[02/01/2012] News

Non mettere tutte le uova nello stesso paniere, o i cavalli di Przewalski nello stesso pascolo

PlolsOne pubblica la ricerca "The Danger of Having All Your Eggs in One Basket-Winter Crash of the Re-Introduced Przewalski's Horses in the Mongolian Gobi" nella quale un team di ricercatori austriaci, mongoli e svizzeri esaminano come i grandi mammiferi re-introdotti in ambienti difficili e imprevedibili siano vulnerabili agli eventi meteorologici estremi, soprattutto in tempi di cambiamento climatico globale.

«Il Gobi mongolo ospita numerosi grandi ungulati rari, tra i quali il cavallo di Przewalski (Equus ferus przewalskii) e l'asino selvatico asiatico (Equus hemionus), ma anche una millenaria cultura di pastorizia semi-nomade - spiegano i ricercatori su PlosOne - Il Gobi è soggetto a grandi variazioni ambientali inter-annuale, ma l'inverno 2009/2010 è stato particolarmente severo. Milioni di capi di bestiame sono morti e la popolazione di cavalli di Przewalski nel Gobi è crollata. Abbiamo utilizzato statistiche "spatially explicit" di perdita del bestiame, dati ranger survey e telemetria Gps per fornire indicazioni sugli effetti di un evento climatico catastrofico sulle due specie simpatriche di equidi selvatici e della popolazione del bestiame, alla luce delle loro diverse strategie di utilizzo dello spazio».

Anche se gli inverni nel deserto del Gobi sono lunghi e molto freddi, quello del 2009/2010 è stato terribile, scetenando quello che i mongoli chiamano "dzud": sono morti milioni di capi di bestiame e la popolazione re-introdotta dei cavalli selvatici Przewalski è stata decimata. Petra Kaczensky e Chris Walzer del Forschungsinstitut für Wildtierkunde und Ökologie (Fewi) della Veterinärmedizinischen Universität di Vienna, che hanno guidato il team di ricerca, sottolineano che «In Mongolia, condizioni meteorologiche estreme, siccità seguite da inverni freddi e nevosi, si verificano a intervalli irregolari. Tuttavia, il dzud del 2009/10 è stato l'inverno più estremo che la Mongolia ha sperimentato negli ultimi 50 anni. 15 delle 21 province della Mongolia sono state dichiarate zone disastrate si ritiene siano morti oltre 7,8 milioni di bestiame, il 17% dello stock nazionale. I pastori all'interno e nei dintorni della Great Gobi B Strictly Protected Area hanno perso in media il 67% del loro bestiame».

L'altezza della neve variava a livello locale, con conseguenti perdite di capi di bestiame che seguivano un gradiente est-ovest. I pastori avevano scarse possibilità di sfuggire, data che la competizione per i pascoli invernali a disposizione era elevata. I cavalli di Przewalski utilizzano tre diverse aree in inverno, due a est e una ad ovest. Le perdite medie sono state del 60%, ma differivano enormemente tra oriente e occidente.

«L'utilizzo dello spazio da parte dei cavalli di Przewalski è stato estremamente conservatore, dato che i branchi non tentano di avventurarsi oltre i loro areali conosciuti. Gli asini selvatici sembrano aver subito poche perdite, spostando verso ovest il loro range. Questi animali vagano su aree molto più grandi dei cavalli di Przewalski e non si limitano a particolari aree di svernamento».

Il dzud catastrofico 2009/2010 ha fornito un esempio da manuale di quanto siano vulnerabili le piccole popolazioni che sono spazialmente confinate in un ambiente soggetto a fluttuazioni ambientali e catastrofi. Questo evidenzia la necessità di una pianificazione dei disastri da parte dei pastori locali, più siti di re-introduzione con popolazioni spazialmente disperse per i cavalli di Przewalski re-introdotti e un approccio a livello territoriale che vada oltre i confini delle aree protette, per permettere i movimenti migratori o il nomadismo degli asini selvatici asiatici».

I cavalli di Przewalski sono stati re-introdotti in Mongolia dal 1992 ed ora ci sono popolazioni selvatiche nell'Hustai National Park, nella Mongolia centrale, e nella Great Gobi B Strictly Protected Area (Spa) nel sud-ovest della Mongolia. A causa della sua particolare posizione, ai margini del bacino del Dzungarian, circondato da alte montagne, la Geat Gobi B Spa è stata colpita da fortissime nevicate nell'inverno 2009/2010, la maggior parte delle quali provenienti da ovest, «Si monti Altai, al margine orientale della Gran Gobi B Spa, si è caricata una grande quantità di neve - spiega il Fiwi - con un conseguente forte gradiente est-ovest nell'altezza della neve. La neve alta ha fortemente compresso gli animali e reso loro difficile accedere alla vegetazione sotto la neve».

La Kaczensky, la principale autrice della ricerca pubblicata su PLoS, dice che «Gli asini selvatici erano ovviamente in grado di sfuggiere più velocemente al peggio del dzud, spostandosi verso ovest. I movimenti sulle lunghe distanze e gli spostamenti nell'areale evidenziano quanto sia importante per la gestione delle specie migratorie o nomadi a livello territoriale, incluso nelle aree multi-uso al di fuori delle aree protette. Le frammentazioni dei loro habitat ridurranno la loro flessibilità e possono facilmente portare ad un "crash" della popolazione locale, come quello visto per i cavalli del Przewalski».

L'effetto disastroso del dzud è dovuto soprattutto alle piccole dimensioni ed all'areale limitato dell'attuale popolazione del cavallo di Przewalski. «Una popolazione di grandi dimensioni ed estesa sarebbe molto più robusta. Dato che potrebbe ridurre al minimo l'estinzione di popolazioni locali attraverso la ri-colonizzazione», spiega la ricerca.

La Kaczensky conclude: «Il disastroso inverno ha davvero messo in evidenza quanto sia pericoloso avere tutte le nostre uova nello stesso paniere, o in questo caso tutti i cavalli in un unico pascolo. La strategia nazionale per la conservazione del cavallo di Przewalski in Mongolia dovrebbero continuare a puntare alla reintroduzione in più siti, con popolazioni spazialmente disperse. Sarebbe ideale che i siti cooperassero strettamente e, se necessario, anche con uno scambio di animali a livello nazionale così come su una scala internazionale. Tali misure sono già state avviate in Mongolia e la recente retrocessione del cavallo di Przewalski nella Lista rossa Iucn da"'in pericolo critico" a "in pericolo" dimostra che questa strategia sta pagando».

Purtroppo non è fattibile, sia tecnicamente che finanziariamente, allevare e reintrodurre tutte le specie in via di estinzione, come è stato fatto per il cavallo del Przewalski e Chris Walzer spiega: «Le strategie più promettenti riguardano misure tempestive, scientificamente fondate per ridurre le minacce alla fauna ed alla flora. Queste possono includere l'istituzione di aree protette, ma è anche importante mantenere spazi naturali e strutture che costituiscano territori "multi-purpose" permeabili per la fauna selvatica, in modo che le specie selvatiche con ampi areali possano spostarsi, come tendono a fare gli asini asiatici».

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