[06/02/2012] News toscana

Prosegue il dibattito sulla gestione rifiuti in Toscana

In merito alla replica del Direttore Borchi, mi preme precisare che il tema da me posto è focalizzato non alla salvaguardia delle eventuali gestioni esistenti, sia relativamente ai servizi che agli impianti di trattamento dei rifiuti, ma alla funzione monopolista che si intende affidare al nuovo soggetto gestore, anche in riferimento alle attività che, essendo sottratte alla cosiddetta privativa dei comuni, di fatto vengono comunque consentite esclusivamente allo stesso.

Posso fare alcuni esempi per precisare quanto sopra.

Come è noto, nella definizione di biomassa da destinare alla produzione di energia da fonte rinnovabile è compresa anche la componente organica dei rifiuti urbani.

Un recente decreto del mese di dicembre 2011 , che finanzia interventi di produzione di energia rinnovabile nelle regioni meridionali, ha ancora una volta precisato che anche la matrice organica proveniente dalle raccolte differenziate dei rifiuti è biomassa da destinare alla  produzione di energia rinnovabile ( nel caso specifico poi si esplicita che il processo di riferimento è la produzione di biogas tramite digestione anaerobica).

Supponiamo allora che illuminati operatori , anche del mondo agricolo, decidano di investire nella realizzazione di impianti di digestione anaerobica che, oltre ad utilizzare le usuali biomasse provenienti dal mondo agricolo o agro-industriale, siano in grado di utilizzare anche la frazione organica dei rifiuti proveniente dalle raccolte differenziate.

Se ciò avvenisse, oltre al beneficio di incrementare la produzione di energia rinnovabile, si avrebbe anche il beneficio di evitare che tale componente organica venisse fatta viaggiare per lunghe distanze fino agli impianti previsti nella pianificazione dell'ATO.

Ora, poiché nel piano di ambito si prevedono alcuni impianti di grossa taglia anaerobici per la produzione di biogas e di compost dalla frazione organica, impianti che sicuramente saranno realizzati o gestiti con proventi provenienti dalla TIA e tramite il soggetto gestore unico, cosa succederà , nell'ipotesi di questo scenario?

I Comuni, il gestore , l'ATO o chi per essi, si rifiuterà di conferire a questi impianti privati per la produzione di energia rinnovabile la biomassa perché vincolati da un contratto con il nuovo gestore?

Le Provincie si rifiuteranno di autorizzare questi impianti per la produzione di energia rinnovabile perché non compresi nel Piano d'Ambito?

Sentiremo di nuovo dire che, poiché gli impianti finanziati dal gestore unico,e  dal privato dello stesso, devono essere ripagati, dovremo comunque conferire lì i rifiuti anche se a prezzi maggiori?

Chi poi controllerà sull'effettivo beneficio nella produzione di energia rinnovabile di questi impianti di ATO?

Un ragionamento simile potrei anche estenderlo all'utilizzo degli scarti da potature di aree pubbliche o private, che rientrano nella definizione di biomassa, e che poi verranno conferiti ai soliti impianti di Piano.

Come certamente Lei Direttore sa, oggi la necessità di separare i compiti e le funzioni del gestore incaricato di smaltire i rifiuti indifferenziati da quelli di altri operatori, maggiormente privati, impegnati nelle attività di recupero e valorizzazione, è l'unica strada percorribile per raggiungere realmente ed efficacemente gli obietti di raccolta differenziata posti dalla normativa comunitaria.

Mi piacerebbe essere smentito dai fatti, ma fino ad oggi non ho ancora visto che  un unico soggetto che fosse contemporaneamente impegnato sulle attività di smaltimento e di recupero abbia di fatto potuto garantire, con risultati economicamente convenienti, tali obiettivi di raccolta differenziata.

Solo laddove esiste una sana e forte competizione tra più soggetti, tutti impegnati nel raggiungimento degli obiettivi, ho visto risultati validi ed efficienti.

Quando, con l'Amministrazione del Sindaco Marcucci, a Viareggio decidemmo di separare in modo netto i compiti della SEA, che gestiva le attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti indifferenziati, da quelli della SEARISORSE,  che invece fu costituita per gestire e potenziare le raccolte differenziate e gli impianti di valorizzazione del materiale recuperato,  scegliemmo proprio di creare questa competizione che alla fine è risultata vincente.

Non posso però dimenticare le difficoltà burocratiche che furono poste dagli uffici Provincia allorquando decidemmo di dotare Viareggio di un impianto di codigestione anaerobica dei fanghi e degli scarti umidi provenienti dalla raccolta differenziata.

Il Dirigente della Provincia di Lucca rifiutò infatti l'autorizzazione, peraltro richiesta  con le modalità delle procedure semplificate, semplicemente perché l'impianto proposto non era inserito nel Piano d'Ambito.

Mi chiedo allora, e vi chiedo, nel futuro succederà lo stesso?

Verranno di nuovo impedite iniziative imprenditoriali autonome, destinate alla produzione di energia rinnovabile, solo perché queste non sono inserite nei Piani d'Ambito?

E le cartiere, le industrie di recupero del vetro, della plastica o quanti altri si impegnano a recuperare risorse da rifiuti, saranno anche loro impediti nel trattare rifiuti perché non inseriti nel Piano d'Ambito?

Si pensa davvero che, con due o tre mega impianti di digestione anaerobica gestiti dal Soggetto gestore unico ( mi sembra che vi siano previsioni per Pontedera, Livorno, Rosignano, almeno) si risolva, in modo economicamente conveniente, il problema del trattamento della frazione umida?

E quando poi si cercherà di ridurre i quantitativi da conferire a questi impianti, ci sarà di nuovo qualcuno che protesterà perché comunque bisognerà pagare i mancati conferimenti con la formula vuoto per pieno?

Alcuni mesi fa, avevo prospettato all'Amministrazione di Follonica la possibilità di realizzare un impianto agricolo di produzione di Biogas che poteva anche risolvere il loro problema nello smaltimento dell'umido.

Mi fu detto che il comune era vincolato con un contratto che lo obbligava  conferire all'impianto definito dall'ATO, anche se a prezzi maggiori di quelli che avevo prospettato.

Succederà di nuovo ciò, anche negli altri comuni dell'ATO Costa?

Mi piacerebbe una chiara,e  definitiva, risposta da parte sua, egregio Direttore, o da parte dei nostri Amministratori Regionali, che questo modello hanno legittimato.

Con la massima stima

Ing. Giuseppe Vitiello

Al nuovo intervento di Giuseppe Vitiello, il presidente dell'Ato Costa Franco Borchi replica così: purtroppo non posso prestare ulteriore attenzione a questo interessante dibattito.

Mi preme tuttavia ripetere che, con la delibera " quadro " assunta dall'Ato e gli atti ad essa collegati, sono state fornire adeguate motivazioni perché fossero identificate le attività oggetto dell'affidamento del servizio integrato al soggetto individuato con gara ad evidenza pubblica, e le attività soggette viceversa a libero mercato.

Concordo con chi esprime perplessità sulla rigida separazione tra il ciclo di gestione dei rifiuti urbani e quello dei rifiuti derivanti dalle attività produttive: come noto i rifiuti non domestici sono almeno il triplo degli urbani. Spesso tale separazione non trova giustificazione né economica, né gestionale e tantomeno ambientale: su questo il " soggetto pubblico " dovrebbe riflettere seriamente e mettere in campo proposte concrete.

Tuttavia le norme esistono per tutti ed oggi l'Ato deve occuparsi solo dei rifiuti urbani e su tale ciclo di gestione deve strutturare un assetto organizzativo basato su criteri di efficienza - efficacia ed economicità. Se ne prenda atto quando si parla di questa materia.

Su tutto ciò che attiene i possibili investimenti di " illuminati operatori " in settori diversi da quello della gestione dei rifiuti urbani, e la loro effettiva realizzabilità correlata alla volontà e le competenze di enti diversi dall'Ato, mi permetto di astenermi da aggiungere altro a quanto precedentemente riferito.

Cordiali saluti.

 Dott. Franco Borchi      

 

Chiamato in causa dall'ingegner Vitiello, a parte quanto sostiene il direttore Borchi richiamando l'attenzione sugli ignorati e rimossi (psicologicamente) "speciali", sinceramente non sono in grado di scendere così nei particolari tecnici.  Ritengo però imprescindibile una premessa generale:  per una corretta gestione integrata dei rifiuti è necessario fare pianificazioni che tengano conto delle effettive esigenze di un territorio. E per territorio non è possibile intendere, di volta in volta, ciò che interessa al momento (comuni, province, Ato provinciali, Ato interprovinciali, Ato regionali, ecc......). Per territorio si intende Ambito territoriale ottimale normativamente stabilito. Detto questo, una volta fatte, le pianificazioni, andrebbero rese operative. Si può discutere, e si discute, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, secondo le diverse opinioni. Non si può discutere sul fatto che, almeno negli ultimi dieci anni, in Toscana non si è fatto né questo né quello.

Alessandro Farulli

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