[09/01/2012] News

La polizia indiana coinvolta nei "safari umani" nelle isole Andamane

Il quotidiano britannico The Observer ha pubblicato il 7 gennaio un'inchiesta "Andaman Islands tribe threatened by lure of mass tourism" che porta le prove della denunce di Survival International e di alcune Ong locali (riportate da greenreport.it) sui "safari umani" organizzati nelle Isole Andamane, un territorio dell'India, che rischiano di mettere a rischio l'etnia Jarawa a causa delle malattie, predazione sessuale e sfruttamento da parte di gruppi di turisti che penetrano nella loro foresta attraverso una strada realizzata illegalmente.

I "safari umani" alla ricerca dei "primitivi" Jareava sarebbero organizzati, a suon di "bustarelle" da uomini della polizia indiana.

Survival International ricorda di aver denunciato per prima lo scandalo nel 2010: «Riguarda turisti che utilizzano una strada aperta illegalmente per entrare nella riserva della tribù degli Jarawa. Le compagnie turistiche e i conducenti dei taxi "attirano" gli indigeni con biscotti e dolciumi» e nel 2010 Survival sottolineava: «Il territorio dei Jarawa è attraversato da una superstrada illegale che porta al suo interno turisti, cacciatori di frodo e coloni. Survival continua a sollecitare il governo indiano a chiudere immediatamente la strada e a impedire che estranei sconfinino nella terra della tribù».

L'Observer pubblica un video (vedi sotto) che mostra alcune ragazze e donne jarawa, a seno nudo, che vengono obbligate a danzare per i turisti da un poliziotto, che pare abbia accettato una "bustarella" di circa 240 euro per far entrare i turisti illegalmente nel territorio e che ricorda alle imbarazzate jarawa: «Ti ho dato da mangiare», cioè un sacchetto di grano. Un turista aveva già descritto così la sua esperienza a Survival: «Il viaggio nella riserva tribale era come un vero e proprio safari: stavamo nel mezzo della foresta tropicale in attesa di vedere gli animali selvaggi, ovvero, per essere specifici, i Jarawa».

Survival spiega che «Nelle ultime settimane l'amministrazione delle Isole ha rinnovato l'ordine di chiusura della strada, nota come Andaman Trunk Road. Contemporaneamente, però, ha anche rivelato per la prima volta il progetto di aprire una via di comunicazione alternativa lungo la costa per aggirare gran parte della riserva indigena. Da tempo Survival International sollecita i turisti a boicottare la strada che, stando agli ordini della Corte Suprema dell'India, dovrebbe essere già chiusa dal 2002».

L'Ong che difende i diritti dei popoli tribali in collaborazione con Search, un'associazione locale, distribuisce volantini ai turisti in arrivo all'aeroporto delle Andamane, per informarli dei rischi che l'utilizzo della strada comporta per la tribù. I primi jarawa sono usciti dalla foresta solo nel 1998.
Stephen Corry, direttore generale di Survival International, è sempre più arrabbiato con le autorità indiane: «Questa storia puzza di colonialismo e dei disgustosi e degradanti "zoo umani" del passato. È evidente che l'atteggiamento di alcuni individui verso i popoli tribali non è cambiato di una virgola. Gli Jarawa non sono animali da circo costretti a ballare su richiesta».

I jarawa sarebbero in tutto 403, si tratta, a differenza di altre bellicose tribù isolate di questo remoto territorio insulare occupato dall'India, di esseri umani fiduciosi, innocenti, che vivono in una riserva di 1.021 km2 nella jungla nel sud delle Andamane, e che sono d estremamente vulnerabili allo sfruttamento di un turismo crescente in quello che è considerato uno degli ultimi paradisi del mondo.

L'Observer rivela che le malattie portate dall'esterno stanno già colpendo la tribù e che i turisti trattano i jarawa come veri e propri animali lanciando loro banane e biscotti e snack lungo la strada. Ma i Jarawa sono sempre più assediati nella loro foresta da coloni indiani e turisti e dai commercianti alla ricerca di "artigianato" della tribù da rivendere a caro prezzo. I jarawa hanno cominciato a morire per malattie come il morbillo e la parotite e anche la malaria, alla quale prima sembravano immuni.

Denis Giles, editore dell'Andamane Cronichle, ha detto all'Observer che sono soprattutto i più giovani della tribù ad uscire dalla jungla, affascinati dagli estranei ed attratti da quello che offrono, ma che «Via via che invecchiano, perdono interesse, rendendosi conto che il mondo esterno non è per loro. Credo che un bel giorno i Jarawa dovranno uscire e mescolarsi con gli altri. Non possono stare nella foresta per sempre. Sono consapevoli che esiste un mondo fuori dalla foresta. Ma non dovrebbe essere uno shock culturale per loro, devono scegliere il ritmo con cui lo faranno».

Gli antropologi pensano che i Jarawa siano i discendenti dei primi esseri umani che uscirono fuori dall'Africa. La loro è una vita semplice: gli uomini cacciano maiali selvatici e tartarughe con archi e frecce, le donne raccolgono frutta e miele. Non hanno dei e quando le persone muoiono vengono lasciate sotto un albero fino a quando rimane solo lo scheletro, poi gli individui della tribù si adornano con le loro ossa perché portano fortuna durante la caccia.

«La Convivenza forzata sarebbe un genocidio totale per loro - spiega Justin Anstice, a capo della Indagine antropologica dell'India a Port Blair - La sensazione è che il nucleo più interno non voglia avere interazioni con l'esterno».

La tribù viene spinta proprio da chi dovrebbe proteggerla. la polizia, a contatti sempre più stretti con i turisti e gli altri isolani indiani. «credono che la polizia li protegga - dice Giles - ma la realtà è che la polizia li utilizza. La polizia ha insegnato ai Jarawa a mendicare, i poliziotti prendono i soldi che raccolgono e in cambio danno loro tabacco, che non hanno mai utilizzato prima, e cibo. La possibilità di abuso è evidente, ci sono stati casi in cui le donne Jarawa hanno dato alla luce bambini con padri stranieri, I bambini non sono accettati dalla tribù e vengono uccisi».

Nel tentativo di ridurre il contatto, le autorità indiane hanno ridotto il numero dei convogli autorizzati ad attraversare la riserva ad 8 al giorno, ma non si chiudono completamente la strada perché ormai troppe persone vivono con il "safari umani".

Diversi politici locali dicono che cercare di mantenere le culture dei popoli tribali è semplicemente una perdita di tempo e denaro, ma in molti vogliono evitare ai jarawa il destino dei Great Andamanese, che una volta vivevano nei dintorni del capoluogo Port Blair: da 10.000 che erano nel XVIII secolo, sono rapidamente calati a 50 individui, fino a scomparire dalla storia.

Ajai Saxena, segretario dell'Andaman ddim Janjati vikas samiti, l'amministrazione che si occupa del benessere delle tribù delle isole, ammette gli abusi di alcuni poliziotti sui jarawa e dice: «Sono esseri umani e sono un'etnia che guarda a noi, sono ad un bivio e non siamo sicuri di cosa ci sia nelle loro menti»

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