[21/12/2011] News

Pił accesso a internet per gli italiani nel 2011, ma permangono forti squilibri nel suo utilizzo

Quanta tecnologia scorre nelle vene che percorrono lo Stivale? Un'analisi accurata in merito la offre il rapporto per l'anno 2011 "Cittadini e nuove tecnologie", redatto dall'Istat. Se il televisore, presente nel 96,3% delle famiglie italiane, consolida il proprio ruolo di totem ‹‹tra gli oggetti appartenenti alle nuove tecnologie per l'informazione e la comunicazione›› (con una percentuale in crescita, come nel caso dei cellulari, che si aggiudicano il secondo posto), ‹‹rispetto al 2010 cresce la quota di famiglie che nell'anno in corso possiede un personal computer (dal 57,6% al 58,8%), l'accesso a Internet (dal 52,4% al 54,5%) e una connessione a banda larga (dal 43,4% al 45,8%)››.

Per la precisione, il personal computer si conquista il 5° posto, seguito a ruota dall'accesso a internet e distaccando la connessione a banda larga, che figura all'8° posizione. Prestazioni che, nonostante i miglioramenti in corso, non ci esimono dallo sfigurare all'interno di un confronto con i nostri partner europei. Siamo al 24° posto  in graduatoria (su 27 disponibili) per la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 ed i 74 anni che possiede un accesso internet da casa a banda larga. Agli antipodi della Finlandia, che occupa il 4° posto in graduatoria con un tasso di penetrazione dell'81%, ed il diritto legale alla banda larga formalmente sancito da luglio 2010.

Sono dati che continuano a preoccupare, e non per un mancato narcisismo tecnologico, ma per le conseguenze che comportano nelle possibilità per gli italiani di affrontare le sfide (e cogliere le opportunità) che un mondo sempre più complesso porta con sé. L'informatizzazione, ad esempio, è sicuramente una via sulla quale puntare per accrescere la qualità e l'efficienza del settore terziario, ma senza un'adeguata alfabetizzazione digitale, anche le più buone intenzioni rimarranno sterili.

Oltretutto, anche all'interno dei magri risultati conseguiti sin'ora dall'Italia nella capillarizzazione di computer e banda larga, si presentano forti differenze dettate dalla demografia, dalla geografia e da fattori sociali. ‹‹I maggiori utilizzatori del personal computer e di Internet sono i giovani tra gli 11 e i 24 anni (rispettivamente, oltre l'82% e oltre il 78%); per le generazioni precedenti la quota di utenti decresce progressivamente e drasticamente in modo direttamente proporzionale all'età. Il rapporto con tali tecnologie si conferma significativamente diverso tra la popolazione maschile e femminile. Dichiara, infatti, di utilizzare il personal computer il 57,2% degli uomini, a fronte del 47,4% delle donne, e naviga in Internet il 56,6% degli uomini e il 46,7% delle donne. Va rilevato, comunque, che, fino ai 34 anni, le differenze di genere sono molto contenute e tra i ragazzi di 11 e 19 anni si registra un "sorpasso" femminile››.

Analogamente, sono confermati i cliché che vedono gli utilizzatori di computer concentrarsi nelle regioni del centro-nord, a discapito di sud e isole; in particolare, anche le dimensioni del comune di residenza influisce sui dati, con una differenza di quasi 10 punti percentuali tra gli internauti presenti nei comuni fino a 2000 abitanti (45,3%) e quelli che abitano nel centro o nella periferia dell'area metropolitana (che superano il 54%). In genere, poi, se il 92,3% degli studenti over15 dichiara di usare internet, nelle casalinghe la stessa percentuale precipita al 19,5%, e gratta il fondo con i ritirati dal lavoro (fermi al 14,7%). Solo il 9,4% delle famiglie composte da soli over65 possiede una connessione internet: dato che gli ultra sessantacinquenni rappresentano oggi circa il 20% dell'intera popolazione italiana, non è un dato trascurabile.

Per quanto riguarda le distanze sociali, in campo di tecnologie IT queste sono rimaste sostanzialmente stabili nell'ultimo anno, ‹‹anche se gli operai hanno fatto registrare incrementi percentuali leggermente superiori a quelli riscontrati tra dirigenti, imprenditori, liberi professionisti, e direttivi e quadri››. Un segnale incoraggiante, anche se ‹‹le famiglie che hanno un accesso limitato a dotazioni tecnologiche (senza considerare il televisore) sono quelle nelle quali il capofamiglia è un operaio o non è occupato. Se si confronta, ad esempio, la disponibilità di pc, di un accesso a Internet e di una connessione alla banda larga, nei nuclei in cui il capofamiglia è un operaio rispetto a quelli in cui è un dirigente, un imprenditore o un libero professionista, si riscontra un divario di circa 24 punti percentuali››.

Se ci si domanda perché così tante famiglie ancora non facciano uso del web, il rapporto Istat afferma che il 41,7% ‹‹dichiara di non possedere l'accesso a Internet perché non ha le competenze per utilizzarlo; il 26,7% considera Internet inutile e non interessante, il 12,7% non ha accesso a Internet da casa perché accede da un altro luogo, l'8,5% perché considera costosi gli strumenti necessari per connettersi e il 9,2% perché ritiene eccessivo il costo del collegamento››. Chi invece lo utilizza, negli ultimi tre mesi lo ha fatto ‹‹prevalentemente per spedire o ricevere e-mail (80,7%) e per cercare informazioni su merci e servizi (68,2%). Cresce rispetto al 2010 la quota di coloro che usano Internet per leggere news o giornali online (+7 punti percentuali, siamo adesso al 51%, ndr), per informarsi su merci e servizi (+5,4), avere informazioni sanitarie (+5)››.

Il lato informativo dell'utilizzo della rete assume un ruolo sempre più rilevante, con il 51% degli internauti che utilizza il web per leggere news o giornali online, ed il 53,8% che utilizza risorse di tipo wiki. Sempre circa il 50% dell'italico popolo del web, risulta un fruitore dei social network. Numeri che inducono a riflettere sull'altra ed importantissima faccia della medaglia dello stato della rete nel nostro Paese.

Prendendo ad esempio i dati che Google mette ogni anno a disposizione sulle ricerche più cliccate, in Italia (come nel resto dei Paesi, d'altronde), le prime posizioni sono saldamente in mano alle parole chiave più futili (sebbene al 5° posto appaia il termine "referendum", indice della grande attenzione suscitata dai quesiti referendari di inizio estate). Questo per dire che non basta rendere i cittadini in grado di fruire di un servizio, ma è necessario incentivare una presa di coscienza collettiva delle possibilità che questo offre.

Aumentare la penetrazione delle ICT è un'ottima cosa, ma lo sarebbe ancora di più se si riuscisse ad apprezzare e sfruttare in pieno la capacità di pervasività che queste presentano. Per il concetto stesso di sostenibilità, ancora purtroppo oscuro ai più nelle sue implicazioni più profonde, è vitale riuscire a navigare nelle acque della rete per invitare ad cambio nella cultura del Paese, ma perché tutto questo vada a buon fine, serve buona volontà dall'altra parte dello schermo, in connubio con la consapevolezza delle possibilità che lo strumento che si ha davanti offre, e che sarebbe bene sfruttare in pieno.

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