[06/03/2012] News

Ecuador: scontro sulla miniera di Ecuacorriente. La polizia sgombra 8 donne che avevano occupato l'ambasciata cinese

La polizia dell'Ecuador ha sgombrato con la forza le 8 donne che oggi, alle 10 ora locale, erano entrate nell'ambasciata cinese a Quito per consegnare una protesta scritta contro la realizzazione di una miniera. Una ventina di manifestanti si è scontrata duramente con la polizia per cercare di impedire lo sgombero delle donne. Le donne non volevano uscire dall'ambasciata e così il governo "socialista" di Correa ha mandato poliziotti, agenti antisommossa e forze speciali.

Il governo aveva deciso di firmare oggi un contratto con Ecuacorriente, un'impresa cinese, per sfruttare la miniera di Mirador, che darà il via al primo sfruttamento minerario su vasta scala nel piccolo Paese sudamericano.

Le donne sono in stato di arresto. Ramiro Terán, un parlamentare dell'opposizione che è riuscito ad entrare nell'ambasciata ha detto che sono state trattate in modo violento, ma il comandante dell'unità speciale della polizia, Rodrigo Proaño, ha detto che le donne erano penetrate con la violenza nell'ambasciata ed impedivano al personale di lavorare.

Mentre agenti della polizia trascinavano le manifestanti, che opponevano resistenza, nel cellulare gli altri manifestanti gridavano assassini ai poliziotti. Gli agenti si sono fatti largo con la forza tra i manifestanti per riuscire a portare le donne fino alla sede della policía judicial.

La lettera di protesta diceva che il progetto minerario di Ecuacorriente «Distruggerà per sempre i territori dei popoli indigeni e la natura. Respingiamo la firma del contratto annunciato e per questo dichiariamo l'occupazione non violenta dell'ambasciata della Cina».

Alexandra Almeida, una delle manifestanti rimaste fuori ha detto al giornale Efe che «Esistono molte irregolarità in questa concessione e gli studi ambientali non sono stati approvati».

La lettera ricorda che «La Costituzione dell'Ecuador garantisce i diritti della natura, i diritti collettivi e dei popoli indigeni, quelli che stanno per essere violentati con la firma del contratto . La firma del contratto significa un'interferenza nella politica nazionale dovuta al fatto che esiste conflitto tra i popoli e le comunità dei territori concessionari e il governo nazionale. Denunciamo ai popoli di Ecuador e Cina gli atti illegali ed illegittimi che si pretende di consacrare con la firma di questo contratto».

La situazione è tesissima: diversi gruppi che si oppongono alla miniera, specialmente comunità indios, hanno convocato una marcia di protesta contro i piani del governo di Rafael Correa, che inizierà l'8 marzo e dovrebbe raggiungere la capitale Quito il 22 marzo. Il governo difende le sue scelte con il solito argomento: l'aumento delle entrate prodotto dalla mega-miniera che sarebbero necessarie per lo sviluppo dell'Ecuador ed assicura che i cinesi applicheranno le tecniche più moderne per minimizzare qualsiasi impatto ambientale.

Ma i manifestanti accusano Ecuacorriente di essere colpevole della criminalizzazione degli oppositori e di violare i diritti umani e l'ambiente, senza nemmeno aver terminato lo studio di impatto ambientale. Uno dei giovani attivisti che si sono scontrati con la polizia ha detto: «Le imprese cinesi devono sapere che in Ecuador esiste una società organizzata che difende la natura e si batte per i suoi diritti».

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