[23/12/2011] News

Troppo accumulo di nitrati nelle falde idriche. L'agricoltura intensiva insostenibile per la qualità dell'acqua

Un gruppo di ricercatori delle università britanniche di Bristol, Durham, Cranfield ha pubblicato su Water Resources Research lo studio " Nitrate pollution in intensively farmed regions: What are the prospects for sustaining high-quality groundwater?" nel quale evidenziano che «L'inquinamento diffuso delle acque sotterranee da sostanze nutrienti a causa dell'intensificazione agricola del XX secolo è stata una grande preoccupazione nel mondo sviluppato per diversi decenni».

Lo studio prende in considerazione il bacino del Tamigi, dove ad Hampton, una località subito a monte di Londra il monitoraggio della qualità dell'acqua e della presenza di nitrati è in atto da 140 anni, il più lungo periodo continuo di raccolta dati di tutto il mondo. Il che ha consentito ai ricercatori di caratterizzare i cambiamenti sia dell'utilizzo che della gestione del territorio su scala annuale.

L'approccio utilizzato combina due elementi: una stima del nitrato disponibile per lisciviazione provocata dall'uso e dalla gestione dei suoli e un algoritmo per determinare il nitrato filtrato attraverso le acque di superficie o sotterranee.

Prima dell'agricoltura intensiva, all'inizio della Seconda guerra Mondiale, il tasso medio di "ingresso" dei nitrati era di 50 kg/ha, mentre le concentrazioni nel fiume erano sta bili ad 1 - 2 mg/litro, con una notevole denitrificazione naturale. Dopo l'avvento dell'agricoltura intensiva,1nel bacino idrografico c'è stato un accumulo di 100 (± 40) kt N all'anno, circa il doppio del periodo precedente, che è andato a finire soprattutto nella falda idrica. Anche se il'infiltrazione di nitrati è calata dagli anni '70 fino ai primi anni 2000.

Secondo i ricercatori britannici tornare alle concentrazioni di nitrati del periodo pre-intensificazione «Richiederebbe massicce modifiche nel bacino, a livello di uso del suolo e di gestione, che potrebbero compromettere la sicurezza alimentare e ci vorrebbero decenni perché sia efficace. E soluzioni politiche devono adottare strategie di gestione a lungo termine come una priorità urgente».

Uno degli autori dello studio, Fred Worral del Dipartimento di scienze della terra dell'università di Durham, sottolinea che «Gli anni '60 e '70 hanno visto una graduale intensificazione della produzione di colture alimentari e un conseguente rilascio di nitrato dalla terra. Se si disperde l'input, si disperde l'output; se l'input è forte, l'output è forte. La falda idrica lo trasporta, non lo modifica. Il nitrato passa come un impulso».

Ci vuole tempo perché il nitrato raggiunga il fiume: le concentrazioni di nitrato nel Tamigi sono aumentate negli anni ‘40 e poi di nuovo 30 anni dopo e le loro analisi suggeriscono che il "salto" delle concentrazioni di nitrati del 1968-1972 sia dovuto alla risposta ritardata dalle acque sotterranee per l'aratura dei prati permanenti durante la seconda guerra mondiale.

Secondo Nicholas Howden, principale autore dello studio, del Dipartimento di ingegneria civile dell'università di Bristol, «Per equilibrare le esigenze dell'agricoltura e dell'acqua sotterranea potabile pulita è necessario capire fattori come i percorsi attraverso i quali il nitrato entra nelle riserve di acqua e quanto gli ci vuole per arrivarci, I nostri risultati suggeriscono che potrebbero volerci decenni per avere una riduzione delle concentrazioni di nitrato delle acque del fiume e di quelle sotterranee, in seguito a un cambiamento significativo delle pratiche di gestione della terra».

Tim Burt del Dipartimento di geografia dell'università di Durham, conclude: «E' facile fare i conti e c'è una fenomenale quantità di azoto che si sta accumulando da qualche parte nel bacino del Tamigi. Non sappiamo dove e non sappiamo in che forma, ma rappresenta un potenziale retaggio per molto tempo. Possono volerci decenni perché gli effetti del cambiamento dell'uso della terra filtrino attraverso il bacino del fiume e questo ha enormi implicazioni per le politiche di gestione dei fiumi». Lo studio potrebbe aiutare i gestori dell'acqua ed i pianificatori ad identificare le migliori pratiche che salvaguardino sia la produzione agricola che la qualità dell'acqua superficiale e di falda.

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