[25/01/2012] News toscana

Ragioni del lavoro e dell'ambiente: è necessario trovare la "quadra"

Se si vuole procedere nella direzione dell'economia ecologica, come greenreport auspica, è necessario superare l'antagonismo tra il diritto al lavoro e i diritti del lavoro, e la tutela dell'ambiente e del territorio, che la crisi economico-finanziaria in atto, ha riproposto in maniera ormai acclarata anche in varie parti della Toscana.

Un esempio è quello che sta succedendo nell' Alta Val di Cecina dove amministrazioni locali, comitati e cittadini, hanno alzato la bandiera dell'ambiente e la multinazionale Solvay e sindacati, quella dello sviluppo e dell'occupazione. In discussione le nuove concessioni minerarie per ottenere salgemma.

Secondo i primi per avere nuove cave si dovrebbe procedere a disboscamento, si accentuerebbe il fenomeno della subsidenza e il ciclo di produzione metterebbe a rischio le acque di falda e superficiali già ora disponibili in quantità molto limitata. Sull'altro fronte l'azienda che potrebbe veder bloccato il suo progetto industriale e i sindacati che sono preoccupati per l'occupazione (si parla di circa 2000 posti di lavoro).

Proprio oggi i sindacati della Solvay sono andati in Regione a chiedere rassicurazioni agli assessori all'ambiente e allo sviluppo economico Anna Rita Bramerini e Gianfranco Simoncini. «Non sono a rischio l'attività della Solvay sul nostro territorio e neppure l'indotto, attività che naturalmente dovranno svolgersi nel rispetto dell'ambiente e delle norme del settore» hanno dichiarato i due assessori, che poi hanno fatto il punto sullo stato dell'arte successivo alla conferenza dei servizi sulla Via, relativa alle concessioni Solvay che si è tenuta il 22 dicembre scorso, annunciando a breve nuovi appuntamenti.

Intanto il Comitato per la difesa della Valdicecina ha chiesto di sospendere la ratifica della Valutazione d'impatto ambientale, aprendo l'iter per una nuova Via che valuti tutto il progetto di coltivazione mineraria e che abbia validità massima di 5 anni (e non 30), il rispetto da parte di Solvay dell'uso di acqua dolce (la multinazionale è stata invitata ad usare acque reflue depurate e la dissalazione per i propri processi di lavorazione), l'abbandono del progetto dell'invaso di Puretta, con la proposta alternativa della realizzazione di un invaso a Pian di Goro e, nel frattempo utilizzare i laghetti di Casole d'Elsa e Radicondoli (che però sono privati), che secondo il Comitato hanno una capacità sufficiente di acqua sia per le esigenze del fiume, sia per integrare il campo pozzi di Puretta e superare i deficit idrici.

Proposte che in prima istanza appaiono ragionevoli e da valutare, cercando di accorciare i tempi per uscire da una stato di tensione e incertezza che non giova a nessuno.

 

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