[23/12/2011] News

Il Parco dell'Appennino Lucano, Val d'Agri-Lagonegrese da 4 anni senza presidente, direttivo e comunità

I senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta hanno presentato un'interpellanza parlamentare al ministro dell'ambiente Corrado Clini per capire cosa sta succedendo all'ente parco nazionale dell'Appennino Lucano, Val d'Agri-Lagonegrese, istituito nel dicembre 2007, al termine di un lungo e complesso iter, e che è stato fortemente voluto dalle associazioni ambientaliste per sottrarre agli interessi delle compagnie petrolifere aree del territorio della Basilicata di grande pregio ambientale e naturalistico.

Nel territorio del Parco e in quello contiguo sono infatti attivi 38 pozzi petroliferi, il più grande giacimento petrolifero dell'Europa continentale, con una produzione di 294 di milioni di barili di petrolio equiavalenti di idrocarburi, con il centro olii di Viggiano che ha una potenzialità produttiva di 104.000 barili di olio al giorno.

Il Parco nazionale che esiste da 4 anni non ha mai avuto né un presidente, né un Consiglio direttivo, né la Comunità del Parco. Infatti, il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, chiese nel luglio 2008 un incontro con l'allora ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo per giungere all'intesa sul nome del presidente del Parco prevista dalla legge 394/91, ma il 24 ottobre 2008 il ministro ha nominato commissario straordinario dell'ente parco l'ingegner Domenico Totaro. Solo 4 giorni dopo, il 28 ottobre 2008, il presidente della Basilicata riceveva una nota del ministro dell'ambiente nella quale gli veniva richiesto di esprimere la formale intesa e e si proponevano tre nominativi su cui raggiungerla.

Il 3 novembre 2008 De Filippo inviava una nota di protesta alla Prestigiacomo lamentando la violazione di ogni elementare principio di collaborazione istituzionale e comunicando che la Regione intendeva agire in giudizio contro il provvedimento, per ripristinare il pieno rispetto della legalità e delle sue competenze e prerogative istituzionali;

Della Seta e Ferrante ricordano che «La Corte costituzionale ha già avuto modo di chiarire, con le sentenze n. 27 del 2004 e n. 351 del 1991, che non spetta allo Stato, e per esso al Ministro dell'ambiente, la nomina del commissario straordinario dell'Ente Parco nel caso in cui tale nomina avvenga senza che sia stato effettivamente, e non solo formalmente, avviato e proseguito il procedimento per raggiungere l'intesa per la nomina del presidente dello stesso Ente, risiedendo l'illegittimità della condotta dello Stato nel mancato avvio e sviluppo della procedura dell'intesa per la nomina del presidente, che esige, laddove occorra, lo svolgimento di reiterate trattative volte a superare, nel rispetto del principio di leale cooperazione tra Stato e Regione, le divergenze che ostacolino il raggiungimento di un accordo e che sole legittimano la nomina del commissario straordinario;» e che «Nel dicembre 2008 il Tribunale amministrativo regionale della Basilicata ha sospeso la nomina del commissario straordinario, accogliendo l'istanza cautelare promossa dalla Regione Basilicata, ritenendo che il Ministro non potesse nominare il commissario, non essendoci stato il tempo per perfezionare con la Regione Basilicata l'intesa che avrebbe dovuto portare alla scelta congiunta del Presidente del Parco».

Inoltre «il Consiglio di Stato ha successivamente emesso un'ordinanza con la quale veniva accolta l'interpretazione che la Regione Basilicata aveva dato, ribadendo l'ordinanza del Tar impeditiva della gestione in via commissariale dell'Ente Parco fino al 2 maggio 2009, nonché ritenendo contraria al decisum cautelare ogni iniziativa o misura del Ministero dell'ambiente rivolta a mantenere ferma la gestione commissariale, fermo restando l'obbligo di leale e seria intesa per la nomina del Presidente dell'ente; un ulteriore pronunciamento del Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero, ha annullato l'ordinanza del Tar Basilicata che bocciava la nomina del commissario straordinario su istanza di sospensione avanzata dalla Regione Basilicata, riconoscendo la correttezza delle procedure seguite dal ministero dell'ambiente per la nomina, nonché auspicando che entro giugno potesse essere trovata l'intesa per la nomina del Presidente del parco e solo in caso contrario il commissario Totaro sarebbe potuto ritornare nelle sue funzioni, ma dopo il 2 maggio».

Secondo i due senatori ecodem la situazione del Parco nazionale è critica: «Allo stato attuale risultano insufficienti le azioni di vigilanza, quelle sui monitoraggi ambientali e contro l'inquinamento da idrocarburi, mentre sono sempre più evidenti le interferenze dovute alle confliggenti attività industriali con il Parco nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese; nell'Ente Parco nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese il ruolo di direttore del parco viene esercitato da un facente funzione, nominato dal commissario straordinario, al quale mancano i requisiti previsti dalla legge n. 394 del 1991 per accedere alla professione di direttore di parco nazionale;alla precarietà delle figure apicali dell'Ente Parco nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese, corrisponde anche il mancato insediamento della comunità del parco da parte della Regione Basilicata, che contribuisce a rendere più fragile il ruolo, la funzione e la gestione dell'area protetta; non risultano atti o richieste da parte della Regione Basilicata per giungere alla nomina del presidente dell'Ente parco, né risultano, a questo riguardo, sollecitazioni da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare».

Per questo viene chiesto al ministro Clini: «Quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per superare l'attuale situazione, non più tollerabile e dannosa per il territorio del Parco nazionale, commissariato sin dal suo avvio per il veto incrociato, di Regione e Ministero dell'Ambiente sulla nomina del presidente del parco; quali siano i motivi del ritardo, dopo quattro anni dalla pubblicazione del decreto del Presidente della Repubblica che istituisce l'Ente Parco, e della mancata intesa per la designazione e la nomina del presidente del parco, ai sensi dell'art. 9, comma 3, della legge n. 394 del 1991; quali tempi ritenga necessari per insediare tutti gli organi dell'Ente Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese, attivando le procedure relative alla designazione e nomina del presidente e dei membri del consiglio direttivo, per garantire la piena trasparenza degli atti amministrativi commissariali, e la piena legittimità di azioni da condividere con il territorio; se non intenda avviare tutte le procedure previste dalla normativa vigente per trovare l'intesa con la Regione Basilicata al fine di dare al Parco nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese un presidente, il consiglio direttivo e gli altri organi previsti, ottemperando agli obblighi di legge e ponendo fine alla discrezionalità della gestione commissariale, che a giudizio degli interroganti dura da troppo tempo».

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