[09/01/2012] News

Squali ibridi, global warming e ricerca scientifica

Un nostro lettore ci scrive: «Nel comunicato stampa ufficiale dell'università del Queensland (http://www.uq.edu.au/news/index.html?article=24232) non c'è nessun riferimento ai cambiamenti climatici o al global warming. La ricercatrice interpellata ha parlato di eventuale possibilità di adattamento a cambiamenti ambientali, confermando di non aver mai fatto le affermazioni contenute nel lancio dell'Afp. In quella porzione di oceano le temperature sono aumentate di 0,45°C negli ultimi 35 anni, con un rateo di 0,135°C per decade. Nell'ultima decade non sono affatto aumentate. Gli squali pinna nera vivono 8-12 anni, l'ibridazione è quindi probabilmente recente e i cambiamenti avvenuti (tra l'altro non recenti) non sembrano aver nulla a che vedere con il clima e/o il riscaldamento globale. Non è quindi chiaro perché si sia voluto condire la notizia con queste informazioni, forse sarebbe opportuno fare una rettifica. Guido Guidi www.climatemonitor.it»

Ringraziamo il signor Guidi per la puntuale segnalazione e facciamo notare che il titolo dell'articolo di greenreport.it  "Evoluzione al lavoro: primo ibrido di squalo nelle acque dell'Australia. Verso una nuova specie in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici?" conteneva già un interrogativo.

Va anche detto che, se è vero che l'università del Queensland non ha fatto proprie le conclusioni alle quali sarebbe arrivata l'Afp, la stessa agenzia ha tratto queste conclusioni da un'intervista  con  un altro dei ricercatori, Colin Simpfendorfer, del Fishing and Fisheries Research Centre  della James Cook University, che ha collaborato e continuano a collaborare con  Jess Morgan che ha detto: «Significa che il pinna nero australiano  potrebbe essersi adattato  per garantire la sua sopravvivenza mentre le temperature del mare cambiano a causa del riscaldamento globale», come riportano diversi giornali, come   "The Asian Age" (World-first hybrid shark found off Australia).

D'altronde lo stesso Jess Morgani, al quale nessuno ci pare abbia fatto fare l'equazione ibridazione-global warming fatta invece da  Simpfendorfer, dice «Se si ibrida con la specie più comune, può effettivamente spostare il suo areale più a sud, nelle acque più fredde, quindi l'effetto di questa ibridazione è l'espansione del suo  range, il che permette ad una specie limitata ai tropici di trasferirsi in acque temperate».

Non ci pare che  Jennifer Ovenden, l'esperta di genetica che collabora col team di ricerca e le cui dichiarazioni sono contenute nel comunicato della Queensland università citato dal nostri lettore, smentisca questo, infatti dice: «Ibridi selvatici sono generalmente difficili da trovare, mentre trovare ibridi e la loro prole è straordinario. Trovare 57 ibridi in 2000 km di coste è senza precedenti. L'ibridazione potrebbe permettere agli squali di adattarsi ai cambiamenti ambientali, dato che il più piccolo pinna nera australiano attualmente preferisce le acque tropicali nel nord. Mentre i grandi pinna nera comuni sono più abbondanti nelle acque subtropicali e temperate lungo il litorale del sud-est australiano».

Come dice Simpfendorfer nello stesso comunicato citato dal signor Guidi, «i risultati di questa ricerca dimostrano che abbiamo ancora molto da imparare su questi importanti predatori oceanici» e questo è proprio il bello della  ricerca scientifica: lavorare insieme, magari partendo da ipotesi non coincidenti, dibattendo su global warming e/o cambiamenti ambientali, per capire sperimentalmente quali sia l'ipotesi giusta e quali siano le cause di questo nuovo fenomeno dell'evoluzione.  

Torna all'archivio