[09/01/2012] News

Carburanti alle stelle: i rischi per il settore agricolo

Benzina e diesel alle stelle inducono gli italiani a riflettere più volte al momento di prendere l'auto e magari propendere per il mezzo pubblico quando è disponibile ed efficiente. Se ciò avvenisse sarebbe un bene per l'ambiente anche se per ora, per quanto è dato sapere, non ci sono correlazioni tra aumenti dei carburanti e riduzione dei flussi di traffico privato.

Ci sono poi settori produttivi che per il proprio lavoro sono obbligati ad utilizzare i carburanti, il diesel in particolare, come ad esempio gli imprenditori agricoli che stanno vivendo i rincari (la benzina ha toccato il nuovo picco di 1,747 euro nella media nazionale con punte 1,813 euro in alcuni impianti del Centro Italia, mentre il diesel è arrivato a quota 1,707 euro con punte d 1,733 euro/litro al Sud) come un ulteriore "salasso" che rischia di mettere definitivamente in ginocchio un settore già fortemente debilitato dalla crisi economica. «Non dimentichiamo che gli agricoltori sono anche consumatori e subiscono i contraccolpi degli aumenti dei carburanti, sia sui bilanci aziendali, sia su quelli familiari» hanno dichiarato da Confagricoltura.

Negli ultimi due anni il prezzo del gasolio agricolo è passato dallo 0,49 euro (gennaio 2010) agli attuali 1,13 euro un aumento del 130% che «nello stesso periodo, è costato, in media, circa 5 mila euro ad azienda agricola» hanno sottolineato dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori)- un onere gravoso soprattutto per le serre, che fanno un uso considerevole di carburante per il riscaldamento delle colture, specie durante l'autunno-inverno.

Serve, quindi, un intervento mirato per ridurre un peso opprimente su uno strumento di lavoro, la cui quotazione dovrebbe, invece, essere agevolata per le aziende, come già avviene adesso per gli autotrasportatori». La Cia chiede quindi un "bonus" gasolio per tutte le imprese agricole, un intervento che sia compatibile con le norme Ue, per evitare di mettere a rischio coltivazioni e allevamenti, mentre Confagricoltura fa presente un altro pericolo: «Questi rincari, seppur destinati inevitabilmente a pesare sull'inflazione, potrebbero, come spesso è accaduto, essere presi a giustificazione di immediati rialzi di prezzo al consumo degli alimentari freschi, come l'ortofrutta e le carni, il cui trend è invece in calo (-0,2% a dicembre su novembre)», rischio che potrebbe essere evitato con adeguati controlli.

 

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