[23/12/2011] News

Tutti i rischi del supervirus

Causa rischio terrorismo, gli Stati Uniti chiedono di censurare i risultati di alcune ricerca sull'influenza aviaria, titolava nei giorni scorsi The New York Times un articolo ripreso dai media di tutto il mondo. Le notizie contenute in quell'articolo, in realtà, sono due.

La prima è che presso i laboratori dell'Erasmus Medical Center in Rotterdam, in Olanda, della University of Wisconsin di Madison, negli Stati Uniti, un virus (l'H5N1 dell'influenza aviaria) altamente letale (perché uccide molte delle persone che infetta),  ma poco contagioso (perché si trasferisce con difficoltà da uomo a uomo) è stato trasformato in un virus che (si presume) conserva intatta la sua pericolosità e aumenta enormemente la sua contagiosità. La trasformazione è stata ottenuta mediante una serie di mutazione genetiche che sembrano favorire la trasmissione del virus per via aerea (la sperimentazione è stata fatta su mammiferi). Gli studi sono stati finanziati dai National Institutes of Health, l'Agenzia federale degli Stati Uniti che coordina e, appunto, sovvenziona ricerche in campo biomedico. Lo scopo è imparare di più sul virus H5N1, sulle sue potenzialità mutanti - trasformandosi da poco contagioso in altamente contagioso - e di scatenare una pandemia devastante che, secondo molti epidemiologi, potrebbe essere devastante come e forse più della "spagnola" che nel corso della prima guerra mondiale uccise tra 40 e 100 milioni di persone.

La seconda notizia contenuta nell'articolo del New York Times riguarda, appunto, la comunicazione. Per la prima volta un comitato ufficiale, ancorché consultivo, degli Stati Uniti - il National Science Advisory Board for Biosecurity - ha chiesto alle due riviste scientifiche, Nature e Science, che si accingono a pubblicare i risultati delle due ricerche di censurare quelle parti che consentono di ripetere l'esperimento e di ottenere a piacimento il virus, altamente letale e altamente contagioso, ribattezzato dai media "supervirus".

Curiosamente (ma non troppo, per chi conosce le dinamiche della ricerca negli Usa e nel mondo), il National Science Advisory Board for Biosecurity è un comitato di esperti che afferisce agli stessi National Institutes of Health che hanno finanziato le ricerche. Nato dopo il 2001, dopo l'attentato alle Torri Gemelle e gli attentati all'antrace, quando la paura di nuovi attacchi, questa volta con armi biologiche, generò una diffusa richiesta di prevenzione. Alcuni paventarono il rischio che alcune ricerche di punta in ambito biomedico su agenti patogeni potesse regalare ai malintenzionati nuovi e potenti armi di distruzione di massa.  Il National Science Advisory Board for Biosecurity è nato col compito di sorvegliare quest'ambito del biorischio. 

Ora, per la prima volta, interviene per chiedere  un atto di autocensura controllato. Teme che se gruppi di terroristi entrano in possesso di informazioni utili, possano trasformare il virus H5N1 mutato in un'arma biologica devastante.

Vale la pena ricordare che quella della National Science Advisory Board for Biosecurity è solo una richiesta. Né il comitato né il governo degli Stati Uniti hanno alcuna possibilità legale di imporre la censura.

E vale la pena ricordare che le due riviste, Science e Nature, hanno detto in via del tutto eccezionale di essere disponibili a epurare dei dati sensibili gli articoli, se, tuttavia, si troverà il modo di far arrivare comunque le informazioni ai gruppi di esperti che in tutto il mondo studiano il virus H5N1.

L'insieme di queste notizie si espone ad alcune considerazioni, su cui la comunità scientifica, peraltro, sta già dibattendo.

Primo: è proprio necessario realizzare ricerche - come rendere altamente contagioso un virus letale - ad altissimo rischio? Non è un modo per mettere uno spirito malvagio nella bottiglia, rendendo possibile che qualcuno apra il tappo e lo faccia uscire? Molti sostengono che queste ricerche in cui il rischio è altissimo non andrebbero affatto effettuate. Altri sostengono che il rischio è molto localizzato e che comunque il beneficio - la possibilità di conoscere il nemico in un luogo confinato per attrezzarsi a combatterlo (per esempio con un vaccino) nel caso la natura lo proponga in campo aperto - è superiore al rischio. Altri ancora fanno notare che intorno a questi tipi di ricerche si muovono interessi molto potenti: militari (mettere a punto nuove armi biologiche) e industriali (mettere a punto vaccini per contrastare il virus). Naturalmente questo insieme di interessi agisce in ogni ambito della ricerca e, più in generale, delle attività umane. Per cui conviene analizzare e prendere decisioni caso per caso.

Secondo: è giusto chiedere un atto di censura in presenza di un rischio così grande? Ancora una volta, la risposta non è semplice. Da un lato c'è un valore fondante della ricerca scientifica: la sua completa trasparenza. Come ha scritto Paolo Rossi la scienza moderna è nata abbattendo il paradigma della segretezza e dandosi un imperativo categorico: comunicare tutto a tutti. Dall'altro c'è la necessità della sicurezza. L'umanità ha diritto di difendersi da rischi gravissimi. Occorre sempre trovare un equilibrio tra i principi della trasparenza e della sicurezza. E l'equilibrio va cercato non in astratto, ma caso per caso.

Terzo: se c'è un conflitto tra diritti e l'equilibrio va cercato nella prassi, allora occorre chiedersi se il consiglio del National Science Advisory Board for Biosecurity è praticabile ed è efficace. Una risposta definitiva, ammesso che esista, va ancora cercata. Tuttavia vale la pena ricordare due cose: a) la storia dimostra che ogni atto di autocensura in una comunità vasta è destinato a fallire. Prima o poi c'è sempre qualcuno che parla; b) chi decide quali sono gli esperti "affidabili" cui trasmettere i dati sensibili e quelli "non affidabili". La soluzione di una comunicazione parziale si espone all'arbitrio politico. E rischia di creare un precedente pericoloso per la libertà della ricerca e per l'universalità della scienza.

Quarto: il rischio che l'H5N1 mutato diventi un'arma di distruzione di massa è piuttosto remoto. Nessuno finora, per fortuna, è mai riuscito a usare in maniera efficace le armi biologiche come armi distruzione di massa. Perché la complessità con cui i patogeni operano in natura e superiore alla capacità di militari e terroristi di controllarle. Ci sono altri strumenti a portata di mano dei terroristi altrettanto efficace molto più controllabili. Insomma, secondo molti analisti il rischio bioterrorismo è piuttosto basso.

Quinto: è significativo e importante che la discussione intorno a simili questioni sia a sua volta trasparente e coinvolga il grande pubblico. Proprio perché in discussione sono alcuni diritti universali: il diritto alla sicurezza, il diritto alla libertà di ricerca; il diritto di accesso alle informazioni.

Sesto: nelle ultime ore sia Albert Osterhaus sia Yoshihiro Kawaoka, responsabili rispettivamente dei gruppi di ricerca sull'H5N1 dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam e  dell'University of Wisconsin di Madison, hanno accettato di pubblicare i loro articoli scientifici su Science e Nature privi dei "dati sensibili", come richiesto dal National Science Advisory Board for Biosecurity. Il principio della sicurezza sta prevalendo su quello della trasparenza.

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