[17/02/2012] News

Crisi, c'è puzza di Programmi di aggiustamento strutturale

Pensati per i Paesi in via di sviluppo, i Pas produssero solo danni ambientali e sociali

Il 17 febbraio davanti al Parlamento a Roma ha avuto luogo una manifestazione singolare  che ha visto, come protagonisti, la finanza speculativa verso la società civile. Un vero e proprio tiro alla fune, con chi, da una parte, ha rappresentato il mondo dei finanzieri e della politica che sostiene i tagli alle politiche sociali e ambientali e dall'altra i lavoratori, gli studenti e gli attivisti in difesa della cultura e dell'ambiente. E la figura di Robin Hood, simbolo internazionale di questa campagna che si è manifestata in oltre 30 paesi per questa prima giornata globale. La proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie è stata così rappresentata, davanti ai media e ai parlamentari.

Equità e giustizia sociale da un lato e tutela ambientale dall'altro sono state sempre vittime sicure della nostra impostazione economica e finanziaria, più che mai in una situazione di crisi come quella attuale. Non a caso, per quanto riguarda la crisi della Grecia, il Wwf è intervenuto con una lettera inviata alla Commissione Europea, alla Banca centrale europea e al Fondo Monetario Internazionale per puntualizzare come  i piani di risanamento del debito pubblico "imposti" al paese si stiano traducendo in una vera e propria distruzione ambientale, a causa dei processi di deregolamentazione e liberalizzazione spinti, ben noti anche in Italia.

Le origini della grave crisi economica e finanziaria in cui ci troviamo, scatenatasi nel 2008 nelle grandi linee sono abbastanza note anche al grande pubblico e sono state oggetto di numerose ed articolate analisi.

Ciò che ancora non sembra invece adeguatamente esplorato, come ho scritto più volte nelle pagine di questa rubrica, è il legame esistente tra questa crisi e la crisi più complessiva di un modello economico basato sul dogma della crescita continua e che ha ormai dimostrato, in maniera molto chiara, la sua insostenibilità sociale ed ecologica per il futuro.

Sono numerose le campagne ed i centri di approfondimento e di ricerca che studiano questa situazione, le cause che la hanno provocata e le prospettive di soluzione.  Per fare un esempio tra i tanti, cito la New Economic Foundation (NEF) britannica (www.neweconomics.org) che da anni approfondisce queste tematiche fondamentali per il nostro futuro e che produce analisi e documenti estremamente utili per comprendere cosa sta accadendo.

La NEF ha lanciato un progetto dal titolo "The Great Transition" (del quale si possono scaricare gratuitamente dal sito gli interessanti rapporti sin qui pubblicati, come tutti gli altri rapporti della NEF derivanti dagli altri progetti) scaturito proprio dalla necessità di esaminare approfonditamente la crisi economico e finanziaria attuale nell'ottica alternativa di una nuova impostazione economica che metta al centro il capitale naturale e quello sociale, per garantire il benessere di tutti.

Esistono anche strutture  che coordinano campagne e movimenti come, ad esempio, l'European Cross-networking Space on the Global Crisis (promotore della manifestazione del 17 febbraio) che è uno spazio aperto a tutte le organizzazioni e le reti che lavorano sulle crisi globali, e che desiderano collaborare con altri gruppi a livello europeo.

L'apposito sito www.makefinancework.org (for people and the planet) raccoglie e cerca di rendere visibili il lavoro di diversi gruppi e organizzazioni della società civile europea, di reti e di movimenti sociali, organizzazioni non governative che includono tra gli altri sindacati, gruppi che lavorano per la giustizia globale, organizzazioni ambientaliste, associazioni per lo sviluppo, movimenti contadini, organizzazioni religiose, associazioni che lottano contro la povertà. Si tratta di realtà che provengono da diversi Paesi europei e, nel gennaio del 2009, hanno deciso di organizzarsi nell'European Cross-networking Space on the global crises.

Il quadro generale della crisi attuale sembra abbastanza chiaro. Sappiamo che nel 2008, particolarmente negli Stati Uniti, si è verificata una grave situazione nell'ambito dell'attività creditizia, con il crollo degli ormai celebri mutui subprime , cioè quei prestiti immobiliari a rischio elevato (perché concessi a persone il cui livello di ricchezza e di reddito è scarso e che rischiano quindi di non essere in grado di poterli restituire) e che tale crisi è poi proseguita, particolarmente in Europa, con la crisi del debito pubblico e quindi dei sempre più pesanti deficit  dei bilanci di diversi stati, a partire dalla Grecia.

Se volessimo andare un poco più a fondo nell'analisi di queste cause, possiamo certamente individuare una linea comune che le attraversa e che riguarda senz'altro il leit-motiv dominante che caratterizza l'impostazione dell'economia legato al dogma della crescita continua della produzione e dei consumi e quindi dell'indicatore simbolo che la caratterizza, il Prodotto Interno Lordo (PIL).

Ciò che è avvenuto negli ultimi decenni e cioè la promozione di un'economia sempre di più finanziaria e senza regole, ha profondamente aggravato la situazione generale delle nostre società.

Da più di trenta anni, il sistema produttivo occidentale si è trovato in una fase di sovrapproduzione affiancata anche alla possibilità, per le imprese, di procedere alla delocalizzazione della produzione verso quei paesi che presentavano minori costi del lavoro, situazione che ha comportato, conseguentemente, una compressione dei salari. Semplificando, questi meccanismi hanno prodotto un imponente spostamento della ricchezza dai salari e dal lavoro alle rendite ed ai profitti finanziari. Ciò, a sua volta, ha prodotto tassi di profitti più elevati ai grandi capitali, favorendo la concentrazione della ricchezza.

Non solo: ma per vendere la sovrapproduzione delle imprese a fronte di un indebolimento dei salari, pur di mantenere alti i consumi e per continuare a favorire il dogma della crescita, si è favorito l'indebitamento delle famiglie, delle imprese e degli stati.

Questa situazione si è andata poi incrociando con la crescente crisi dei bilanci di diversi paesi, toccati anche da decenni da pesanti fenomeni di illegalità, corruzione ed evasione fiscale (come ha luogo, ad esempio, in Italia) che hanno completamente distorto ed aggravato i bilanci dello stato.

Si è così complessivamente verificata sempre di più una situazione di economia reale dipendente dalla "droga" della finanza virtuale, il tutto, a sua volta dipendente dalla "droga" della crescita.

La finanza quindi, in questi ultimi decenni, ha di fatto sottratto risorse all'economia reale, al sistema produttivo, alle famiglie ed ai lavoratori. Gli individui e le famiglie sono stati spinti ad indebitarsi sempre di più, mentre le grandi imprese si sono sempre di più finanziarizzate  per supplire alla diminuzione dei profitti delle loro attività economiche. Questo processo ha di fatto ulteriormente aggravato lo spostamento delle risorse e del potere dall'economia reale alla finanza.

Un'analisi e delle proposte molto interessanti in questo senso si possono trovare nel volume "Manifesto degli economisti sgomenti. Capire e superare la crisi" edito da Minimum fax, che costituisce la traduzione dell'interessante "Manifeste d'economistes atterrés", ( vedasi http://atterres.org) curato in Italia dalla Campagna Sbilanciamoci (www.sbilanciamoci.it) , in particolare da Andrea Baranes.

Quello che sta avvenendo oggi in diversi paesi europei, tra cui il nostro, presenta moltissime analogie con i famosi Programmi di Aggiustamento Strutturale (PAS) avviati dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) negli anni Ottanta e Novanta, nei paesi in via di sviluppo.

Tali programmi prevedono significativi cambiamenti nelle politiche di quei paesi definiti condizionalità e rappresentano il presupposto da soddisfare per ottenere nuovi finanziamenti dal FMI o dalla Banca Mondiale, o per ottenere tassi d'interesse inferiori sui finanziamenti esistenti. Le condizionalità sono implementate per assicurare che il denaro prestato sarà speso in conformità con gli obiettivi globali del finanziamento. In generale, si è sostenuto per giustificare i PAS che i finanziamenti concessi dalla Banca Mondiale e  dal FMI sono progettati per promuovere la crescita economica, generare reddito, e ripagare il debito che i paesi hanno accumulato.

Attraverso le condizionalità, i Programmi di Aggiustamento Strutturale di fatto implementano generalmente programmi e politiche di "libero mercato". Questi programmi comprendono cambiamenti sia interni (come le privatizzazioni e le deregolamentazioni) sia esterni, ad esempio la riduzione delle barriere commerciali.

I PAS sono stati duramente attaccati per i drammatici danni ambientali e sociali che hanno prodotto nei paesi dove sono stati attuati.

E' veramente giunto il momento di lavorare seriamente per impostare una nuova economia. Continuare su questa strada può essere veramente suicida.

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