[28/12/2011] News

Gas: pace fatta tra Russia e Turchia. Ma le alternative potrebbero passare da Ucraina, Iran ed Asia centrale

L'amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, e il ministro turco delle risorse naturali, Taner Yildiz, hanno raggiunto un accordo sulle principali condizioni per le forniture di gas russo alla Turchia nel 2012. Un comunicato di Gazprom spiega che «Le parti hanno definito le principali condizioni commerciali ed i volumi di esportazione del gas russo verso la Turchia».

Miller e Yildiz «hanno convenuto di ampliare la cooperazione a medio e lungo termine».

I russi sembrano essersi impauriti dopo che il 26 dicembre il primo ministro (filorusso) della Repubblica autonoma ucraina della Crimea Anatoli Moguilev, aveva rivelato che «L'Ucraina sta esaminando insieme ai dirigenti turchi diversi itinerari di invio di idrocarburi verso l'Europa, compreso un progetto di gasdotto che attraversa il Mar Nero. Questo gasdotto potrebbe passare dalla Crimea o da Odessa. La distanza tra la Turchia e l'Ucraina attraverso il fondo del mare è di solo 200 miglia nautiche».

Il gasdotto, una nuova e pericolosissima alternativa al South Stream russo che punta a evitare il passaggio dall'Ucraina, metterebbe insieme sia il governo di Kiev, che contesta il prezzo del gas russo e cerca nuove risorse, soprattutto in Iran, che le proteste di Ankara (a quanto pare rientrate) per le pretese di Gazprom.

Moguilevè uno bene informato, visto che il 22 e 23 dicembre aveva accompagnato il presidente ucraino Viktor Ianukovich nella sua visita in Turchia, ed ha anche detto ai giornalisti che «Le due parti hanno studiato la possibilità di inviare gas naturale liquefatto attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. I turchi sono ostili a questa idea che trovano pericolosa».

In effetti far passare condotte di Gnl attraverso un'area ad estremo rischio sismico, fortemente abitata e trafficata, non sembra il massimo della sicurezza... A fine settembre i turchi avevano chiesto a Gazprom di rivedere i prezzi del gas, altrimenti non avrebbero prolungato il contratto di fornitura.

Gazprom è in difficoltà per la crisi economica nell'Ue e si ritrova con eccedenze di gas che danno ai suoi altri clienti maggiore forza di contrattazione, nonostante i russi ribadiscano che i prezzi sono conformi ai contratti stipulati ed ancorati al prezzo del petrolio ed al mercato. Ma gli europei (sempre disposti a rispettare il sacro mercato quando gli serve) e i turchi non vogliono acquistare il gas ai prezzi imposti dalla speculazione sulle materie prime, soprattutto ora, in tempi di recessione, quando la stessa sopravvivenza di numerose industrie europee di pende dal prezzi dell'energia e quindi del gas.

L'eccesso di gas, complice anche il risparmio energetico, ha provocato questa specie di "rivolta gasiera" e i russi si sono trovati a fare i conti con concorrenti ed alternative imprevisti: il gas degli scisti che ha permesso agli Usa e al Canada di fare a meno del gas importato, con il gas del Medio Oriente che andava negli Usa che ora arriva in Europa.

Il monopolio russo non c'è più ed Europa, Turchia ed Ucraina (che sul passaggio del gas russo basa una buona parte della sua economia) fanno intendere di poter accedere a fonti alternative, a cominciare da quelle dell'Asia centrale e dell'Iran. Ma anche il gas norvegese per l'Ue è diventato meno caro di quello russo.

I russi sono preoccupati, ma pensano che l'Ue e la Turchia non potranno fare a meno del gas russo ed accusano la Turchia di rivendere il gas che acquista da Gazprom che chiedeva ad Ankara contratti che vietassero le esportazioni. Da parte sua la Turchia continua ad ostacolare il progetto South Stream, che dovrebbe passare anche nell'area del Mar Nero sotto la sua Zona economica esclusiva.

Ora le concessioni fatte alla Turchia potrebbero costituire per Gazprom un pericoloso precedente che altri Paesi potrebbero seguire . Però anche un esperto del mercato degli idrocarburi russo, Vitali Krioukov, quando è scoppiata la grana con la Turchia riconosceva che «Il sistema di tariffazione associate ai prezzi del petrolio è del tutto superato. L'associazione ai prodotti petroliferi era pertinente 30-40 anni fa, ma oggi il mondo è cambiato, il petrolio non è più in concorrenza diretta con il gas. Questi mercati sono dissociati».

Quanto sta succedendo sulle rive del Mar Nero dimostra che probabilmente le cose non cambieranno nel breve periodo ma anche che la Russia non può più trincerarsi dietro una rendita di posizione monopolista che non c'è più e mantenere contratti a lungo termine.

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