[30/01/2012] News

Nucleare ed embargo petrolifero iraniani: la super-bomba, le trattative e la fine del super-dollaro

Ieri a Teheran, accolta da uno sparuto gruppo di manifestanti, è arrivata la delegazione dell'International atomic energy agency  (Iaea), per una visita di tre giorni agli impianti nucleari iraniani ed il capo degli ispettori,  il belga Herman Nackaerts, Nackaerts, che dovrebbe incontrarsi con il capo dei negoziatori iraniani, Saedi Jalili, e con il capo del programma nucleare, Fereydoun Abbasi, ha detto: «tentiamo di risolvere tutte le questioni in sospeso con l'Iran. Ci rallegriamo di poter intavolare un dialogo, un dialogo atteso da lungo tempo». Un dialogo che avviene sotto una crescente minaccia di guerra: mentre arrivava l'Iaea nella capitale iraniana il Pentagono chiedeva al Congresso americano fondi supplementari per mettere a punto una super-bomba anti-bunker, la Gbu-57 Massive ordnance penetrator (Mop), un ordigno da più di 13,5 tonnellate che lanciato da un bombardiere strategico  B-52 o da un aereo invisibile B2 è in grado di distruggere i impianti nucleari sotterranei come quelli di Fordo, vicino alla città santa di Qom, dove l'Iran sta arricchendo l' uranio.

Il capo del Pentagono, Leon Panetta, ha detto: «Se decidessero di farlo, gli iraniani impiegherebbero circa un anno per essere in grado di produrre una bomba, ed altri uno o due anni per montarla su un vettore. Gli Stati Uniti, ed il presidente Obama è stato chiaro su questo, non vogliono che l'Iran sviluppi un'arma atomica. Cercheremo di perfezionare le nostre munizioni. L'esercito Usa riceverà molto presto una versione più moderna di "bunker buster" capace di distruggere i rifugi sotterranei più profondi. Francamente, sono persuaso che avremo una tale possibilità  e che questa non tarderà».

Il portavoce del Pentagono, George Little,  ha detto al Wall Street Journal: «Lo sviluppo di quest'arma non costituisce un segnale per qualche Paese in particolare. Giudichiamo necessario avere quest'arma nei nostri arsenali e continueremo ad investire nella sua messa a punto», ma tutti hanno pensato all'Iran: l'attuale versione della Gbu-57 sarebbe in grado di penetrare ad una profondità di 60 metri nel  suolo, ma alcuni siti nucleari iraniani, compreso quello di Fordo, sarebbero a 80 metri di profondità ed anche di più.

Sempre ieri il Majlis, il  Parlamento iraniano, ha rinviato il voto su una legge che chiede al governo di bloccare immediatamente la vendita di petrolio all'Europa, in risposta alle sanzioni decise nei giorni scorsi dall'Ue sull'import del petrolio iraniano, destinate a entrare in vigore entro il primo luglio. Il parlamentare Ali Adiani Rad ha spiegato all'agenzia Isna: «I deputati che hanno proposto il provvedimento  credono che la legge debba essere messa in agenda dopo che sarà stata ottenuta una valutazione di esperti». Ahmad Qalebani, direttore della National iranian oil company (Nioc),  si è detto pronto a tagliare la vendita di greggio all'Ue in ogni momento ed ha detto all'agenzia Mehr che «L'Iran può trovare nuovi clienti per il suo petrolio senza grandi difficoltà, ma per alcune raffinerie europee potrebbe essere problematico passare a greggio non iraniano. L'Unione europea ha due strade davanti: stipulare subito dei contratti di lunga durata per acquistare petrolio dall'Iran oppure interrompere le loro importazioni subito. Alcuni Paesi Ue hanno ancora bisogno del nostro petrolio ma i governi di altri agiscono come dittatori e le loro decisioni sono in contrasto con i punti di vista delle loro compagnie petrolifero e dei cittadini, che invece vorrebbero mantenere i legami con l'Iran e continuare nell'acquisto del suo petrolio. Le compagnie dovrebbero in modo trasparente parlare con noi per firmare contratti di lunga durata oppure tagliare i loro acquisti ora. Alcuni esperti dicono che noi dovremmo tagliare le forniture all'Europa da subito, adesso che siamo ancora in inverno e il fabbisogno è maggiore, senza attendere l'estate quando è in calo. Per farlo siamo in attesa della decisione delle nostre autorità». Qalehbani, in un'altra intervista all'agenzia Fars, ha aggiunto: «Con tutta evidenza, assisteremo in futuro ad un aumento dei prezzi del petrolio che costerà da 120 a 150 dollari al barile. La decisione di imporre l'embargo farà subire delle perdite alle economie europee». La tentazione di chiudere i rubinetti del greggio è stata confermata dal ministro iraniano del petrolio Rostam Qasemi all'agenzia semi-ufficiale Mehr: «Secondo i futuri piani del ministero del petrolio, taglieremo le nostre esportazioni verso certi Paesi», che poi sarebbero soprattutto Grecia, Italia e Spagna, i più grandi importatori di petrolio iraniano, «Meno del 20% delle esportazioni del petrolio iraniano sono destinate all'Europa - ha ricordato Qasemi - E' il popolo europeo che pagherà un forte tributo alle sanzioni del l'Ue. L'embargo europeo non potrà creare un problema all'esportazione del petrolio iraniano».

La Repubblica islamica ha già dei validi ed interessatissimi sostituti: l'embargo imposto dall'Europa è stato criticato dalla Cina e l'altro gigante emergente, l'India è più che interessata a prendere il posto dei suoi alleati occidentali.  Il network radio-televisivo iraniano Irna oggi scrive che « Una delegazione ufficiale del governo indiano in vista a Teheran ha raggiunto un accordo con l'Iran su un nuovo sistema di pagamento del petrolio che escluda i dollari Usa. Tale misura è diventata indispensabile alla luce delle nuove sanzioni adottate da Usa e Ue contro Teheran, che comprendono anche delle multe nei confronti delle banche di paesi terzi che impiegano i dollari nelle transizioni con l'Iran. Inizialmente India e Iran avevano previsto di trasferire i pagamenti per la fornitura di petrolio, che ammonta ad un milione di barili al giorno,  in yen giapponesi o rupie indiane, ma la scelta definitiva è ricaduta sull'oro. La stessa misura è ora allo studio del governo cinese, che acquista dall'Iran un quantitativo analogo di oro nero».

Pepe Escobar, su Asia Times Online, dopo aver ricordato i rischi che corre l'Europa con il nuovo embargo, sottolinea: «L'Arabia Saudita, per quanto possano raccontarci i media corporativi occidentali, non ha una capacità addizionale; ed inoltre, la priorità assoluta della Casa dei Saud è un alto prezzo del petrolio, per poter corrompere, oltre a reprimere, la propria popolazione per farle dimenticare le idee nocive della Primavera Araba. E così, le economie europee che sono già in bancarotta si vedranno obbligate a continuare ad acquistare il petrolio iraniano, ma ora lo dovranno comprare dai vincitori del caso, gli intermediari avvoltoi».

Asia Times  riporta le reazioni in Eurasia all'annuncio dell'embargo contro l'Iran: «Il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha asserito: «Le sanzioni unilaterali non sono efficaci». Il Ministro degli Affari Esteri di Pechino, pur con estremo tatto, è stato inequivocabile: «Fare pressioni alla cieca e imporre sanzioni all'Iran non sono metodi costruttivi». Il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu ha detto: «Abbiamo eccellenti rapporti con l'Iran e stiamo facendo molti sforzi per rinnovare il dialogo tra Iran e il gruppo dei mediatori dei 5+1. La Turchia continuerà a cercare una soluzione pacifica alla crisi». Anche l'India che fa parte dei Paesi Brics, insieme a Russia e Cina, ha rifiutato le sanzioni. L'India continuerà a comprare petrolio iraniano pagando con rupie o oro. Corea del Sud e Giappone otterranno inevitabilmente un esonero per le sanzioni dall'amministrazione Obama».

La grana nucleare e l'embargo iraniani rischiano di accelerare l'allontanamento dell'Asia dal dollaro statunitense: «La Zona Asiatica di Esclusione del Dollaro significa chiaramente che l'Asia si sta lentamente distanziando dalle banche occidentali - scrive Escobar - Questo sommovimento potrebbe essere guidato dalla Cina, ma è irreversibilmente transnazionale. Ancora una volta, seguite i soldi. I membri del Brics, Cina e Brasile hanno iniziato a lasciare da parte il dollaro nei loro commerci già dal 2007. Anche Russia e Cina hanno fatto la stessa cosa nel 2010. Giappone e Cina, i due pesi massimi asiatici, si sono mossi in questa direzione il mese scorso. Solo nell'ultima settimana Arabia Saudita e Cina hanno presentato un progetto per una gigantesca raffineria petrolifera nel Mar Rosso. E l'India, più o meno segretamente, sta pattuendo il pagamento del petrolio iraniano in oro, volendo bypassare l'attuale intermediario, una banca turca. L'Asia auspica un nuovo sistema internazionale e ci sta lavorando sopra. Le inevitabili conseguenze a lungo termine: il dollaro statunitense e, di conseguenza, il petrodollaro, scivoleranno lentamente nell'irrilevanza. "Troppo grande per fallire" potrebbe non essere più un imperativo categorico, ma solo un epitaffio».

Tornando alla materia del contendere, Oggi il ministro degli esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, in Etiopia per il vertice dell'Unione Africana, ha confermato che l'Iran inizierà  presto a produrre uranio arricchito fino al 20% nel suo reattore di ricerca di Teheran ed ha detto: «Siamo molto ottimisti sulla missione dell'agenzia (l'Iaea, ndr) e sul suo risultato. La questione del nucleare iraniano si sta muovendo nella giusta direzione. Gli ispettori dell'agenzia Onu per l'energia atomica riceveranno risposta alle loro domande. Abbiamo sempre tentato di rendere la trasparenza uno dei principi della nostra cooperazione con l'Iaea. Durante questa visita, la delegazione avrà delle domande cui saranno fornite le risposte necessarie. Finiremo per dimostrare che l'Iran è un membro  responsabile dell'Iaea e che le nostre attività nucleari sono trasparenti. Non c'è niente di oscuro nel nostro programma nucleare, lo abbiamo provato nel corso degli ultimi anni. I Paesi dell'Occidente dovrebbero intraprendere dei colloqui con l'Iran, invece di rafforzare le sanzioni. Penso che stiamo realizzando un nuovo contesto attraverso la visita della missione dell'Iaea in Iran. l'Iniziativa russa "tappa per tappa" ed i colloqui s 5+1 potrebbero riprendere in futuro». Dopo gli incontri avuti a Ginevra, dicembre 2010, ed a Istanbul a gennaio, l'Iran e il G5+1  si sono accordati, in linea di principio di proseguire i colloqui Turchia. Nonostante gli americani stiano preparando la super-bomba Salehi è ottimista sulle trattative con il G5+1 (Cina, Francia,Gran Bretagna,  Russia ed Usa più Germania) «Questa volta la nostra controparte è favorevole a trovare una soluzione, quindi penso che il prossimo incontro con il 5 +1 potrà essere un successo».

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