[29/12/2011] News

I buoni propositi del governo Monti per l'anno nuovo: che sia la volta buona per la greeneconomy italiana?

Sono tre i principali binari lungo i quali hanno intenzione di muovere il premier Monti e la sua squadra di ministri per l'attesa "fase due" del loro operato: quella che, dopo il cosiddetto "decreto salva Italia", dovrebbe indirizzare l'Italia verso riforme che evitino una spirale recessiva già imboccata, e che la recente manovra - senza ulteriori provvedimenti - non potrebbe far altro che peggiorare.

Ruotano attorno ai pacchetti delle infrastrutture, delle liberalizzazioni e uno dedicato al binomio giustizia-economia, con in cantiere anche le riforme del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Il tutto accompagnato da un'accurata spending review dei conti pubblici, perché se le riforme sono necessarie, i borsoni dello Stato sono stretti come non mai e si punta, più che a trovare nuove risorse, a riequilibrare quelle disponibili, in team con idee come quella del ministro dello Sviluppo, che intende raccoglierne di fresche per la costruzione di opere pubbliche per mezzo del coinvolgimento dei privati, tramite il project financing.

In questo fine anno il governo si trova già proiettato ad affrontare le sfide che caratterizzeranno l'ormai prossimo 2012. Un convincente piano di sviluppo sarà probabilmente la carta migliore che l'Italia potrà giocarsi sul terreno internazionale ed europeo in particolare, sia solleticare nuovamente la fiducia perduta degli investitori, sia per poter negoziare con i partner europei da una posizione rafforzata, con l'obiettivo di scardinare l'asse Merkozy, fino ad ora monopolista politico nell'Unione.

Sebbene vengano ancora spesso confusi tra loro i termini "sviluppo" e "crescita" - tanto da far affermare ad Antonio Polito, sul Corriere della Sera, che ‹‹solo la crescita economica può migliorare la vita materiale degli esseri umani›› - il governo Monti mostra un interesse deciso al rilancio dell'economia italiana tramite il vettore della greeneconomy.

‹‹Un capitolo corposo sarà quello dedicato al sostegno alle imprese che varerà Corrado Passera, ma con provvedimenti "concertati" con l'Ambiente, che sarà protagonista in tema di crescita›› - riporta infatti oggi il Sole 24 Ore.
Un segnale di netta discontinuità, dunque, rispetto al modus operandi del precedente esecutivo, col ministero dell'Ambiente non più confinato (almeno nelle intenzioni) nel ruolo di Cenerentola, ma diretto a comporre un solido tandem insieme al dicastero dello Sviluppo economico: un connubio indispensabile per dirigere con efficacia una qualsiasi conversione sostenibile dell'industria e dell'economia italiana.

Scardinando l'equazione semplicistica che solitamente eguaglia la greeneconomy con la sola promozione e diffusione dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (dimenticandosi così l'altra gamba che regge la sostenibilità della sfera economica, quella che guarda ai flussi di materia), le idee in cantiere aprono una prospettiva di organica e generale riorganizzazione del programma economico del sistema-Italia.

‹‹Da un lato, infatti, il ministero dello Sviluppo economico - come riporta ancora il Sole 24 Ore - studia un programma per favorire la chimica "pulita", il settore del riciclo e l'utilizzo efficiente delle materie prime, comprese quelle "secondarie", e i combustibili alternativi nell'automotive. Dall'altro l'esecutivo, nei prossimi mesi, potrebbe impegnarsi in una più complessiva riforma in senso ecologico del sistema fiscale››.

Il che si tradurrebbe in una ridefinizione delle basi imponibili: dal gettito proveniente dal lavoro e dal valore aggiunto a quello derivante dalla tassazione dell'inquinamento prodotto. A caldeggiare una simile iniziativa è anche Bankitalia, che suggerisce come un mutamento in tal senso del sistema fiscale costituirebbe un'alternativa "interessante" rispetto ai sussidi per le energie rinnovabili.

Si tratterebbe, quindi, di una decisa linea d'intervento atta a conciliare le scarse risorse pubbliche al momento movimentabili con l'esigenza di rilanciare il tessuto produttivo italiano all'interno di una politica industriale che tenga finalmente e seriamente conto dell'economia come sistema aperto, e dalla profonda incidenza sull'ecosistema, sfruttando i meccanismi proposti da un'economia di mercato per favorire l'industria del riciclo (che a sua volta si basa su di una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti) scoraggiare l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili in luogo di quelle fossili.

Aspettando che prenda seriamente il via un dibattito sul tema, così da poter migliorare le storture inevitabilmente presenti (come la persistente assenza di un Piano energetico nazionale), non rimane che vigilare affinché il nuovo anno non si porti via, insieme al vecchio, anche quei buoni propositi del governo Monti in materia di politica industriale.

 

 

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