[20/12/2011] News

Crisi globale, rimedi globali?

Dall'andamento delle commodity si possono vedere molte cose. Tra queste, leggendo quanto scrive il Sole24Ore oggi, le prime avvisaglie dell'escalation della crisi. Finora nelle nostre analisi avevamo sottolineato che la recessione era principalmente delle economie occidentali. Ma qualcosa sta cambiando, in peggio. «Di fronte alla crisi europea e ai numerosi indizi di rallentamento delle economie emergenti - a cominciare dalla Cina, ago della bilancia per i mercati delle materie prime - gli analisti stanno diventando sempre più cauti nelle loro previsioni. A parte Goldman Sachs - che insiste nel prevedere un ritorno del 15% per le commodities nei prossimi 12 mesi - sono davvero in pochi a prospettare un recupero delle quotazioni nel breve periodo». Non solo, nel pezzo di Sissi Bellomo si legge che «c'è chi addirittura sta prefigurando un ciclo ribassista pluriennale, come Michael Aronstein, presidente di Marketfield Asset Management: "la gente sta appena cominciando a capire che le economie in via di sviluppo stanno frenando in modo piuttosto serio"».

I consumi del 2012 non promettono bene e solo poche materie prime, tra le quali oro e petrolio, sono in positivo nel 2011. Se l'economia mondiale rallenta, peggioreranno ancora le prospettive economiche europee già ridotte al lumicino. Gli investimenti che si vedono in giro riguardano principalmente l'energia, con lo shale gas in grande spolvero e il carbone che viene indicato, assieme al gas naturale, quale "nuova" frontiera per colmare il gap che lascerà il progressivo abbandono del nucleare.

Per l'economia ecologica tempi dunque durissimi, anche perché il rallentamento dell'economia potrebbe (è tutta teoria) ridurre le emissioni e i consumi di materia, ma se non c'è una ri-conversione dell'economia stessa secondo criteri di sostenibilità ambientale e sociale, non si va da nessuna parte.

L'ansia della crescita a tutti i costi creerà solo nuovi squilibri e più disoccupazione. Essendo però la crisi diventata oltre che sistemica pure globale, questo potrebbe però essere un vantaggio. E' ovviamente l'ottimismo della volontà, la volontà di credere che almeno di fronte a un possibile collasso mondiale (una sorta di mal comune) si possano trovare azioni globali di risposta. L'Europa franco-germanizzata si è visto dove sta portando. La scelta di non avviare manovre secondo la procedura comunitaria, non è la strada giusta. Ma qui serve un organo ancor più alto per disegnare un nuovo modello di sviluppo. Da tempo indichiamo l'Onu, se qualcuno ha un'idea migliore la proponga.

Ogni governo dovrà cedere un po' di sovranità, ma in nome di una causa secondo noi giusta e irrinunciabile: il miglioramento delle condizioni di vita di tutti. Che non si può più misurare sulla base di quanti beni materiali puoi permetterti, se il rovescio della medaglia è il depauperamento delle risorse del pianeta o beni comuni che dir si voglia. Che non si calcoli più quindi con il Pil, ma con un indicatore diverso che non preveda la crescita all'infinito ma scelga cosa può e deve crescere e che dunque adotti una contabilità ambientale per misurare almeno se la strada che si è scelto di seguire procede nella giusta direzione. Un modello economico, quindi, dove la finanza deve seguire regole precise che non permettano speculazioni sulla pelle della gente. E' uno strumento a servizio dell'uomo, non viceversa. Forse non esiste il migliore dei mondi possibili, di certo continuando così stiamo andando verso il peggiore.

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