[19/12/2011] News

Legambiente in difesa del trasporto pendolare su ferro: governo e regioni, stop ai tagli

Quasi tre milioni di cittadini italiani che hanno scelto un mezzo collettivo, poco inquinante, per recarsi sul luogo di lavoro o di studio, vedono anno dopo anno aumentare i disagi. Si tratta dei pendolari del trasporto su ferro, settore che continua a subire tagli, con dati da brivido per il 2011: meno 20% in Veneto, meno 13% nelle Marche, meno 12% in Liguria, meno 10% in Abruzzo e Campania. E la situazione non migliorerà nel 2012, spiega Legambiente: la manovra economica del Governo Monti ha infatti recuperato una parte del buco ereditato dal Governo Berlusconi nelle risorse per i treni pendolari, ma mancano ancora 400 milioni di euro per chiudere i bilanci 2011 e oltre 200 milioni per il 2012 se si vogliono garantire almeno i treni in circolazione. Intanto aumentano i prezzi dei biglietti: +23,4% in Lombardia, + 25% in Abruzzo, + 20% in Liguria.

«I tagli ai treni pendolari devono essere assolutamente fermati - ha sottolineato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente - non è possibile accettare che un servizio utilizzato ogni giorno da quasi 3 milioni di persone sia abbandonato al degrado e all'incuria. Chiediamo a Governo e Regioni di cambiare direzione e di guardare finalmente alle città come priorità per gli investimenti nelle infrastrutture, comprando treni e potenziando il servizio. E non si provi a rispondere che è una questione di risorse perché ogni anno si spendono diversi miliardi di Euro solo per soddisfare le richieste delle lobby delle grandi opere e dell'autotrasporto. Investire sui treni pendolari -ha aggiunto Zanchini- è la migliore risposta che si può dare ai cittadini e alle famiglie in un momento di crisi e alle città italiane oggi strette in una morsa di traffico e inquinamento». In effetti la questione è tutta politica, basta osservare i numeri. All'autotrasporto, dal 2000 ad oggi, sono arrivati 4 miliardi e 400 milioni di Euro e conferme si hanno anche col governo Monti dove si recupera un miliardo di euro all'anno per l'autotrasporto per rimborsare l'accisa sui carburanti, che sarà dunque pagata da tutti gli automobilisti. Per quanto riguarda le infrastrutture, i finanziamenti da parte dei Governi che si sono succeduti dal 2002 al 2011, hanno premiato per il 72,1% gli investimenti in strade e autostrade- informano dall'associazione ambientalista-. Le reti metropolitane hanno avuto appena il 15,4% degli stanziamenti per opere infrastrutturali, mentre la situazione più drammatica rimane quella delle ferrovie, con il solo 12,5% degli investimenti totali. In termini assoluti le infrastrutture stradali sfiorano la quota di 60 miliardi di euro, contro i 12,7 ed i 10 di metropolitane e ferrovie. Anche le Regioni, dove più dove meno hanno confermato questo trend: alle infrastrutture stradali a cui è stato destinato il 61% delle risorse. Questo quadro pone il nostro paese in una condizione arretrata a confronto con i partner più quotati europei, sia per quanto riguarda le infrastrutture di mobilità su ferro, sia per quanto riguarda la qualità del servizio, con un sistema di treni di serie C rispetto ai parametri di Bruxelles.

«Il tema del trasporto pendolare deve entrare nell'agenda delle politiche nazionali con l'obiettivo di vincere la sfida lanciata dall'Unione Europea al 2020 in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e uscita dalla crisi attraverso la green economy. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario dire No ai tagli e alle ulteriori riduzioni dei servizi» ha concluso Zanchini. E per dire No ai tagli, oggi si sono svolti numerosi blitz di protesta organizzati da Legambiente insieme ai pendolari, a Genova, Torino, Salerno, Reggio Calabria, Roma, Venezia Mestre, Spoleto, Piacenza, Milano e Pistoia. Tra le richieste di Legambiente l'istituzione di  un'Authority dei trasporti per creare le condizioni per cui si arrivi a gare per la gestione del servizio ferroviario in tutte le Regioni italiane, con ruoli chiari nel controllo degli investimenti e dell'offerta; l'attuazione di una carta dei diritti dei pendolari che fissi obiettivi di servizio, diritti dei cittadini utenti, condizioni minime di informazione, qualità, rimborso per disfunzioni e disagi. E infine spostare nei nodi urbani la voce maggioritaria della spesa per infrastrutture. «Almeno il 50% della spesa nazionale per le opere pubbliche deve andare alla realizzazione di nuove linee di metropolitane, del servizio ferroviario pendolare e di tram» hanno concluso da Legambiente.

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