[20/01/2012] News

Meglio una società di rating "green" che una sotto inchiesta

Nonostante la nostra storica e completa avversione verso le società di rating, non ci saremmo mai azzardati a chiedere alla Finanza di verificarne le azioni. Un'operazione legittima, ci mancherebbe, che magari porterà alla luce anche dei reati. Tuttavia la battaglia contro le società di rating e il loro immenso potere l'avremmo preferita politica.

L'invio dei finanzieri a noi lascia in bocca il gusto di un'azione populista per accontentare il popolo assetato di sangue (anche giustamente di questi tempi). Un'operazione in stile Cortina, ma temiamo anche qui per scoprir cose arcinote almeno nelle stanze di controllo di questo Paese e non solo.

Un tentativo di ricostruzione delle verginità di una nazione che fino a che S&P o Fitch o Moody's non dicevano troppo male, ha accettato supinamente ogni nuovo "bollettino" sul rating. Per poi ora farsi paladina a furor di popolo contro i cavalieri dell'Apocalisse, ridotti a tre soltanto. Ma i veri leader - come ci ricorda oggi Carlo Azeglio Ciampi in un pezzo sul Sole24Ore - «guidano l'opinione pubblica, non si fanno guidare da essa».

L'idea che possa essere la giustizia a colmare i gap di una politica balbettante ci è proprio estranea. Se non si possono abolire alla fine di una discussione tra le parti, le società di rating hanno certamente bisogno come minimo di una completa revisione. Le informazioni che prima fornivano in esclusiva, oggi non le hanno più e quindi perché tanto potere? Perché non si ha la forza di agire e anche l'idea di una società di rating pubblica europea non trova grandi favori.

Il momento, tuttavia, è propizio perché i mercati stanno dimostrando di non avere più una fiducia incondizionata sulle sentenze delle tre "sorellastre" e dunque più che cercarne l'esecuzione per via penale, come nemesi dei buoni contro i cattivi, sarebbe meglio trovare una soluzione politica. Ad esempio: visto che è noto il conflitto di interesse delle società di rating, perché non intervenire intanto su quello?

Oppure, se vogliamo fare i rivoluzionari verdi fino in fondo, perché non istituire una società di rating "green" che calcola i rischi ambientali di un certo investimento? Se dobbiamo morire con questo modello economico, almeno cerchiamo di migliorarlo il più possibile, non ci sono controindicazioni in questo. 

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