[14/02/2012] News

Usa: mezzo milione di firme inviate al Senato per dire no all'oleodotto KeystoneXL

E Obama torna a puntare sull’ecologia

Le associazioni ambientaliste Usa ieri avevano lanciato una petizione urgente per tentare di raccogliere in sole 24 ore mezzo milione di firme sotto un messaggio da inviare ai senatori statunitensi che ribadisce l'opposizione alla realizzazione della Keystone XL tar sands oil pipeline, l'oleodotto che dovrebbe portare l'inquinatissimo greggio degli scisti bituminosi dell'Alberta dal Canada fino alla raffinerie del Texas, sulla costa del Golfo del Messico.

Il successo è stato strepitoso: sono bastate sette ore per arrivare alle 500.000 firme, la raccolta continuerà fino alle 12,00 di oggi, ora di Washington, ed alle 15,00 le associazioni ambientaliste consegneranno gli scatoloni con più di mezzo milione di firme a senatori Harry Reid, democratico, e Mitch McConnell, repubblicano.

Michael Brune, direttore esecutivo del Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, ha sottolineato: «Gli americani non vogliono questo petrolio, non vogliono questo rischio, e non vogliono questo circo politico. Il presidente (Barack Obama, ndr) si è opposto alle Big Oil e ha respinto Keystone XL tar sands pipeline. Se i repubblicani al Congresso fossero sinceramente preoccupati per i posti di lavoro, sarebbe passato il jobs package lo scorso autunno. Se fossero genuinamente preoccupati per l'America da costruire  avrebbero approvato il clean transportation bill. E se fossero davvero preoccupati per il popolo americano terrebbero fuori il business dall'approvazione dei pericolosi "oil industry pet projects"».

L'appello urgente era stato lanciato nel pomeriggio di ieri, dopo che era arrivata la notizia che le Big Oil avevano chiesto al Congresso di votare per la realizzazione della Keystone XL che nei giorni scorsi era stata bloccata da Obama. «Abbiamo 24 ore per fermali prima del voto - scriveva allarmata  Sarah Hodgdon, conservation director di Sierra Club - Insieme abbiamo fermato la Keystone Xl prima e possiamo fermarla di nuovo. Vi preghiamo di spendere 30 secondi ora per far sapere al Congresso che vi opponete alla Keystone XL tar sands oil pipeline. La Keystone XL sarebbe un disastro per l'aria e l'acqua pulite acqua che non potrebbero mai trasmettere i loro meriti da sole». 

Sierra Club accusa apertamente alcuni membri del Congresso che, dopo aver incassato le donazioni della  Big Oil, hanno assegnato il "must-pass" al progetto di legge sui trasporti per cercare di farlo passare Già all'inizio del mese i soci ed i sostenitori di Sierra Club avevano inviato oltre 100.000 lettere al Senato per fermare lo "stand-alone Keystone XL bill", riuscendo a bloccare un voto che era dato per imminente e che è saltato grazie alla pressione popolare.

Ma repubblicani e Big Oil sono tornati alla carica improvvisamente e una coalizione formata da oltre una dozzina di gruppi ambientalisti, organizzazioni progressiste e imprese, da Credo Mobile a Patagonia fino a Sierra Club, ha lanciato la 24-hour emergency campaign che ha raggiunto l'obiettivo delle 500.000 firme contro Keystone XL in sole 7 ore, scaricando un vero e proprio macigno (e molto ingombrante) non solo nell'aula del Senato, ma anche sulle primarie repubblicane, dove il populismo si spreca ma se il popolo dic e no ai progetti delle Big Oil viene ignorato.

Sarah Hodgdon  sottolinea che Il Congresso, che definisce «Paradiso delle Big Oil», non è stato in grado di far passare il progetto della pipeline del petrolio delle sabbie bituminose,  per questo i repubblicani sono partiti a testa bassa all'attacco della unrelated transportation legislation. «Uno di questi disegni di legge potrebbe nientemeno che aprire il Artico alle trivellazioni e tagliare i finanziamenti essenziali per il trasporto pubblico e la protezione ambientale - dice la Hodgdon -  Questi progetti di legge sui trasporti  dovrebbe riguardare nuove politiche e idee per portarci fuori dal petrolio, non proposte di fidanzamento che rendono solo peggiore la nostra dipendenza dalle Big Oil».

Intanto Barack Obama, presentando il suo progetto di bilancio in chiave elezioni di novembre, ha detto che saranno rialzati - oltre alle tasse sui ricchi - anche i prelievi sull'industria del petrolio e del gas, attraverso l'eliminazione di sussidi e agevolazioni. Insomma, Obama anche per queste elezioni punta sull'ecologia, speriamo con più fortuna - nell'attuazione delle stesse - del suo primo e crediamo non ultimo manadato

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