[22/12/2011] News
Le Regioni devono adeguarsi agli standard minimi di tutela statale della guida Ispra
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Enpa, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e Wwf ed ha ordinato «La sospensione del calendario venatorio della Sardegna in tutte le parti impugnate, con un'ordinanza che ha un valore ampio e generale».
Secondo le 5 associazioni ambientaliste ed animaliste «Il calendario venatorio sardo era un concentrato di violazioni, sia della legge nazionale che del diritto comunitario. Sfidando la Corte Costituzionale, l'autorità scientifica nazionale e gli organismi europei, la Regione Sardegna ha impropriamente affermato di avere potestà sulla materia della tutela della fauna (che è invece in capo allo Stato e sopravanza la mera disciplina della caccia) e di poter interpretare a propria discrezione, se non addirittura ignorare, le regole tecniche e le norme vigenti. Basti pensare che il calendario è stato emanato in totale assenza del parere Ispra e che in esso sono state inserite misure come la caccia a merlo e allodola fino al 31 gennaio (un mese oltre il massimo consentito dalla legge nazionale) o il mancato rispetto del martedì come giorno di silenzio venatorio. Violazioni clamorose che hanno contribuito a determinare la bocciatura del calendario impugnato dalle associazioni di tutela ambientale».
La vera novità, con possibili ricadute su quello che è stato deciso anche in altre regioni, riguarda la Guida elaborata dall'Ispra dopo le modifiche comunitarie apportate alla legge sulla caccia 157/92, che indica come applicare correttamente le misure Ue e nazionali per garantire le tutele minime degli uccelli selvatici.
«Una Guida - spiegano Enpa, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e Wwf - che è stata mal interpretata dalle Regioni, come se fosse un semplice parere tecnico, laddove si tratta, come conferma l'accoglimento del ricorso da parte del Consiglio di Stato, di una stringente indicazione, ai sensi del nuovo articolo 1bis della legge 157/1992, di standard minimi statali che non possono essere disattesi, pena l'infrazione a misure essenziali del diritto comunitario come il divieto assoluto di caccia durante la migrazione preriproduttiva o la necessità di preservare specie in cattivo stato di conservazione».
Infatti le associazioni annunciano battaglia: «Ora in Sardegna la caccia si ferma, ma non si fermano le nostre azioni, che anzi si intensificheranno, a livello di Stato, Regioni e Unione europea, con l'obiettivo di cancellare gli eccessi che, a grave danno degli animali e della natura, caratterizzano la caccia in Italia».