[07/02/2012] News toscana

La tutela dei piccoli allevatori parte dalla Toscana

Legambiente, Cia e Aiab hanno presentato una piattaforma di proposte a tutela dei piccoli allevamenti che mirano a semplificare una serie di regole pensate per la grande impresa, ma che rendono molto difficile la gestione e la stessa sopravvivenza di una piccola azienda zootecnica che, secondo le associazioni, rischia di essere soffocata dalla burocrazia e da un eccesso di norme igieniche e di prescrizioni urbanistiche.

«Una tale prospettiva non può lasciarci indifferenti per molte ragioni - ha dichiarato Beppe Croce (Nella foto), responsabile agricoltura di Legambiente Toscana - innanzitutto per il ruolo fondamentale che i piccoli allevamenti svolgono nel garantire la qualità del nostro cibo, la biodiversità di razze e l'aspetto del paesaggio rurale, attraverso le coltivazioni di prati e pascoli, i quali garantiscono a loro volta il mantenimento/miglioramento della fertilità naturale dei terreni. Le proposte di Legambiente, Cia, Aiab e CTBP sono principalmente finalizzate alle pratiche sostenibili di zootecnia, cioè a quelle piccole aziende che operano "a ciclo chiuso", utilizzando in stragrande maggioranza fonti di alimentazione di provenienza aziendale e reimpiegando la maggior parte dei sottoprodotti dei propri cicli produttivi».

I numeri che testimoniano il crollo della zootecnia in Toscana, fatta soprattutto da piccole aziende, sono stati sottolineti dalla Cia regionale: per i bovini le aziende sono passate da 4.964 a 3.486 (-29,8%) oltre al -10,1% per capi; mentre per gli ovini erano 4.628 le aziende nel 2000 e sono 2.452 nel 2010 (-47%) sono un -24,9% per numero di capi.

«I dati recenti del sesto censimento sull'agricoltura toscana - ha spiegato Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana - evidenziano una forte criticità del settore nella nostra regione. Più di un quarto delle aziende zootecniche toscane sono scomparse in soli dieci anni, la maggioranza delle quali sono piccole e piccolissime aziende, per lo più in aree marginali e montane della regione. Emerge che l'agricoltura delle aree svantaggiate e montane sta chiudendo: se si vuol salvare l'agricoltura occorrono politiche e risorse adeguate, a partire dalla nuova Politica agricola comune (PAC 2014-2020) che va profondamente modificata. Da parte nostra insistiamo nel dire -  ha aggiunto Pascucci - che l'agricoltura toscana e la zootecnia in particolare, oltre alle difficoltà derivanti dai problemi strutturali che la affliggono, è strozzata da troppi vincoli, da troppa burocrazia e da una PAC sbagliata che da anni penalizza i nostri agricoltori. Invitiamo la Regione Toscana a intraprendere subito iniziative per il sostegno e per il rilancio del settore zootecnico, perché il trend negativo che i dati del censimento hanno evidenziato subisca un'inversione di rotta. La Regione Toscana - ha concluso il presidente Cia - favorisca lo sviluppo e la nascita dei piccoli allevamenti, che possono essere volano economico fondamentale per alcune aree rurali e per rafforzare la filiera corta locale».

La risposta dalla Regione è arrivata per voce degli assessori all'Agricoltura e Governo del territorio Gianni Salvadori e Anna Marson  «Bisogna aprire un tavolo permanente di confronto tra i quattro assessorati all'Agricoltura, all'Ambiente, alla Sanità e all'Urbanistica- ha detto Salvadori- A marzo sarà emesso un bando sui pascoli di montagna che prevede un sostegno sopratutto per i piccoli allevatori e li tutela per tutti gli obblighi che devono adempiere su imposizione dei regolamenti comunali. Mi trovo, inoltre, perfettamente d'accordo per quanto riguarda l'argomento sulla sperimentazione di nuove forme, nuovi metodi di identificazione elettronica meno invasivi per l'animale e per quanto riguarda la questione del latte crudo sono a favore di interventi per agevolare i costi delle analisi».  

«Con le associazioni degli agricoltori - ha aggiunto - c'è già l'impegno a rivedere insieme gli articoli della legge 1/2005 che trattano di territorio rurale. Prima di rivedere la legge, però, dobbiamo costruire insieme una visione strategica complessiva sul futuro dell'agricoltura in Toscana. Ritengo altresì - ha concluso l'assessore Marson - che la Regione Toscana possa promuovere una modalità per garantire ai giovani che vogliono fare agricoltura l'accesso a terreni agricoli ad un costo sostenibile. In tal senso potremmo pensare di trattare con apposito Programma Unitario di Valorizzazione territoriale (PUV) le diverse aree agricole di proprietà degli enti pubblici».

Tra le proposte avanzate da Legambiente, Cia e Aiab il diritto ad usare in azienda i sottoprodotti dei propri allevamenti, a seppellire un animale morto senza spedirlo a un inceneritore fuori regione, a macellare in un agriturismo i propri animali per somministrarli ai clienti o per vendita diretta, l'introduzione di criteri di semplificazione in grado di eliminare duplicazioni e disposizioni inutili, dall'altra parte porre in atto un sistema basato sulla modulazione delle prescrizioni alla effettiva gravità del rischio e, soprattutto, sul sostegno ad un sistema di supporto tecnico alle aziende del settore.

Intanto il senatore del Pd Francesco Ferrante ha preso un impegno: «In questi giorni al Senato si sta rivedendo la normativa sui sottoprodotti di origine animale e l'impegno che metto in prima persona consiste nel semplificare e consentire l'uso di questi stessi nelle aziende».

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