[30/01/2012] News

La Russia ultima al mondo per la riduzione dell'inquinamento e politiche ambientali

Il 23 gennaio il "Financial Times" ha pubblicato l'articolo "Russia found failing on pollution curbs" che mette la Russia all'ultimo posto del mondo per le misure di riduzione dell'inquinamento e per la gestione delle risorse naturali. Secondo Vladimir Slivyak, co-presidente dell'associazione ambientalista russa Ecodefence, «Data la diffusa mancanza di consapevolezza ambientale e il sistema politico intriso di corruzione, questo è un risultato disastroso, ma difficilmente sorprendente».

Il Financial Times scrive: «La grave crisi in termini di salute pubblica ambientale in Russia tra il 2000 e il 2010, così come un peggioramento delle performance delle perdite da sovra-pesca e deforestazione, hanno significato la dimostrazione del minimo miglioramento tra i 132 Paesi analizzati in un rapporto dai ricercatori dell'università di Yale e Columbia negli Usa». Perfino Cina ed india, le grandi economie in più rapida crescita industriale al mondo, il cui boom economico ha portato livelli enormi di inquinamento negli ultimi anni, sono prima della Russia in classifica: 116esima l'India e 125esima la Cina.

Il giornale intervista Daniel C. Esty, un professore di Yale, che dice che quella della Russia «E' una delle big stories» dello studio e che lo sfruttamento delle sue vaste risorse naturali è spesso ben oltre il massimo delle regolamentazioni di base, intaccando fortemente aria ed acqua.

I risultati dello studio sono stati resi noti durante il World economic forum di Davos e, come spiega il Financial Times, il rapporto  deriva «Dalla consapevolezza di alcuni leader mondiali che allo stato attuale le questioni ambientali stanno ricevendo meno attenzione a causa della concentrazione più immediata sui problemi economici». Nonostante non manchino progressi incoraggianti in alcuni Paesi, a Davos è stata riscontrata una mancanza di progressi tangibili nella tutela ambientale. La prospettiva che il mondo ha di fronte è una riduzione di acqua e disponibilità di cibo, risorse le cui sostenibilità e disponibilità complessiva dipendono direttamente dal modo in cui gli uomini trattano l'ambiente,  un argomento discusso con crescente ansietà al World economic forum.

«Prendiamoci un minuto per pensarci - dice Slivyak - L'ultimo posto nel mondo. Qualcosa per prendersi una pausa, non è vero? Come ha fatto la Russia a potersi permettersi di fallire in modo spettacolare nelle sue politiche ambientali?». E il vice.presidente di Ecodefence si risponde: «Ecco, la Russia, è forse l'unica nazione al mondo dove la maggior parte ancora crede che sia un ingenuo, uno spostato, chi lamenta lo stato pietoso dell'ambiente e che sia solo una specie di chiacchiere da dopo-cena sul tempo, e che la protezione ambientale sia un passatempo per i ricchi e gli oziosi, un piacevole passatempo egocentrico per giocarci quando non c'è niente di meglio da fare. Ahimè, se l'ambiente langue o prospera non è una questione di casualità. E' la logica conseguenza della decisione politica di fare dei benefici delle politiche ambientali la priorità assoluta del Paese o di spingerli verso il fondo dell'elenco degli interessi nazionali. Ed oggi, con il benessere ecologico che sta diventando un problema sempre più pressante, sempre più Paesi, ricchi e poveri, considerano la sicurezza ambientale come una questione della massima importanza. E a ragione:  l'approfondimento dei problemi ecologici parla di crescenti perdite economiche, qualcosa che le nazioni povere e ricche soffrirebbero di più di quanto si pensi. Solo in Russia le élite dominanti trascurano l'importanza della sicurezza ambientale per la sicurezza del Paese, economicamente e non. Ci potrebbero essere solo due motivi per questo: la mancanza di apprezzamento della minaccia aggrava a causa della scarsa istruzione, o il sistema politico profondamente corrotto che si è affermata negli ultimi 10 anni, lo stesso sistema che permette ai funzionari del governo a tutti i livelli da utilizzare i loro uffici per il guadagno personale e li costringe a trascorrere le loro ore di lavoro rafforzare e proteggere i loro posti incredibilmente redditizi. O forse è entrambi ... In ogni caso, il resto segue da solo».

Nell'ultimo decennio l'oligarchia putiniana ha distrutto la già debole sorveglianza ambientale e le istituzioni indipendenti che davano imparziali valutazioni di impatto ambientale e sciolto un ente statale, abbastanza autonomo, responsabile della tutela ambientale. Slivyak fa notare che «Per la Russia, una ex superpotenza che ancora nutre l'ambizione di riuscire a tornare al club di prestigio del mondo più sviluppato ed influente, sottrarsi alla propria responsabilità di fornire un ambiente sicuro e sano per i suoi cittadini è una vergogna nazionale - Segnala il via libera per le grandi aziende, sia nazionali che estere, per fare ciò che vogliono con le risorse naturali, alle quali possono ottenere un accesso assolutamente sfrenato, nella totale impunità. Per quel che meritiamo, siamo ben lontani da un Paese sviluppato:  in confronto, una nazione africana povera della metà del secolo scorso sarebbe stata migliore. Questa è la terra dove il denaro parla, non del buon senso. E questo è ciò che questi soldi dicono: un budget abbastanza generoso per costruire decine di nuovi reattori nucleari e centrali a carbone, una serie di nuove minacce per la salute ecologica e per garantire un tasso vertiginoso di tumori e altre malattie mortali. Ma nello stesso bilancio stesso si trova ogni rublo per risparmiare sulla modernizzazione delle strutture energetiche esistenti che, se aggiornate, avrebbe fornito più energia per i consumatori, mantenendo sia il consumo di carburante che le emissioni dannose agli stessi livelli di prima. In altre parole, il governo russo sostiene molto le tecnologie dannose per l'ambiente, ma non dà sussidi per aiutare a sviluppare quelle fonti di energia che non comportano emissioni di gas serra e l'accumulo di micidiali scorie nucleari».

Anche la Cina, che a nucleare non scherza, porterà entro il 2020 la sua quota di energie rinnovabili al 15% dell'energia totale, avvicinando in percentuale le virtuose Germania e Danimarca e puntando a performance del 20% come quelle dell'Unione europea. Ma nella Russia putiniana,  petrolifera e nucleare, eolico e solare sono fantasie da ambientalisti e gingilli senza prospettive degne di investimenti. L'oligarchia dello Stato-mercato-energetico si riempie le tasche con i profitti da petrolio e del gas e punta ad esportare l'energia nucleare, mentre i russi continuano a respirare i fumi delle centrali a carbone o a bere l'acqua radioattiva del fiume Techa, vicino all'impianto di ritrattamento delle scorie nucleari di Mayak, negli Urali.

Slivyak sottolinea che «Negli ultimi 10 anni, il governo russo è riuscito a gestire attraverso leggi sia il  permesso all'importazione di scorie nucleari straniere (2001) che e consentono ampio spazio a sufficienza per la corporation nucleare si Stato  Rosatom per costruire depositi per questi e altri rifiuti pericolosi, in ogni regione russa che sceglie(2011). Tutto quel che serve per un progetto di un'altra discarica nucleare ha l'appoggio delle autorità locali, che sono sempre pronte ad eseguire gli ordini del Cremlino. E per quanto riguarda lo smaltimento di rifiuti liquidi radioattivi, il pompaggio sotterraneo non richiede nemmeno cose come un'approvazione formale da parte di un'amministrazione regionale. A dire il vero, non tutto quel che riguarda la legislazione ecologica russa è un completo disastro. Per esempio, i rifiuti radioattivi che Mayak ha scaricato nel Techa, che fornisce acqua alle case di diverse migliaia di famiglie che vivono lungo le sue sponde, è vietato dalla legge russa. Ahimè, per questi fanghi radioattivi si è apparentemente inconsapevoli che siano illegali, oppure, come ci si potrebbe aspettare, avrebbero da tempo smesso di infiltrarsi nel fiume.

La Russia sembra lavorare alacremente per assicurarsi e mantenere l'ultimo posto nelle classifiche ambientali internazionali. Ogni tanto il governo, dopo qualche disastro, approva un decreto o fa un paio di arresti propagandistici per tranquillizzare i media, ma nella sostanza tutto rimane come prima e peggio di prima. .    

«Più a lungo ignoreremo il dovere di proteggere l'ambiente, più tempo ci vorrà per trovare una via d'uscita dalla strada morta della fine ecologica, siamo con le spalle al muro - dice Slivyak - E' abbastanza possibile che questo inverno, l'inverno del malcontento della Russia, tutte quelle decine di migliaia di persone che hanno marciato a Mosca e San Pietroburgo nelle piazze e nei viali, chiedendo a gran voce cambiamenti politici, si battano non solo per il diritto di eleggere i legislatori e i presidenti, ma per il diritto di scegliere un futuro, per gli anni a venire. La scelta è  tra il diventare una nazione civile europea, facendo tutti gli sforzi necessari per superare la nostra crisi ecologica, proprio come ha fatto la Germania quando il Reno era ancora uno dei fiumi più inquinati del mondo, o sprofondare noncuranti in una dittatura come la Bielorussia, che ha poche speranze di unirsi alla comunità globale ma deve continuare a versare enormi somme per ripulire la terribile eredità di Chernobyl. E' ancora la nostra scelta da fare».

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