[04/01/2012] News

Cina: «No a sanzioni unilaterali Usa contro l'Iran». Pechino non rinuncia al petrolio e al gas di Teheran

Oggi il portavoce del ministero degli esteri della Cina, Hong Lei, ha detto che Pechino si «Oppone a sanzioni unilaterali adottate dagli Stati Uniti d'America contro delle istituzioni finanziarie che cooperano con la Banca centrale dell'Iran. La Cina si oppone a che una legge nazionale prevalga sulle regole internazionali ed imponga delle sanzioni unilaterali ad altri Paesi. La Cina mantiene con l'Iran scambi economici, commerciali ed energetici normali, aperti e trasparenti che non violano le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu».

La Cina (ma anche il Pakistan e l'India) non può permettersi di rinunciare al gas ed al petrolio iraniani e le imprese statali cinesi, che fanno affari in Iran e con la sua Banca centrale, sono tante, probabilmente l'embargo resterà per i Paesi occidentali (con diversi distinguo e furbizie, comprese le solite all'italiana dell'Eni). L'80% circa delle importazioni cinesi dell'Iran sono idrocarburi ed il resto minerali e prodotti chimici.

Le nuove misure adottate il 31 dicembre dal Congresso Usa hanno ricevuto così un altro colpo e da uno dei Paesi del G5+1 (Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna, Usa e Germania) che avevano concordato il testo delle sanzioni all'Iran, accusato dalle 5 potenze nucleari militari di lavorare alla realizzazione di una bomba atomica. Già i russi non ci pensano nemmeno ad ubbidire al diktat di Barack Obama che vuole congelare gli averi di tutte le istituzioni finanziarie straniere che commerciano con la Banca centrale iraniana nel settore petrolifero, ma il no della Cina potrebbe aprire grossi problemi a qualche banca statunitense molto "partecipata" da istituzioni finanziarie cinesi che non hanno masi smesso di fare affari petroliferi con l'Iran.

Intanto continua il tormentone delle esercitazioni "Velayat-90" della Marina militare iraniana nel Golfo Persico: in un'intervista all'agenzia ufficiale Irna il capo di Stato maggiore della marina iraniana, il generale Hassan Firouzabadi, ha detto che «Le potenze mondiali sono rimaste disorientate dopo aver assistito allo sviluppo del settore difensivo della Repubblica Islamica. L'Occidente cerca di imporre una propria cultura al mondo secondo la quale solo i poteri egemonici possono e hanno diritto di avere successo in tutti i settori mentre gli altri Paesi meritano solamente risultati modesti. L'Occidente è insoddisfatto del fatto che l'Iran stia usando la propria forza militare non solo per difendere la propria nazione, ma anche per sostenere l'intero mondo islamico e le nazioni musulmane».

Gli iraniani che dovevano essere isolati (e che forse guardiamo con un atteggiamento di indifferenza e ripulsa non condiviso in diversi Paesi del mondo) sembrano godersi il loro ruolo di nuovi campioni dell'antimperialismo, forti di appoggi palesi come quello di russi e cinesi e di matrimoni di interessi con altri Paesi emergenti. Il ministro della difesa iraniano, Ahmad Vahidi, incurante delle minacce di sanzioni, ha lanciato dal sito web della televisione di Stato iraniana nuovo avvertimento agli Usa: «faremo tutto il possibile per preservare la sicurezza dello Stretto di Hormuz all'ingresso nel Golfo Persico. La presenza di forze esterne non porta a nessun risultato, ma crea solo turbolenze, e' una presenza dannosa e indesiderata».

Una risposta al capo ufficio stampa del Pentagono, George Little, che aveva annunciato che le navi da guerra e le portaerei statunitensi continueranno a rimanere nel Golfo Persico, nonostante l'Iran chieda alle truppe straniere di lasciare l'area.

Ieri il generale Ataollah Salehi, Capo di Stato Maggiore dell'esercito iraniano, aveva chiesto che la portaerei americana Uss John C. Stennis non tornasse nel Golfo Persico, ma la richiesta è rivolta anche ad altri, come i francesi che vorrebbero piazzare una loro base navale proprio di fronte all'Iran, negli Emirati arabi uniti, o alla vecchia potenza coloniale britannica che non ha mai cessato di essere presente nell'area del Golfo Persico.

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