[27/01/2012] News toscana

Fusti tossici persi a largo di Gorgona: ancora nessuno è stato incaricato del recupero

Sulla vicenda dei bidoni contenenti sostanze tossiche, perduti dalla motonave "Venezia" della compagnia Grimaldi, il 17 dicembre scorso al largo dell'isola della Gorgona, si procede con estrema lentezza e tra qualche incertezza.

L'area dove potrebbero essere, e il condizionale è d'obbligo, i fusti è da tempo stata individuata: al largo del banco di Santa Lucia, a ovest dell'isola di Gorgona, su un fondale che degrada da 400 a 500 metri, ma come si intuisce l'indicazione è vaga se si volesse procedere al recupero.

Del resto però anche se la Grimaldi ha, come pare, pronto e consegnato (?) il Piano come del resto le era stato richiesto da Regione e Capitaneria di porto, non è stato ancora dato nessun incarico per l'individuazione e il successivo recupero. Da indiscrezioni la ditta selezionata potrebbe essere la Castalia che sta lavorando anche sull'altra emergenza che ha colpito i mari della Toscana: quella della Concordia. 

Alcuni tecnici che greenreport ha contattato sono poco fiduciosi sul recupero del carico e suggeriscono di utilizzare modelli per prove di rottura a seguito di caduta dall'alto alla stessa velocità che la motonave teneva quando ha perso il carico e prove di pressione a 50 atm circa, considerando che nel caso reale i due effetti si andrebbero a sommare.

Siamo comunque nel campo delle ipotesi mentre per quanto riguarda le analisi abbiamo informazioni più certe, almeno procedurali. Intanto per l'individuazione della composizione chimica delle sostanze trasportate dall'Eurocargo "Venezia" e per verificarne il comportamento in ambiente marino, il Dipartimento provinciale Arpat di Livorno ha acquisito due campioni della sostanza chimica contenuta all'interno dei fusti.

«I campioni sotto analisi provengono da uno stock di sette prelevati dalla Capitaneria di Porto di Genova al momento dell'attracco della motonave "Venezia" al porto ligure lo scorso 17 dicembre 2011- hanno informato dall'Agenzia per l'ambiente- Secondo quanto fin ad ora appurato dalla Capitaneria di Porto di Livorno, il contenuto dei fusti caduti in mare è costituito, come da verifiche documentali effettuate, da un catalizzatore composto da una base di silicato di alluminio, nichel e molibdeno».

Ora per verificare l'esatta natura delle sostanze trasportate e la sua solubilità in acqua di mare, gli eventuali elementi rilasciati e la potenziale tossicità per l'ambiente, la sostanza è stata sottoposta a test di cessione in acqua di mare e a successive analisi, prima presso il laboratorio del Dipartimento Arpat di Livorno e, successivamente, presso il laboratorio del Dipartimento di Pisa.

Nei prossimi giorni, informano dall'Agenzia, saranno resi noti gli esiti delle analisi. Ancora nulla invece in merito ai risultati delle analisi sulla fauna marina (pesci, crostacei, molluschi), prelevata da Arpat ormai quasi dieci giorni fa e condotte all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) di Pisa, anche se è presumibile oltreché auspicabile che gli esiti siano negativi.

Intanto la compagnia Grimaldi ha affidato un incarico all'Università di Siena, Dipartimento di Scienze ambientali e al Laboratorio di ecologia lagunare di Orbetello del Polo universitario grossetano, per ricerche sulla tossicità. Saranno effettuati test tossicologici standard più valutazioni attraverso biomarker (neurotossici e citotossici) per verificare anche fenomeni di bioaccumulo. Per i test in acqua, che avranno cadenza di 7-14-21-28 giorni, verranno utilizzate cozze e sogliole. Questi studi non sono ancora iniziati perché le sostanze da testare (le stesse contenute nei fusti) devono ancora giungere all'Università di Siena.

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