[19/12/2011] News

Rivolta operaia nel cuore petrolifero del Kazakistan, trema il regime di Nazarbaiev

Dopo i violenti scontri tra manifestanti e polizia del regime a Janaozen, un grosso centro petrolifero del Kazakistan, con almeno 13 morti e 86 feriti, il governo del presidente Nursultan Nazarbaiev,  ha incaricato Alibek Bainechov, del Centro per il partenariato sociale, di negare alla rivolta ogni carattere sociale e di buttare sul terreno la solita accusa delle eterne satrapie asiatiche: il complotto orchestrato da forze desiderose di destabilizzare il Paese.

«Le rivendicazioni operaie sono state strumentalizzate da coloro che criticano il regime dall'estero» ha detto oggi Bainechov. La verità è che da mesi i lavoratori delle compagnie petrolifere manifestano a Janaozen contro i loro bassi salari, mentre la cricca familiare e tribale di Nazarbaiev, uno dei despoti amico di Silvio Berlusconi che al summit dell'Ocse in Kazakistan lo definì molto amato dal popolo perché aveva preso il 90% dei voti in elezioni anticipate senza avversari, naviga nell'oro prodotto dal petrolio e dal gas.

Il 16 dicembre,nel ventesimo anniversario dell'indipendenza del Kazakistan dopo la dissoluzione dell'Urss, i lavoratori hanno rotto l'incantesimo di un regime intoccabile, hanno preso d'assalto il palco delle manifestazioni ufficiali del regime ed hanno incendiato con la loro disperata rabbia 46 edifici, compresi  il municipio,  un hotel e la sede della compagnia Ozenmounaigazé, e molte auto. La polizia è intervenuta attuando un vero e proprio massacro che non ha nulla da invidiare a quelli in corso in Siria e in Egitto.

Il 17 dicembre il presidente Nazarbaiev è stato costretto a dichiarare lo stato di emergenza fino al 15 gennaio nella città e in suo soccorso è arrivato anche il presidente dell'Alleanza .

La présidente de l'Alleanza civica del Kazakhstan, Aigoul Solovieva, che ha accusato «Forze esterne al conflitto. A mio avviso si tratta di un'azione premeditata. Questo può essere legato ad una parte terza, che ha trasformato questo conflitto in scontro. L'effetto della folla ha fatto il resto».

Non si capisce, anche perché nessuno lo dice, quali sarebbero le forze esterne che minacciano un regime autoritario amico dei russi e che fa affari d'oro con gli occidentali e i cinesi che assecondano ogni bizzarria ed oliano generosamente il meccanismo della corruzione  della cricca familiare di Astana.

Quello che è vero e che più di mille operai disperati hanno partecipato agli scontri e che il regime si è impaurito, visto che Nazarbaiev ha ordinato l'istituzione di un gruppo d'inchiesta diretto dal ministro degli interni Kalmukhanbet Kassymov che sarebbe già a Janaozen «In vista di prendere le misure necessarie per mettere fine alle azioni criminali, identificare i colpevoli e ristabilire l'ordine pubblico nella città».

Il timore evidente è quello  che il musulmano Kazakistan subisca un contagio di tipo arabo e che, nonostante l'opposizione sia stata repressa e cooptata nel regime, sorga dal basso una rivoluzione dei poveri che spazzi via un regime che si ritiene eterno, tanto da realizzare nel deserto una capitale nuova di zecca per glorificare il padre della patria elogiato da Berlusconi per la sua democrazia.

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