[21/02/2012] News

Il nucleare di Cina e Taiwan dopo Fukushima

L'amministrazione nazionale dell'energia della Cina ha annunciato sul suo sito interno di aver avviato una serie di progetti di ricerca e sviluppo «Al fine di perfezionare i meccanismi di risposta di emergenza delle centrali nucleari in caso di catastrofi estreme. Ispirandosi alla crisi nucleare di Fukushima in Giappone, che si è prodotta in seguito ad un sisma e ad uno tsunami devastanti l'11 marzo 2011, questi progetti puntano a perfezionare le tecnologie di sicurezza utilizzate nelle centrali nucleari cinesi».

I 13 progetti di ricerca e sviluppo saranno realizzati da China national nuclear corporation, China Guangdong nuclear power holding corporation e dall'Istituto delle tecnologie del nucleare e delle nuove energie insieme all'università di Tsinghua e «Dovranno essere terminati intorno al 2013 - dice l'Amministrazione nazionale dell'energia - Gli ingegneri e i ricercatori lavoreranno allo sviluppo delle tecnologie di messa in sicurezza dell'energia nucleare attraverso delle ricerche mirate e delle analisi sul terreno delle centrali nucleari».

Intanto, mentre ci si accorge che anche il nucleare cinese non è così sicuro come diceva il Partito comunista a Pechino, Wang Binghua, president della State nuclear power technology corporation ha già annunciato un mesetto fa che «Il primo reattore nucleare AP1000 dovrebbe essere operativo come previsto nel 2013».

La costruzione dei primi reattori ad acqua pressurizzata cinesi di "terza generazione" è iniziata nel 2009 e la Cina ha utilizzato per prima la tecnologia AP1000 dell'americana Westinghouse electric company. Ma nonostante i toni tranquillizzanti e la sicumera nucleare mostrata da Pechino, la Cina dopo il disastro di Fukushima Daiichi ha visibilmente rallentato il ritmo di realizzazione delle sue centrali nucleari, probabilmente impaurita dalla concreta possibilità che un sisma devastante come quello dell'11 marzo avvenga anche in Cina, dove già diverse centrali hanno subito danni per i terremoti.

Anche l'altra Cina, quella nazionalista di Taiwan si sta attrezzando per il nucleare post-Fukushima, anzi a sentir loro sono già a posto. Ieri i giornalisti sono stati portati in visita ad una centrale nucleare vicina alla capitale Taipei, dove sono state mostrate loro le nuove pareti e porte in acciaio inox di un sistema di raffreddamento di emergenza che così sarebbe in grado di resistere ad uno tsunami. Il sistema dovrebbe pompare acqua di mare nei reattori s i normali sistemi di raffreddamento andassero in tilt. Nell'impianto è stato anche installato un generatore diesel mobile ed altri due sono in costruzione. A Taiwan sono attualmente in funzione 6 reattori nucleari ed altri 2 sono in costruzione.

Queste minime misure di sicurezza, che la dicono lunga su quale fosse il livello di sicurezza del nucleare in un'isola densamente abitata e che è abituata ai terremoti/tsunami e a fenomeni climatici estremi, sono state prese dopo che la popolazione di Taipei si è mostrata sempre più preoccupata della scelta nucleare dopo il disastro di Fukushima e nell'isola ci sono state affollate manifestazioni contro il nucleare. E pensare che dopo la tragedia nucleare giapponese la commissione atomica di Taiwan disse che i reattori in funzione nella Cina nazionalista non avevano nessun problema di sicurezza, anche se ammise che d forse bisognava migliorare la resistenza sismica di tutte le centrali.

Tornando sulla madrepatria cinese in terraferma, passiamo ad un'altra grana nucleare quella nordcoreana. Oggi a Pechino è arrivato l'inviato speciale nordcoreano Kim Kye Gwan che il 23 febbraio incontrerà il suo collega statunitense Glyn Davies. Si tratta dei primi colloqui bilaterali sul dossier nucleare nordcoreano dopo la morte a dicembre dell'"amato leader" della Corea del Nord Kim Jong Il. Gli ultimi 2 colloqui erano avvenuti a Ginevra nell'ottobre 2011. Al suo arrivo a Pechino Kim Kye Gwan non ha voluto parlare con i giornalisti, probabilmente lo aspettano due intensi giorni di colloqui con i compagni/padroni cinesi che vogliono capire quanto sia cambiata la posizione della Corea del Nord sul nucleare dopo la successione dinastica nel regime nazional-comunista di Pyongyang con l'ascesa del nuovo leader Kim Jong Un.

E' improbabile però che i nordcoreani accetteranno la proposta statunitense di fermare il loro programma di arricchimento dell'uranio in cambio di aiuti alimentari. E' più probabile che il regime militare-comunista nordcoreano voglia garanzie sulla sua sopravvivenza e fino ad ora questa è stata garantita solo dal tira e molla nucleare che tiene sotto ricatto Pechino, Washington, Seoul e Tokyo.

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