[11/01/2012] News

Nucleare nordcoreano: gli Usa respingono le condizioni di Pyongyang

Gli Usa hanno respinto tutte le condizioni preliminari che la Corea del Nord vorrebbe imporre per la ripresa dei negoziati a 6 (Corea del nord, Corea del Sud, Cina, Giappone, Russia ed Usa).
Oggi la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland, ha detto ai giornalisti durante una conferenza stampa: «Per quanto riguarda le condizioni preliminari per riprendere i negoziati a 6 sul problema nucleare, voi conoscete tutte le nostre risposte: è inaccettabile».

Il regime militare nazional-comunista dinastico nordcoreano si appresterebbe a chiedere di essere riconosciuto formalmente come potenza nucleare, come condizione per riprendere i negoziati. Il nuovo leader supremo nordcoreano, Kim Jong-un (nella foto), appena nominato "genio dei geni", e la sua corte hanno assicurato che «La Repubblica democratica popolare di Corea (Rdpc) non abbandonerà mai il suo programma nucleare» e la Nuland ha ribattuto: «Noi deploriamo una tale presa di posizione. Abbiamo fatto capire in maniera molto chiara la nostra volontà di far intraprendere alla Corea del Nord dei passi sostanziali nel campo della denuclearizzazione, nel rispetto dei suoi impegni internazionali. E questo è anche quello che vogliono i nostri partner nei negoziati a 6».

Due di questi partner, il primo ministro cinese Wen Jiabao ed il presidente sudcoreano Lee Myung-bak, in visita ufficiale a Pechino si sono accordati per accelerare una zona di libero scambio che potrebbe essere un potente cuscinetto politico-economico per le tentazioni bellicose dei nordcoreani, dipendenti dai cinesi per la loro stessa sopravvivenza.

Non a caso Wen Jiabao ha sottolineato che «Approfondire l'integrazione economica dell'Asia dell'est è di un'importanza reale e strategica ed incontra condizioni favorevoli. La Cina e la Repubblica di Corea devono cogliere questa opportunità, rafforzare le loro comunicazioni ed il loro coordinamento ed iniziare i negoziati sull'accordo di libero scambio il più presto possibile. I due Paesi devono avviare anche con il Giappone dei negoziati su un accordo di libero scambio trilaterale nel corso dell'anno, al fine di far avanzare congiuntamente il processo di creazione di una zona di libero scambio tra i tre Paesi con l'Associazione delle nazioni dell'Asia del sud-est (Asean)».

La Cina ha già accordi di questo tipo con Asean, Cile, Costa Rica, Islanda, Nuova Zelanda, Pakistan e Perù.
Lee Myung-bak ha accolto la proposta del premier cinese: «La creazione di una zona di libero scambio risponde agli interessi di Seoul. Firmare un accordo di libero scambio e promuovere la cooperazione dell'Asia dell'est è nell'interesse delle due parti e la Repubblica di Corea opererà con la Cina per raggiungere questo obiettivo».

Ma il piatto forte dei colloqui tra Wen e Lee è stato proprio la situazione della sicurezza nel nord est dell'Asia, che tradotto dal linguaggio diplomatico vuol dire la questione nucleare nordcoreana.
Il presidente sudcoreano era già stato ricevuto o dal suo collega cinese Hu Jintao che lo aveva assicurato che «La Cina continuerà a sostenere il miglioramento, attraverso il dialogo, delle relazioni tra la Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) e la Repubblica di Corea. Salvaguardare la pace e la stabilità della penisola coreana corrisponde agli interessi di tutte la parti coinvolte. A questo riguardo, la Cina è disposta a rafforzare la comunicazione ed il coordinamento tra le parti ed a dispiegare sforzi incessanti». Po Hu ha detto una frase che sembra un avvertimento al bizzoso regime nordcoreano: «La Cina vuole che le parti coinvolte facciano di più per promuovere la pace e la stabilità nella penisola coreana».

Dal canto suo Lee Myung-bak ha fatto notare che «La denuclearizzazione della penisola, la salvaguardia della pace e della stabilità della regione sono l'obiettivo comune della Repubblica di Corea e della Cina», che fino a 20 anni fa non si riconoscevano reciprocamente e si consideravano ancora in guerra, così come continua a fare Pyongyang con Seoul. Ora il presidente sudcoreano apprezza «Gli sforzi della Cina in questa impresa spera che questo continui a svolgere un ruolo positivo a questo riguardo».

La realtà è che queste due potenze economiche (ed anche il Giappone) si trovano a fare i conti con quello strano oggetto che è il regime nazi-comunista nordcoreano, ancora più indecifrabile dopo la successione dinastica stalinista nella famiglia Kim, e che nessuno di loro può permettersi che quell'anacronistico ed impenetrabile regime crolli (basta guardare la creazione del nuovo mito del capo supremo fatta dalla televisione nord coreana nel video che trovate qui sotto per rendersi conto di una situazione probabilmente unica al mondo), mentre una transizione indolore sembra praticamente impossibile. Le intese economiche su aree ed economie così vaste ed in Paesi ex-nemici sono quindi anche il tentativo di "sterilizzare" il fenomeno politico e militare nordcoreano creando un'era comune di interessi che obblighi a politiche concordate di sicurezza anche tra Paesi che hanno addirittura contese territoriali, come sono appunto Cina, Giappone e Corea del sud.

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