidente, la priorità rimane l'avvio della "fase due": il recupero dei bidoni già individuati.

Foto tratta da Repubblica.it

Torna all'archivio