[03/02/2012] News toscana

Rischio idraulico: botta e risposta tra provincia di Grosseto e Regione

La provincia di Grosseto chiede un tavolo di confronto per avanzare proposte di modifica dell'art. 141 della legge sul rischio idraulico. «La Maremma è una terra strappata all'acqua perché l'uomo ci vivesse in salute e potesse lavorarla- ha dichiarato il presidente della provincia, Leonardo Marras - Sta qui la peculiarità che va riconosciuta alla provincia di Grosseto rispetto all'impatto della nuova Legge regionale sulla prevenzione del rischio idraulico. Una norma che, pur con i dovuti aggiustamenti, considerati gli eventi tragici che nello scorso autunno si sono verificati in Lunigiana, costituisce un presidio a tutela delle nostre comunità e va comunque sostenuta».

«La Regione è consapevole dei problemi che possono nascere dalla sua applicazione e per questo ha già scritto al comune di Grosseto e alla Provincia per aprire subito un tavolo tecnico di verifica- ha aggiunto il presidente- Con Bonifazi (sindaco di Grosseto ndr), faremo la nostra parte e cercheremo di avanzare proposte migliorative entro i prossimi 30 giorni, anticipando il termine dei 180 previsti dalla Regione».

A stretto giro sono arrivate le precisazioni degli assessori all'ambiente e all'urbanistica, Anna Rita Bramerini e Anna Marson. «Certo che la Maremma e la Lunigiana sono territori diversi. Certo che gli interventi urbanistici, se vogliono essere davvero efficaci, devono essere studiati in base alle caratteristiche specifiche dei territori, che nel caso di Grosseto vedono in primo piano l'attività agricola- hanno detto i due assessori- Siamo convinte che più sicurezza, che è uno degli obiettivi delle nuove norme, garantirà anche uno sviluppo equilibrato e duraturo all'economia locale, di cui proprio l'agricoltura, appunto, potrà soprattutto beneficiare. Per questo l'applicazione della norma sugli interventi nelle aree a pericolosità idraulica molto elevata, approvata con la legge finanziaria 2012, sarà accompagnata da un lavoro di ricognizione del quadro conoscitivo delle aree interessate per calibrarne la corretta applicazione».

Per Marras «è giusto tutelare il territorio, ma va fatto senza mortificarne lo sviluppo» affermazione su cui a tavolino si può essere d'accordo. Ma all'atto pratico, in nome del "libero" sviluppo si sono compiuti scempi ambientali e perpetuati gli stessi errori. Basta vedere cosa propongono i sindaci dopo i disastri che hanno colpito i loro territori.

Comunque Bramerini e Marson hanno cercato di tranquillizzare provincia e comune di Grosseto «Sembra utile specificare che la Giunta della Regione Toscana fin dalla stessa approvazione della norma ha avviato una ricognizione del quadro conoscitivo nelle aree soggette a pericolosità idraulica molto elevata. Proprio il Consiglio Regionale parallelamente alla Finanziaria 2012 ha, del resto, approvato una mozione che concede alla Giunta, ed in particolare agli assessorati all'ambiente e al governo del territorio, sei mesi di tempo per calibrare la norma. Lo scopo è proprio quello di valutare gli effetti di ricaduta della legge nei diversi contesti territoriali. Laddove si dovessero riconoscere effettive penalizzazioni di alcune particolari realtà territoriali risulta evidente che la Regione si attiverà verificando nel più breve tempo possibile le diverse possibilità di più puntuale individuazione delle pericolosità e di riduzione delle stesse, oltre che di riduzione del rischio».

Gli assessori spiegano poi il contesto in cui è nata la norma. «E' importante sottolineare che la norma nasce all'indomani dell'evento della Lunigiana, dove a un anno di distanza dall'evento di Massa, e a due anni da quello del Serchio, si è avuto modo, per l'ennesima volta, di verificare che il fattore principale di prevenzione dalle alluvioni e dagli effetti connessi è quello di non costruire nelle zone a rischio idraulico. Questo anche perché, come insegnano ormai la storia e la recente triste attualità, i corsi d'acqua durante una piena tendono a riprendersi quelle aree che gli sono state sottratte dall'attività e dagli insediamenti umani».

Come sappiamo le responsabilità della pessima urbanizzazione e dell'antropizzazione del territorio con colate di cemento, si sono più volte palesate nelle alluvioni che nel tempo si sono succedute lungo lo stivale (Toscana inclusa) e da questo punto di vista non ci sono territori "immuni". Questo deve rimanere un dato condiviso, se dai disastri avvenuti vogliamo imparare qualcosa. Poi per i dettagli ovviamente c'è spazio. «E' sicuramente vero che ci sono ambiti che necessitano di un approfondimento specifico come nel caso di Grosseto dove si prevede la costituzione di un tavolo tecnico (in fase di convocazione) appositamente composto per l'analisi puntuale delle singole criticità» hanno concluso Bramerini e Marson.

 

 

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