[09/01/2012] News

Guai all'ambiente se i repubblicani vincono negli Usa. Santorum: «il cambiamento climatico č una cospirazione liberal»

I candidati repubblicani alle primarie per chi sarà lo sfidante di Barack Obama alle prossime elezioni presidenziali negli Usa sembrano un'accozzaglia di strani tipi politici, accumunati da un amore sfrenato per i ricchi, da una repulsione generalizzata per i poveri e da una vena antiambientalista, quando non apertamente favorevole alle Big Oil ed ai King Coal. Ormai il Patito repubblicano per i vignettisti e la satira Usa da Great old party è diventato, mantenendo la stessa sigla Gop, Gas, oil, petroleum.

Anche i due contendenti che sembrano più accreditati ad aggiudicarsi la nomination, Mit Romney e Rick Santorum hanno opinioni molto estremiste e negazioniste su global warming e cambiamento climatico.

L'integralista cattolico di origini italiane Santorum rischia addirittura di far apparire Romney un "verde " ed è decisamente uno scettico-climatico quando si parla di global warming. Entrambi sono strenui difensori di tutti i combustibili fossili e del nucleare e non c'è molto da aspettarsi da loro per quanto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici.

Anche il terzo arrivato nello Iowa Ron Paul è un anti-ambientalista di ferro, rivaleggiando con Santorum per rozzezza dell'analisi e semplicità delle solite, ricette energetiche che partono dalla negazione di global warming e cambiamenti climatici.

Romney che negli anni passati, a differenza di molti repubblicani, si era detto preoccupato dei cambiamenti climatici, di fronte all'aggressivo schieramento antiambientalista degli altri candidati ha iniziato a fare dei distinguo e a dire che prima di fare qualcosa bisogna capire quale sia il vero contributo delle attività umane al global warming.

Santorum invece non ha dubbi: «Non esiste una cosa come il global warming», ha detto dalle onde amiche di Fox News nel giugno 2011 e qualche giorno dopo ha aggiunto: «Il cambiamento climatico è una cospirazione liberal: è solo una scusa per un maggior controllo del governo sulla nostra vita e non sono mai stato per qualsiasi regime che addirittura accetti la scienza spazzatura che sta dietro a tutta questa storia».

Non a caso Santorum ha scelto di annunciare la sua candidatura a presidente dagli Usa proprio nei bacini carboniferi dove ha lavorato suo nonno, dando così una "rassicurazione storico-familiare " ai King Coal e agli altri produttori di combustibili fossili che lo sostengono da sempre: durante i suoi 16 anni come membro del Congresso e poi come senatore della Pennsylvania, Santorum è stato un punto di riferimento per la lobby del carbone, un ruolo politico che ha continuato a svolgere con zelo anche dopo che è stato sconfitto nel 2006 per le elezioni del Senato Usa.

Nel 2003, ha sostenuto il nuovo regolamento Epa con il quale George W. Bush ha autorizzato le vecchie e sporche centrali elettriche a carbone, le raffinerie e gli impianti industriali più inquinanti di "modernizzarsi" senza nuovi controlli anti-inquinamento nuova. Nei giorni scorsi il cattolicissimo Santorum ha attaccato frontalmente Obama per le nuove norme che limitano le emissioni di mercurio delle centrali a carbone, ignorando gli effetti benefici che questo avrà sulla salute di milioni di americani. Santorum ha accusato l'Eopa di agire in base alla filosofia «Odiamo il carbone, odiamo i combustibili fossili, odiamo gli operai americani che lavorano in quei settori».

Il candidato della pancia integralista religiosa del Partito repubblicano è un fan scatenato dei combustibili fossili: «trivellare in tutto il mondo», è la sua semplice ricetta quando si tratta di petrolio. Romney in confronto è un moderato, visto che dice che bisogna trivellare quasi dappertutto, meno che in aree naturali superprotette come le paludi dell'Everglades, in Florida
Santorum respinge anche ogni protesta degli (odiati) ambientalisti e delle comunità locali contro la Keystone XL pipeline che porterebbe il petrolio delle sabbie bituminose canadesi fino al Golfo del Messico, attraversando l'acquifero di Ogallala».

Qualcuno ha visto il numero di pipeline che già ora attraversano la falda acquifera? Voglio dire, non si può nemmeno vedere la falda acquifera se si guarda uno schema di quante pipeline ci sono - ha detto il 31 dicembre ad una manifestazione nello Iowa - L'opposizione all'oleodotto è solo per assecondare gli ambientalisti radicali che non vogliono la produzione di energia, che non vogliono farci bruciare più carbone. Ha a che fare con un'ideologia, una religione a sé stante che viene spinta sull'opinione pubblica americana».

Santorum e gli ambientalisti non si piacciono proprio: l'integralista religioso è un acceso estimatore del gas shale e del fracking e spesso nei suoi primitivi ma infiammati discorsi sottolinea: «sapete cosa è il Marcellus Shale?" E' la più grande riserva di gas naturale mai trovata nella storia del Paese, il secondo più grande giacimento di gas naturale del mondo! E' in Pennsylvania, e noi stiamo trivellando, baby, trivellando. Da tutte le parti». Santorum ha nell'armadio uno gigantesco scheletro energetico ed un bel conflitto di interessi: è un consulente ben pagato della Consol Energy, una grande azienda che si occupa proprio di gas shale e fracking, ma era organico alle multinazionali dei combustibili fossili molto tempo prima di aver ottenuto l'incarico.

Di fronte a questo triste spettacolo che potrebbe diventare un concreto pericolo (non solo per gli americani) ad organizzazioni come Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, non resta altro che appoggiare il presidente Obama. Sierra Club ha avviato una campagna per ringraziare Obama della posizione contro le sabbie bituminose e per sollecitarlo a continuare a dire di no all'oleodotto Keystone XL anche nel 2012.

«Nonostante la campagna di disinformazione di massa lanciata recentemente dalle Big Oil e dei loro amici al Congresso, sia il Dipartimento di Stato che il presidente Obama hanno detto chiaramente che 60 giorni non sono abbastanza tempo per condurre le indagini necessarie per salvaguardare la salute umana e dell'ambiente contro i pericoli posti da questo progetto - dice Sierra Club - Vogliamo ringraziarlo per aver continuato a resistere alla pericolosa agenda delle Big Oil. Con il suo aiuto, possiamo finalmente mettere fine alla Keystone XL nel 2012».

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