[03/01/2012] News

Marea nera del Golfo del Messico, Bp chiede i danni ad Halliburton

Spot greenwashing e battaglia legale per non pagare

La Bp ha chiesto i danni all'Halliburton, il suo fornitore di cemento per il campo petrolifero offshore di Macondo, nel Golfo del Messico, dove nel 2010 è esplosa e naufragata la piattaforma Deeepwater, Horizon, causando il più grande disastro ambientale della storia degli Usa.

La Bp ha già pagato più di 21 miliardi di dollari in bonifiche e risarcimenti a persone, imprese e amministrazioni locali danneggiati dalla marea nera e la multinazionale britannica dice di aver accantonato più di 40 miliardi per coprire i costi relativi al disastro della Deepwater Horizon.

Ecco le cifre che si possono leggere sul sito della BP: Impegno per contribuire al recupero dell'economia: 20 miliardi dollari di fondi accantonati per le rivendicazioni economiche e il ripristino delle risorse naturali; 7,4 miliardi dollari di pagamenti per i crediti privati, aziendali e governativi; 179 milioni dollari di finanziamenti agli Stati del Golfo per la promozione turistica; 82 milioni dollari pagati o impegnati per il marketing ed i controlli sui frutti di mare. Impegno a sostenere il ripristino ambientale e la ricerca indipendente: Un miliardo di dollari l'importo impegnato presto per progetti di ripristino; 56,2 milioni dollari per i primi 8 progetti proposti di ripristino rapido; 500 milioni di dollari in fondi impegnati per la ricerca scientifica indipendente per oltre 10 anni; 164 milioni di dollari già assegnati per la ricerca indipendente.

Cifre che Don Haycraft, avvocato della Bp, ha presentato ieri alla Corte federale di New Orleans lamentando «L'ammontare dei costi e delle spese sostenuti dalla Bp per ripulire e bonificare la fuoriuscita di petrolio, la perdita di profitti da e/o diminuzione di valore del Macondo prospect e tutti gli altri costi e danni subiti dalla Bp relativi all'incidente della Deepwater Horizon ed alla conseguente fuoriuscita di petrolio».

Bp ed Halliburton hanno da subito, quando i corpi degli 11 lavoratori uccisi erano ancora caldi, reciprocamente accusato i loro tecnici di aver commesso la catena di errori che ha fatto esplodere la piattaforma al largo delle coste della Louisiana nel 2010.

La Bp è la concessionaria del giacimento di Macondo e l'Halliburton forniva beni e servizi per il progetto di trivellazione offshore in acque profonde, insieme devono far fronte a più di 500 azioni legali da parte di proprietari di immobili, imprese e governi statali della Gulf Coast che chiedono miliardi di dollari di danni per la marea nera. La Corte federale di New Orleans dovrà esaminare tutto questo in un'unica causa che dovrebbe iniziare a febbraio, per determinare la responsabilità del disastro petrolifero.

L'Halliburton, una grande impresa Usa con sede a Houston, dice che il suo contratto con la Bp per la fornitura di cemento la rende estranea a tutte le richieste di risarcimento di danni, anche se le indagini dicono che i suoi dipendenti sono corresponsabili del disastro.

La BP ora accusa la Halliburton di «Colpa grave» ed Haycraft è convinto che la cattiva condotta degli americani «Sarà sufficiente per eliminare ogni obbligo di risarcimento danni di qualsiasi genere», la Halliburton risponde con un pacco di documenti che accusano i dipendenti della Bp di aver causato l'esplosione sulla piattaforma, tanto che il portavoce dell'azienda, Beverly Stafford, ha detto: «Halliburton ritiene di essere totalmente indenne dalle accuse della Bp per eventuali perdite risultanti dall'incidente di Macondo e dalle eventuali sanzioni derivanti dalle violazioni».

Ma gli imputati nel processo (Re Oil Spill by the Oil Rig Deepwater Horizon in the Gulf of Mexico on April 20, 2010, MDL-2179, U.S. District Court, Eastern District of Louisiana - New Orleans). sono anche altri: la multinazionale svizzera Transocean, proprietaria della Deepwater Horizon, la Cameron International, produttore delle attrezzature utilizzate per la prevenzione degli sversamenti, l'Anadarko Petroleum che possedeva il 25% delle licenze di prospezione di Macondo, e la Moex Offshore LLC di Mitsui & Co, proprietaria di una quota del 10% del pozzo esploso.

Cameron, Anadarko, Mitsui e la Weatherford, produttrice del float collar utilizzato nel pozzo, hanno raggiunto accordi transattivi con la Bp, la Transocean ed Halliburton no.

Il 16 Dicembre 2011 la Bp ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la Cameron International, progettista e costruttore del Deepwater Horizon blowout preventer, per risolvere tutti i crediti tra le aziende legati alla marea nera della Deepwater Horizon, specificando che questo «E' nel loro interesse comune e l'accordo non è una ammissione di responsabilità da entrambe le parti». La Cameron pagherà alla Bp 250 milioni di dollari che entreranno a far parte del fondo da 20 miliardi dollari per gli indennizzi.

Bob Dudley, amministratore delegato del Bp group, ha spiegato che «Cameron è la quarta azienda ad accordarsi con la BP per contribuire agli sforzi economici e di ripristino ambientale nel Golfo. Purtroppo, altre società continuano a rifiutare di accettare la responsabilità per il loro ruolo nell'incidente e di contribuire agli sforzi di ripristino».

Intanto, mentre cerca di non pagare i danni avviando quelle che sembrano lunghe e costose liti legali con i corresponsabili del disastro, la Bp il 26 dicembre ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria televisiva in tutti gli Usa «Per aggiornare il popolo americano sui progressi compiuti per ripulire e ripristinare la regione della Glf Coast in seguito all'incidente della Deepwater Horizon».

Lo spot (che potete vedere a fondo pagina) dice che le bonifiche nel Golfo stanno per essere completate e che è pronta la prima serie di progetti di recupero: «Abbiamo assunto un impegno non solo per ripristinare il Golfo, ma anche per mantenere il popolo americano informato su questo sforzo - ha detto Geoff Morrell, vice presidente di Bp America e responsabile per la comunicazione - Abbiamo fatto passi significativi negli ultimi anni e riteniamo che sia un buon momento per fornire una relazione sullo stato dei progressi alla nazione».

La nuova campagna di greenwashing fa seguito alla contestatissima "Voices of BP", avviata dalla multinazionale subito dopo il disastro della Deepwater Horizon, e si chiama "Voices of the Gulf". La campagna pubblicitaria punta al rilancio del turismo nel Golfo del Messico, mostrando quanto sia brava e munifica la Bp e che i turisti sono tornati a fare il bagno nel Golfo del Messico, grazie alle bonifiche già fatte.

La BP sta espandendo questa nuova campagna pubblicitaria anche a social media come YouTube, Facebook e Twitter con l'aggiunta di contenuti personalizzati.

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