[17/01/2012] News

Messico, continui incidenti e sabotaggi petroliferi

Ritardi e problemi per bonificare il fiume Coatzacoalcos

La Petróleos Mexicanos (Permex), il monopolista statale del petrolio messicano, ha annunciato l'avvio di un Plan de Respuesta a Emergencias dopo l'incendio ad un turbocompressore nella piattaforma KU-S del Centro de Proceso Ku nel campo petrolifero Ku Maloob Zaap. L'incendio, che non ha provocato vittime, ha comportato la chiusura dei pozzi petroliferi collegati alla piattaforma e l'evacuazione di 213 lavoratori  e di altri  69 che lavorano nella vicina piattaforma di perforazione Mase 803, che sono stati trasferiti sulla nave Key Lobos. L'azienda assicura che «Specialisti della Pemex Exploración y Producción stanno attuando la revisione del procedimento e delle condizioni necessarie per ristabilire le operazioni».

Questo però è solo l'ultimo degli incidenti che hanno funestato l'industria petrolifera messicana, la cui vulnerabilità fu già denunciata nel 2010, nei giorni della marea nera della piattaforma Bp Deepwater Horizon nel Golfo del Messico.

A più di due settimane dal grave sversamento da un oleodotto nello Stato messicano di Veracruz, che ha scaricato petrolio nel fiume Coatzacoalcos, la Permex dice di aver recuperato i due terzi del greggio, ma che la completa bonifica potrebbe richiedere almeno un altro mese. Lo sversamento di almeno 1.500 barili di greggio ha ucciso migliaia di pesci, uccelli selvatici e mammiferi e inquinato pesantemente il fiume.  Sergio Herrera, un funzionario della Procuraduria Federal de Proteccion al Ambiente (Profepa), che sopraintende le operazioni, ha detto alla Reuters: «In questo momento,  più che contenere l'emergenza ci saranno ulteriori azioni per ripulire il fiume, le rive del fiume, e la zona in cui è avvenuto il  danno».

Secondo la Pemex il 31 dicembre ci sarebbe stato un sabotaggio che ha provocato lo sversamento, lo avrebbero causato i ladri di carburante che attingono spesso alla rete di condotte messicane per rubare  petrolio e  gas che poi vendono sul mercato nero, provocando spesso sversamenti e piccole maree nere. La Permex ha assunto 140 persone per bonificare il Coatzacoalcos e le sue sponde, ma la marea nera si è in gran parte depositata in una laguna vicina alla valvola sabotata dai ladri.

Nel dicembre 2010 a Città del Messico 28 persone rimasero uccise nell'esplosione di una conduttura e nel successivo  incendio dello sversamento petrolifero causato da un "rubinetto" illegale per rubare carburante. Quella di Veracruz è la più grande fuoriuscita di petrolio da allora e le associazioni ambientaliste messicane stanno pubblicando le immagini degli argini del  fiumi sporchi e dei fanghi neri in acqua, mettendo sotto accusa il sistema di sicurezza della Pemex che ha annunciato un ambizioso progetto di esplorazione petrolifera ad alta profondità nel Golfo del Messico.

Beatriz Olivera, di Greenpeace México, è impietoso:«Se Pemex è incapace di trattare una fuoriuscita di petrolio in un fiume, come potrebbero contenerne una nel progetto in acque profonde nel Golfo del Messico?». Il Messico è il settimo  produttore mondiale di petrolio,  con circa 2,6 milioni di barili al giorno, una produzione stabilizzatasi dopo un netto calo nei suoi più grande campi di idrocarburi. Ma alla Pemex fanno gola le riserve di greggio, stimate in 29 miliardi di barili, che sarebbero nelle profondità delle acque territoriali messicane nel Golfo del Messico, anche perché gli altri vecchi pozzi petroliferi si  stanno rapidamente esaurendo. L'azienda petrolifera statale punta ad avere circa 50 pozzi petroliferi in acque profonde entro il 2015. Ma non ci sono solo i rischi dell'esplorazione e della trivellazione ad alta profondità, come ha dimostrato la catastrofe della Bp,  i pericoli riguardano anche il trasporto via terra per la raffinazione del petrolio. David Shields, un analista petrolifero messicano, ha spiegato  alla Reuters che «Il problema principale onshore che Pemex sta avendo con i gasdotti è vandalismo. Se avrà qualche problema con le piattaforme in acque profonde, è molto improbabile che sarà per il vandalismo»,  E la fuoriuscita di 1.500 barili nel  fiume Coatzacoalcos che la Permex fatica a bonificare  è niente rispetto ai più di 4 milioni di barili di greggio finiti nel Golfo del Messico nel 2010 dopo il naufragio della Deepwater Horizon.

Secondo la Comisión nacional de hidrocarburos (Cnh), «La Pemex non ha ancora acquisito tutte le attrezzature di sicurezza necessarie a far fronte agli incidenti in acque profonde»,  ma la Cnh non disciplina le operazioni a valle, per cui lo sversamento di Veracruz è fuori della sua giurisdizione. Comunque l'agenzia federale è sempre più preoccupata per quel che succede alla rete di distribuzione del petrolio, visto che negli ultimi anni gli incidenti e gli sversamenti si sono moltiplicati, invece di diminuire, aumentando così i fattori di rischio.

Greenpeace México denuncia: «Sono stati i pescatori della regione che hanno dato l'allarme su questo disastro che ha lasciato nuovamente migliaia di famiglie senza sostenimento. L'associazione ambientalista contesta i dati ufficiali dopo un indagine svolta lungo il Coatzacoalcos, fino al porto ed alla stazione di pompaggio El Polvorín", nel  Cosoleacaque, dove ha «Constatato le precarie condizioni nelle quali si realizza la raccolta del petrolio che è arrivato fino alla foce del fiume Coatzacoalcos nel  Golfo del Messico», cosa che la Permex aveva negato. Gli ambientalisti hanno seri dubbi sulle operazioni di bonifica e dicono che «circa 100.000 litri di idrocarburi dei quasi 238 mila sversati», non siano stati recuperati, come invece assicurano  la compagnia petrolifera e la Secretaría de medio ambiente y recursos naturales (Semarnat), il ministero che una settimana fa aveva detto che era ormai tutto sotto controllo, mentre la delegazione di Veracruz della Profepa ha minimizzato il problema e non ha avviato nessuna sanzione contro la Permex.

Greenpeace evidenzia che la raccolta e la bonifica del petrolio la stanno facendo i pescatori locali «Con minime condizioni di sicurezza», il greggio emulsionato all'acqua viene raccolto con secchi e sacchi e poi depositato in un contenitore, mentre le panne assorbenti sarebbero utilizzate in maniera impropria e con scarsi risultati per la salvaguardia dell'ambiente.

Nonostante i dati della Permex nessuno è in grado di dire quanto sia davvero i greggio recuperato e Greenpeace teme molto per quello che potrebbe accadere all'ecosistema fluviale e della costa, ma chiede anche alla Permex cosa intende fare per evitare che simili disastri si ripetano: «La frequenza di questi sversamenti dimostra la negligenza con la quale agisce la Pemex: la poca prevenzione di questo tipo di sinistri, sia provocati che per incidenti; la mancanza di controllo dello stato in cui si trovano le sue condutture; la tardiva risposta per affrontare questo tipo di eventi, a cominciare dal coinvolgimento e assunzione della popolazione locale senza equipaggiamenti di sicurezza adatti per evitare  che inalino gli idrocarburi».

Gli ambientalisti evidenziano che «Nonostante il gran numero di sversamenti che si sono registrati da parte della Pemex, il governo federale continua la ricerca di più petrolio, finanziando progetti sempre più pericolosi come quelli in acque profonde nel Golfo del Messico, a profondità che vanno da 450 m fino a 2.500 metri, avventurandosi a cercare petrolio di difficile accesso, estrazione ad alto rischio, senza contare fino ad ora su piani di contenimento che hanno già dimostrato il loro risultato al momento di affrontare uno sversamento simile a quello prodotto dall'impresa British Petroleum nell'aprile 2010».

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