[11/01/2012] News

Bianchi (Cnr): «Bonifiche industriali indispensabili per la salute dell'uomo, dell'ambiente e dell'economia»

Il 24 gennaio il ricercatore del Cnr di Pisa, Fabrizio Bianchi, sarà audito dalla commissione ecomafie sui temi delle bonifiche. Dirà cose molto semplici, ma anche molte crude, perché di fatto racconterà i risultati dello "Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento", che sono stati diffusi un mesetto fa ma che forse non hanno ricevuto l'attenzione che meritavano.

In questo dossier curato dal gruppo Sentieri e finanziato dal ministero della salute che ha incaricato l'Istituto superiore di sanità di studiare gli impatti sulla salute delle popolazioni che vivono intorno a 44 dei 57 Sin nazionali, si analizza, sito per sito, la mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di "siti di interesse nazionale per le bonifiche" (i Sin appunto).

Aree che non essendo state ancora bonificate del tutto, a distanza di anni continuano a mietere vittime tra gli abitanti oltre che ovviamente tra gli ex lavoratori.

«Chi ci governa dovrebbe capire - spiega Fabrizio Bianchi, che da epidemiologo dà una lezione di economia ecologica - che investire sulle bonifiche non significa solo far del bene all'ambiente, ma significa prima di tutto salvare vite umane, e conseguentemente ridurre le spese sanitarie. Inoltre il settore delle bonifiche rappresenta un bacino occupazionale enorme, che accrescendo anche il know how dei lavoratori, consentirebbe di esportare la nostra esperienza anche all'estero: i siti inquinati da bonificare non sono solo in Italia purtroppo, l'Europa ne è piena e anche l'Africa avrebbe assoluto bisogno di interventi in tal senso, ma sono soprattutto le grandi economie emergenti che hanno inevitabilmente una forte domanda in questo senso, basti pensare che in molti Paesi l'amianto ancora lo si fabbrica».

Nello studio, durato più di 3 anni, la mortalità è stata studiata per ogni sito, nel periodo 1995-2002, e gli indicatori di mortalità sono stati calcolati  per 63 cause singole o gruppi di cause.

La presenza di amianto (o di fibre asbestiformi a Biancavilla) è stata la motivazione esclusiva per il riconoscimento di sei Sin (Balangero, Emarese,Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla). In tutti i siti (con l'esclusione di Emarese) si sono osservati incrementi della mortalità per tumore maligno della pleura e in quattro siti i dati sono coerenti in entrambi i generi. In sei siti con presenza di altre sorgenti di inquinamento oltre all'amianto, la mortalità per tumore maligno della pleura è in eccesso in entrambi i generi a Pitelli, Massa Carrara, Priolo e nell'Area del litorale vesuviano. Nel periodo 1995-2002 nell'insieme dei dodici siti contaminati da amianto sono stati osservati un totale di 416 casi di tumore maligno della pleura in eccesso rispetto alle attese.

Nello studio si riconosce che «quando gli incrementi di mortalità riguardano patologie con eziologia multifattoriale, e si è in presenza di siti industriali con molteplici ed eterogenee sorgenti emissive, talvolta anche adiacenti ad aree urbane a forte antropizzazione, rapportare il profilo di mortalità a fattori di rischio ambientali può risultare complesso». Anche per questo motivo sono stati esclusi 13 Sin, siti inseriti in aree metropolitane (per esempio i sin di Milano e Torino) per i quali sarebbe stato impossibile definire responsabilità precise.

Tuttavia in diversi casi è stato possibile attribuire un ruolo eziologico all'esposizione ambientale associata alle emissioni di impianti specifici (raffinerie, poli petrolchimici e industrie metallurgiche).

«Tale attribuzione - si legge nello studio - viene rafforzata dalla presenza di eccessi di rischio in entrambi i generi, e in diverse classi di età, elementi che consentono di escludere ragionevolmente un ruolo prevalente delle esposizioni professionali». Per esempio, per gli incrementi di mortalità per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali, a Gela e Porto Torres è stato suggerito un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici, a Taranto e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese un ruolo delle emissioni degli stabilimenti metallurgici.

Negli eccessi di mortalità per malformazioni congenite e condizioni morbose perinatali è stato valutato possibile un ruolo eziologico dell'inquinamento ambientale a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres. Per le patologie del sistema urinario, in particolare per le insufficienze renali, un ruolo causale di metalli pesanti, IPA e composti alogenati è stato ipotizzato a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel Basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese.

Incrementi di malattie neurologiche per i quali è stato sospettato un ruolo eziologico di piombo, mercurio e solventi organoalogenati sono stati osservati rispettivamente a Trento Nord, Grado e Marano e nel Basso bacino del fiume Chienti.

L'incremento dei linfomi non-Hodgkin a Brescia è stato messo in relazione con la contaminazione diffusa da PCB. Ulteriori elementi di interesse sono stati forniti dalle stime globali della mortalità nell'insieme dei siti oggetto del Progetto Sentieri.

In particolare, è emerso che la mortalità in tutti i Sin, per le cause di morte con evidenza a priori sufficiente o limitata per le esposizioni ambientali presenti supera l'atteso, «con un SMR di 115.8 per gli uomini (IC 90%114.4-117.2, 2 439 decessi in eccesso) e 114.4 per le donne (IC 90%112.4-116.5; 1 069 decessi in eccesso)». Tale sovramortalità si riscontra anche estendendo l'analisi a tutte le cause di morte, cioè non solo per quelle con evidenza a priori sufficiente o limitata: il totale dei decessi, per uomini e donne, è di 403 692, in eccesso rispetto all'atteso di 9969 casi (SMR 102.5%; IC 90%102.3-102.8), con una media di oltre 1200 casi annui.

 

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